L'Europa degli affari parla tedesco

L'Europa degli affari parla tedesco L'Europa degli affari parla tedesco Breuer: siamo pronti a conquistare i mercati L'OFFENSIVA DEI GIGANTI UN blitz maturato in una quarantina di giorni, o anche meno, quello della Deutsche Bank. Per diventare la prima banca del mondo, almeno per attivo patrimoniale, bisogna essere in grado di mobilitare, in breve tempo la potenza di fuoco necessaria. Senza concessioni al sentimento, in Europa o fuori. Per la ..ima volta, infatti, il numero unti di un colosso tedesco si presenta all'opinione pubblica internazionale raccontando, senza pudori. .;ùe un acquisizione si tradurrà, ;;*uro b"\j\ e, in un taglio di 5500 posa d: lavoro, tra New York e Londra, all'interno della «colonia» BanKers Trust ma anche all'interni dell'onnipossente e orgogli osa casa madre. E, sempre p- r la primi volta, un protagonista di primo piano ell'ecoromia iec>sca come Rolf Breuer non ha difficoltà ad annunciare ai arcati finanziari mondiali che Deutsche Bank, il simbolo del capitalismo renano, venderà una pai te delle sue partecipazioni industriali per finanziare l'acquisizione americana: è troppo importante mantenere l'equilibrio economico, ovvero il rispetto dei parametri previsti dalla Bri di Basilea e, più ancora, il livello dei profitti graditi ai signori dei listini. Di qui la decisione di vendere, senza pietà, i «pacchetti non strategici» in mano alla banca di Francoforte. Un brivido, ad un certo punto della mattinata, ha così percorso i portafogli di mezza Europa. Solo in Italia, ad esempio, Deutsche Bank vuol dire, oltre ad una piattaforma bancaria tra le prime dieci del mercato, un pacchetto di titoli strategico in casa Fiat e una quota, poco sotto il 5%, in Comit che ha destato grandi preoccupazioni. E' questo genere di pacchetti che Breuer intende vendere? Probabilmente no, a giudicare dalla spiegazione del numero uno della banca tedesca. La realtà è che il colosso di Francoforte, in un momento cruciale per l'integrazione finanziaria ed industria- le dei rapporti tra le due sponde dell'Atlantico, ritiene che nessuno, o quasi, almeno sul fronte europeo, è oggi in grado di svolgere un ruolo finanziario di un certo livello. Salvo, ovviamente, la stessa Deutsche Bank. «Siamo una banca leader in Europa - ha spiegato Breuer - che dispone di una piattaforma senza eguali in America...». Altro che vendere quote di società italiane o di altre nazioni. Meglio attendere che queste multinazionali, che prima o poi dovranno confrontarsi sul mercato globale, passino attraverso la consulenza (e gli interessi) di Francoforte. E' qui che partners e eventuali avversari (magari la stessa Comit-Banca Roma...) si dovranno prima o poi confrontare. E la calata negli Usa, assicura il numero uno di Francoforte, non avrà riflessi sulla filosofia del gruppo. «Certo - ha ammesso - le culture bancarie sono diverse. Ma sia noi che Bankers Trust abbiamo come punto di partenza una relazione duratura orientata sul cliente e non sulla singola transazione». Tutto vero, ma ciò non toghe che quella di ieri, per il sistema bancario tedesco, ha il sapore di una virata «storica». Per la prima volta un colosso finanziario germanico, al pari di quanto avviene a Wall Street, ha giustificato un'operazione sulla base di sinergie e di tagli ai costi, prima fra tutti quello per il personale; sempre per la prima volta, una delle grandi banche nazionali tedesche ha dichiarato di esser pronta a liquidare in parte la cassaforte delle partecipazioni (cuore degli intrecci azionari su cui si regge il modello renano di capitalismo) per finanziare un'acquisizione che trova la sua giustificazione solo in base alla redditività (e non di altre considerazioni «strategiche»). Infine, Deutsche Bank si propone come modello per il vecchio continente, a caccia di un progetto di efficienza e redditività capace di contrastare l'egemonia della globalizzazione «made in Usa». E' una ricetta vincente? Per ora, è difficile dare una risposta. Ma è un fatto che l'ironia del caso ha voluto che lo sbarco di Deutsche Bank in America coincidesse con il matrimonio franco-tedesco nella farmaceutica (Hoechst-Rhone Poulenc), con l'integrazione tra privati nell'aeronautica (Bae-Dasa), con l'accordo elvetico-tedesco nelle materie prime (Viag-Alusuisse). Le banche, si sa, sono il motore dell'economia. E l'attivismo di herr Breuer (che ha assicurato che «già nei prossimi giorni vedrete che non trascuriamo l'Europa...») dimostra che l'economia del Vecchio Continente parla più che mai tedesco. Ugo Bertóne «Abbiamo culture diverse, ma il punto di partenza comune per noi è il cliente» Il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio

Persone citate: Antonio Fazio, Breuer, Poulenc, Rolf Breuer