I separatisti dei Québec verso uno nuovo Vittorio

I separatisti dei Québec verso uno nuovo Vittorio Elezioni in Canada, primi exit-poli I separatisti dei Québec verso uno nuovo Vittorio Ma il premier della regionefrancofona sembra aver rinunciato all'indipendenza WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I québecois sono a un passo dalla secessione? Lucien Bouchard, premier del Quebec e leader separatista del Parti des Québecois sembrava avviato ad una rielezione più facile del previsto ièri sera a poche ore dalla chiusura dei seggi nella vasta provincia francofona del Canada. E molti già si chiedevano fino a che punto i risultati delle elezioni avrebbero accelerato la corsa verso l'indipendenza de «La Belle province» - l'immensa regione grande quattro volte la Francia e un quarto del Canada che minaccia da decenni di staccarsi dal resto del Paese. Già nel referendum del 1995 i québecois respinsero di misura la separazione. E Bouchard disse allora che se fosse stato rieletto premier avrebbe convocato un altro referendum. Ma lo farà davvero? I sondaggi indicano che la gente è stufa di andare a votare - è andata alle urne sei volte in sei anni - e che non vedrebbe affatto di buon grado un altro gran consulto nazionale sulla questione dell'indipendenza. Lo stesso successo del Parti des Québecois di Bouchard, del resto, non poggia più tanto sulla questione del separatismo quanto sulla gestione del potere: un voto per il P.Q., dicono molti analisti politici, è soprattutto un voto per lo status quo, in cui la minaccia dell'indipendenza viene usata da Bouchard e i suoi per ottenere maggiori concessioni da Ottawa. Ufficialmente, la posizione del Parti Québecois rimane se-, paratista. Ma una grossa vittoria del partito nelle elezioni di ieri non si tradurrebbe inevitabilmente in una vittoria in un nuovo referendum sull'indipendenza del Quebec: molti elettori di Bouchard non sono affatto separatisti. E in un certo senso Bouchard ha già cominciato a far marcia indietro. Durante la campagna elettorale ha dichiarato ambiguamente che avrebbe convocato un referendum solo «in presenza delle condizioni vincenti». E non ha più parlato esplicitamente di separatismo, proponendo invece «una nuova forma di federalismo». Insomma, più il partito di Bouchard consolida il suo potere (ha già una cospicua maggioranza nell'assemblea, che dovrebbe aumentare con questo voto, almeno a giudicare dai sondaggi) e meno i proclami indipendentisti sono pronunciati. La forza di Bouchard, dicono a Montreal, è dovuta anche all'insuccesso del suo rivale, Jean Charest, il leader anti-separatista del Partito liberale. Charest, ex leader del Partito federale conservatore, doveva essere l'anti-Bouchard, l'uomo che avrebbe sconfitto i separatisti e rafforzato il federalismo governato da Ottawa. Ma non ce l'ha fatta: lui e il partito liberale hanno perso terreno in maniera consistente durante la campagna elettorale. Paradossalmente, il risultato cui Ottawa puntava con Charest - più federalismo e meno velleità separatiste sarà forse raggiunto lo stesso. Ma con la rielezione di Bouchard. [a. d. r.]

Luoghi citati: Canada, Francia, Montreal, Ottawa, Washington