Murdoch all'esame-Bernabè

Murdoch all'esame-Bernabè Nel week-end ha incontrato la Moratti e l'amministratore Murdoch all'esame-Bernabè Oggialcda le grandi strategie Telecom ROMA. Il telefono va incontro al televisore. La Telecom Italia, di cui da dodici giorni è amministratore delegato Franco Bernabè, è pronta al grande passo: l'alleanza con il re della tv, l'australiano Rupert Murdoch. Oggi il consiglio di amministrazione Telecom è chiamato a pronunciarsi sull'accordo destinato a far decollare quella che tutti chiamano la televisione del futuro: la piattaforma digitale, la struttura per le trasmissioni a pagamento via satellite e via cavo. Le previsioni della vigilia concordano sul fatto che la società guidata da Bernabè darà il via libera all'operazione. Anche 0 ministro delle comunicazioni Salvatore Cardinale appare convinto che l'intesa sia raggiunta: ha già dato istruzioni ad Alessandro Ovi, il suo rappresentante nel consiglio Telecom, di astenersi perché la decisione compete agli azionisti privati. E' evidente, quindi, che Cardinale dia per scontata una votazione oggi sulla piattaforma digitale e abbia scelto il ricorso all'astensione per sottolineare il suo dissenso ma evitando lo scontro. Anche ieri il ministro si è sbracciato per manifestare i suoi timori: «La letteratura che è fiorita intorno a Murdoch - ha dichiarato al Tg4 - ce lo presenta come un personaggio che mira a prendere tutto e predilige un regime di monopolio. Quando arriva lui gli altri sono costretti a cedere le armi». Dopo aver incontrato nel week end Murdoch a Londra e aver discusso con Letizia Moratti (presidente della sua filiale europea), Bernabè è in grado di sottoporre al consiglio le scelte sulla tv del futuro. Parallelamente la Rai lavora a un'intesa (possibile entro un mese) per una seconda piattaforma con la francese Canalplus che offre il 10% del 90% posseduto in Telepiù (prima tv a pagamento nata in Italia) e tratta con la Wind, nuovo gestore telefonico. Ma quale strategia presenterà Bernabè? E' possibile che oggi si delinei solo la cornice dell'intesa; potrebbe essere dato l'okay a una lettera d'intenti con percorso e tempi per perfezionare l'alleanza. Dovrebbe essere indicato il nome di un altro socio, la tv francese Tfl, lasciando aperta la porta ad altri partner. Si deve precisare soprattutto un punto: quante azioni Murdoch avrà nella Stream, la società oggi 100% Telecom che ha impostato la piattaforma digitale con pesanti oneri finanziari. Le indiscrezioni privilegiano l'ipotesi della rinuncia di Bernabè ad avere la maggioranza: il suo gruppo non sarebbe interessato a gestire direttamente la tv, ma a sfruttare la sua rete. Originariamente era previsto che la Telecom con- servasse il 51%, cedendo il 39% a Murdoch e il 10 a Tfl. La soluzione di cui ora si parla con insistenza lascia perplesso il sottosegretario alle comunicazioni Michele Lauria: «Murdoch avrebbe la maggioranza in una società, Canalplus in un'altra; c'è il rischio di avere in Italia due gestori della tv digitale con prevalenza dei soci stranie- ri e questo sarebbe difficile da digerire». Per impedire la costituzione di posizioni dominanti sono allo studio vari meccanismi: le regole per il decoder aperto (un solo apparecchio per la ricezione di qualsiasi tv a pagamento); il frazionamento dei diritti di trasmissione delle partite di calcio, l'elenco degli eventi non criptabili (cioè riservati alla tv gratuita). L'arrivo degli operatori stranieri è comunque fuori discussione. Lo puntualizza Lanfranco Turci, responsabile economico dei democratici di sinistra: «In termini di principio non c'è da scandalizzarsi per l'ingresso di Murdoch in Italia. E' un fatto non negativo che metterà in moto ulteriormente i soggetti italiani». E in effetti alcuni soggetti italiani, cioè la Fininvest di Silvio Berlusconi e il gruppo di Vittorio Cecchi Gori con Tmc, devono ancora chiarire le rispettive strategie. La Fininvest per ora dichiara di limitarsi a guardare; dispone già del 10% di Telepiù, ma è possibile che raggiunga Murdoch, suo tradizionale alleato. Più complicata la posizione di Cecchi Gori, per ora escluso dalle trattative. Ieri Telepiù ha annunciato un accordo per la trasmissione di film prodotti o distribuiti da lui, dal «Ciclone» a «Evita». Cecchi Gori incassa, ma rischia così di spogliarsi di pellicole che potrebbe utilizzare in blocco per un rapporto da posizioni di forza con altri operatori. Deve quindi scegliere, ma non è semplice: se pensa di sposare Telepiù rischia di trovare come partner la Rai con le sue potenti reti «terrestri» tradizionali e di avere poco spazio; se punta all'intesa con Murdoch porta in dote le sue reti terrestri ancora non capillari e pertanto dovrebbe impegnarsi a un grosso investimento per crescere. Roberto Ippolito I DIECI MAGGIORI AZIONISTI TELECOM 1. MINISTERO DEL TES0R0 5,17 2. BANCAD'UAUA 2,19 3. SSB (STATE STREET BANK) & CO. CUENT OMNIBUS-BOSTON 1,85 4. FINANZA & FUTURO FONDISPRIND SPA (FONDI) 1,2.1 5. BANKERS TRUST CO. JERSEY CITY - N.J. 1,00 6. IM1SIGECO S.I.M. 0,98 7. FONDIGEST S.PA (FONDI) 0,94 8. INA - ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI 0,91 9. ASSICURAZIONI GENERALI S.PA 0,90 10. ISTITUTO BANCARIO SAN PAOLO DI TORINO 0,81 (Il grassetto evidenzia i nomi di azionisti del nucleo stabile)

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