Nuove cure per i detenuti con l'Aids di D. Dan.
Nuove cure per i detenuti con l'Aids Accordo tra i ministri Bindi e Diliberto: un migliaio i carcerati interessati Nuove cure per i detenuti con l'Aids «Sottoposti alle stesse terapie degli altri pazienti» ROMA. Un buon modo per celebrare la giornata mondiale dell'Aids: il ministro della Sanità, Rosy Bindi, e quello della Giustizia, Oliviero Diliberto, hanno firmato l'intesa che permetterà ai sieropositivi e ai malati di Aids detenuti di avere le stesse cure degli altri pazienti assistiti dal servizio sanitario nazionale. Una buona meta raggiunta: la tutela della salute dei carcerati, e la cancellazione di una intollerabile differenza tra chi poteva curarsi in ospedale e chi non poteva farlo, stando in cella. La convenzione prevede l'utilizzo dei nuovi farmaci antiretrovirali, tra i quali gli inibitori delle proteasi, e il ricorso a specifici accertamenti diagnostici, come la determinazione della carica virale, finora disponibili soltanto nei centri ospedalieri e universitari specializzati. La normativa potrebbe ri¬ guardare circa mille detenuti e la spesa complessiva si aggira sui 10 miliardi l'anno. Soddisfatta Rosy Bindi, che ha dimostrato di aver «tenuto fede all'impegno assunto fin dalla Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze di Napoli» e contenta di «celebrare la giornata contro l'Aids anche con questa firma». «Le convenzioni con le aziende sanitarie - ha detto Oliviero Diliberto - sono tuttavia soltanto un primo passo verso l'apertura del mondo penitenziario alla società. Intendo proseguire con altri interventi». E' quanto si augura, per esempio, l'Amapi, l'Associazione che raduna i medici penitenziari che da tempo si batte affinché i malati di Aids non debbano restare in carcere. «Gli effetti sconvolgenti e stressanti della detenzione dicono - si ripercuotono sul corredo immunologico con conseguenze devastanti sulla evoluzione della malattia». Giudizio positivo anche da parte della Lila, la Lega italiana per la lotta all'Aids. Il presidente, Vittorio Agnoletto, ritiene che la convenzione sia «un passo avanti, se non altro nella volontà politica». Ma mette in guardia sulle difficoltà di passaggio all'atto pratico, che comporterà, a suo dire, tempi molto lunghi. «In certi casi - sostiene - la terapia prevede la somministrazione di 25 pastiglie al giorno e riesce davvero difficile credere che questo possa essere fatto, agevolmente, in carcere. Perciò sarebbe importante arrivare alla legge, per ora soltanto un disegno, che prevede l'incompatibilità tra la condizione di malato di Aids e quella di carcerato, fatte salve le indicazioni che, a suo tempo, diede la Corte Costituzionale». [d. dan.]
Persone citate: Bindi, Diliberto, Oliviero Diliberto, Rosy Bindi, Vittorio Agnoletto
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