Sassi, in aula spunta il nome di un testimone di Piero Bottino
Sassi, in aula spunta il nome di un testimone Alessandria, ma l'uomo che potrebbe dare una svolta al processo: sono passati 2 anni, non ricordo Sassi, in aula spunta il nome di un testimone Paolo Furiarti la sera del delitto ero con un vicino di casa ALESSANDRIA. Dov'è Renato Monerò e soprattutto sa che la sua testimonianza potrebbe dare una svolta al processo per la morte di Maria Letizia Berdini, uccisa da un sasso lanciato dal cavalcavia della Cavallosa, vicino a Tortona? Nel già complicato processo in Assise a carico dei fratelli Paolo, Sandro, Franco e Gabriele Furlan, del cugino Paolo Bertocco, dell'allora fidanzata di Sandro, Loredana Vezzaro, e di Roberto Siringo, ieri è spuntato a sorpresa un nuovo tassello. Per la prima volta uno dei Furlan sotto accusa, Paolo, accettava di rispondere davanti alla giuria. Ed ha iniziato ricostruendo quel che aveva fatto la sera del lancio, venerdì 27 dicembre 1996: «Giunto sotto casa alle 19,15 mi sono fermato a conversare con un mio vicino, Renato Monerò, che ha poi cambiato casa, al quale non avevo ancora fatto gli auguri». Di Monerò non aveva mai parlato prima, potrebbe essere un superte¬ ste della difesa perché confermerebbe, dall'esterno, quello che mamma Furlan ha sempre sostenuto: «Quella sera i miei figli cenarono a casa, non potevano essere poco prima delle 20 al cavalcavia». Ma l'interessato, raggiunto per telefono, è colto alla sprovvista: «Che cosa ha detto? Che ha parlato con me? Ma io non mi ricordo, sono passati due anni. Eravamo cinque famiglie in quella scala, Paolo lo vedevo tutti i giorni, come faccio a dire se proprio quella sera ci siamo fermati a parlare? Ma che cos'ha nella testa quel ragazzo?». Già, che cos'ha nella testa Paolo Furlan? Un bel po' di confusione ma due anni sono passati anche per lui - a giudicare dai molti non ricordo opposti ieri alle domande e alle contestazioni di pubblica accusa e avvocati di parte civile. Primo punto: la ritrattazione su ciò che aveva fatto quel venerdì. Andò alla polizia la prima volta e disse: «Sono stato in palestra con un mio amico, Nicola Chiaromon- te». Poi però cambiò versione e l'ha ripetuta ieri: «Faccio il decoratore e con Chiaromonte ho dato il bianco in una casa vicino a Tortona. Abbiamo finito alle 18,15-18,30 (secondo Legè alle 18 in punto; ndr), siamo andati a prelevare la figlia del mio amico che lavora in un negozio di parrucchiera, poi mi hanno riportato a casa». Perché ha cambiato versione? «Avevo dimenticato l'impegno». E il pm: «Da tre mesi non lavorava, è stato lei a dirlo; anche in seguito è rimasto disoccupato, e ha scordato una circostanza così importante?». Secondo punto: l'auto dei «ragazzi di Pontecurtìne». Dice Paolo Furlan: «Domenica 29 passeggiavo con mio cugino Bertocco e lui mi fece notare dentro un bar due ragazze che, disse, erano del gruppo di quelli di Pontecurone (paesino vicino a Tortona; ndr) che, lui diceva, ave¬ vano lanciato i sassi». Ma perché loro? ((Avevano ima Y10 come quella che stavano cercando gli inquirenti». Bertocco sapeva già la domenica che si cercava una Y10? L'avvocato difensore, Guerra, ha tentato di spiegare - con im verbale non accettato perché non fu eseguita la registrazione audio - che Paolo non si riferiva a quella domenica, ma alla successiva. Terzo punto: i rapporti con i fra- telli. Emerge che ognuno si faceva i fatti propri, tanto che Sandro, sentito dalla polizia, rientrò a casa e disse a Paolo: «Guarda che cercano anche te», senza raccontargli che cosa avevano chiesto a lui. Ma due dei fratelli, Sandro e Gabriele, poi si erano accusati e l'avevano tirato in ballo: «C'era anche Paolo». Quindi avevano ritrattato tutto. E Paolo come si sentì: «Rimasi choccato è ovvio, mi arrabbiai. Poi mi chiesero perdono, mi dissero che li avevano costretti a dire così». Chi? «Cuva, gli inquirenti. Ancora oggi non riesco a capire perché mi abbiano accusato». Forse lo diranno loro stessi: domani, ad esempio, è in programma l'interrogatorio di Sandro Furlan. Si farà? I difensori decidono oggi: «Paolo, che ha sempre negato fin dall'inizio, tutto sommato ha superato bene le cinque ore di domande». Ma lui è considerato il più forte. Piero Bottino Molti i vuoti di memoria anche per l'imputato Messo in difficoltà da pm e avvocati Un momento dell'interrogatorio di Paolo Furlan, accusato di aver fatto parte della banda che lanciò sassi dal cavalcavia di Tortona A sinistra. Maria Letizia Berdini
Luoghi citati: Alessandria, Chiaromonte, Pontecurone, Tortona
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