Assad: Netanyahu, discutiamo la pace di Aldo Baquis

Assad: Netanyahu, discutiamo la pace Per un vertice Damasco chiede soltanto la disponibilità a lasciare le alture del Golan Assad: Netanyahu, discutiamo la pace Contatti segreti Siria-Israele TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO In mia serie di messaggi indiretti destinati al premier Benyamin Netanyahu, il presidente siriano Hafez Assad ha proposto di riprendere in tempi brevi i negoziati diretti sospesi trenta mesi fa a Wye Plantation (Maryland), allo scopo di discutere le modalità e i tempi di un ritiro totale israeliano dalle alture del Golan. Secondo la radio militare israeliana Assad - che in passato respinse le avances dei laboristi Yitzhak Rabin e Shimon Peres sarebbe perfino disposto a incontrare il ben più rigido Netanyahu, colui il quale nella propaganda elettorale del 1996 diceva che avrebbe offerto alla Siria non il Golan, bensì «la pace in cambio della pace». Per vedere faccia a faccia il presidente siriano, Netanyahu dovrebbe pagare «un biglietto di ingresso»: enunciare per la prima volta una disponibilità di massima a lasciare le strategiche alture. Al quotidiano «Haaretz» risulta inoltre che, una volta completato il ritiro dal Golan fin sulle sponde del lago di Tiberiade, Israele godrebbe finalmente della sicurezza non solo sul confine siriano ma anche sul confine libanese. La guerriglia sciita - è stato fatto comprendere agli israeliani da due emissari che di recente hanno fatto la spola fra Gerusalemme e Damasco - riporrebbe allora le armi e cesserebbe di rappresentare una minaccia per la Galilea. Netanyahu finora non conferma di aver ricevuto segnali di distensione da Damasco. «Siamo pronti a riprendere i negoziati, senza precondizioni», ha detto il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai. «Durante i colloqui saremo disposti a discutere di tutto e sono certo che troveremo una soluzione soddisfacente». Dietro,-le quinte qualcosa si muove. Lo dimostra una fitta serie di telefonate del ministro degli Esteri iraniano Kamal Kharazi con il suo omologo siriano Faruk a-Shara e con quello libanese, Fares Bouez. Kharazi ha inoltre convocato ieri nel suo ufficio il segretario generale degli Hezbollah, Hassan Nasrallah. Sempre ieri A-Shara ha dedicato ben tre ore a un colloquio con il deputato arabo-israeliano Azmi Bashara, giunto a Damasco in seguito a un invito ricevu- to pochi giorni fa. A-Shara si è mostrato molto interessato a conoscere gli umori dell'opinione pubblica israeliana in seguito ai ripetuti attacchi della guerriglia sciita in Libano che hanno provocato la settimana scorsa dolorose perdite all'esercito israeliano, e in particolare a valutare le intenzioni del governo Netanya¬ hu che è diviso fra quanti chiedono di adottare la mano pesante con il Libano e quanti invece prefigurano un ritiro, anche unilaterale. Al deputato israeliano A-Shara ha detto che fra Damasco e Gerusalemme non vi è alcuna «diplomazia segreta» e che un vertice Assad-Netanyahu non è nemmeno pensabile fintanto che Israele non si sia impegnato a un ritiro globale. Ha però confermato che per la Siria ha un carattere «strategico» la scelta della ricerca di una soluzione negoziata del conflitto e che in cambio di un ritiro totale - ossia sulle linee antecedenti la Guerra dei sei giorni (1967) essa offrirebbe a Israele una pie¬ na normalizzazione delle relazioni. «Una volta ripreso il negoziato - ha assicurato A-Shara potremo discutere di svariati argomenti». «A Damasco spira un'atmosfera più possibilista e aperta che in passato» ha concluso Bashara, senza rivelare se gli sia stato affidato un messaggio concreto per i dirigenti israeliani. Malgrado questo scambio di segnali a distanza - che vanno ad aggiungersi alle voci di colloqui segreti in Europa fra misteriosi emissari di Israele, Libano e Siria - lo scoglio principale non è stato ancora superato. Aldo Baquis Missione di un deputato arabo-israeliano in Siria Con l'accordo Hezbollah deporrebbe le armi Ieri si è votato per il Parlamento in Siria: nella foto, poster per la candidata Maha Kannout