«Processarlo? Un rischio terribile» di Maurizio Molinari

«Processarlo? Un rischio terribile» «Processarlo? Un rischio terribile» Frattini: allarme ritorsioni sul Giubileo IL TIMORI DEI SERVIZI Fi RANCO Frattini, presidente del Comitato parlamentare di controllo sm servizi, come interpreta la freddezza trovata da Dini a Mosca su Ocalan? «Non è una sorpresa. Dietro il caso Ocalan c'è Mosca». Perché ritiene che la regia della vicenda sia in Russia? «Primakov ha trasformato con abilità un ospite ingombrante in un'operazione di successo. Dopo esserselo preso, per aiutare la Siria, si è trovato davanti alle pressioni di Ankara. Prima ha tentato di mandarlo ad Atene, non riuscendoci ha messo in piedi l'arrivo in Italia». Con quali obiettivi? «Primo: liberarsi di un ospite indesiderato che lo esponeva al braccio di ferro con Ankara. Secondo: indebolire Italia e Turchia, i due alleati della Nato più impegnati nei Balcani, dove invece Mosca tira le file dell'asse serbo-russo-greco. Il ruolo dell'Italia in Albania e l'avvicinamento della Turchia all'Unione europea danno fastidio a Mosca. Ocalan ha causato fra i due Paesi un provvidenziale corto circuito che mette in difficoltà la strategia della Nato e rafforza la Russia. Terzo: consolidare la solidarietà fra comunisti italiani, russi e curdi secondo uno schema di vecchia data». Che giudizio dà in questo quadro di Ramon Mantovani? «Il deputato Ramon Mantovani si è prestato a nome di Rifondazione a una operazione politica di destabilizzazione del Paese da parte di uno Stato estero che perseguiva i propri interessi nazionali. Primakov da solo non avrebbe potuto portarci Ocalan: si è giovato di un canale aperto con tanto di ministro della Giustizia che continua a parlare di asilo». Il Comitato sui servizi sta per ascoltare il vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella. Cosa gli chiederete? «Fra le tante domande, ce n'è una in particolare: cosa successe nella notte fra il 12 e 13 novembre dopo l'arrivo di Ocalan a Fiumicino, dove era la Digos? Secondo quanto dichiarato da Lamberto Dini al vostro giornale, il Viminale la sera del 12 avvertì subito il presidente del Consiglio. In quelle ore si poteva giocare la partita del respingimento. Dalle parole di Dini emerge una ricostruzione delle 14 ore dall'arrivo di Ocalan all'annuncio dell arresto che presuppone la scelta politica di non respingerlo. Quando arriva una persona che non può essere rifugiato politico, che è colpito da mandato di arresto di uno Stato terzo e che ha un documento falso, perché non lo si respinge? Il buco di ben 14 ore si deve forse alla scelta di non accoglierlo. I turchi svelarono l'arresto, da Bonn, perché volevano far emergere i fatti». Sono molti comunque i sospetti sui servizi che «informati non hanno informato»... «Non si può imputare tutto ai servizi. Se l'informazione su Ocalan arrivò al governo, come dice D'Alema, il 16 ottobre, cosa ha fatto la diplomazia da allora? Qualcuno è forse andato a Mosca a chiedere cosa accadeva? Che cosa sappiamo sulla gestione di Ocalan da parte del Cremlino? Il caso Ocalan ò politico. Lo stesso Ocalan lo conferma quando dice di essere arrivato con l'accordo dell'Italia». Lei ha parlato di ((gravi rischi», che cosa intende? «Se Ocalan non verrà espulso il 22 dicembre, dopo diventerà inevitabile il processo, che comporta rischi terribili». Quali? «Il primo gesto di Ocalan, in Italia, è stato esplosivo: si è rivolto al Vaticano per svelare le sue verità sull'attentato al Papa, su Ali Agca e su Orai Celik. Una sfida ai suoi avversari, i Lupi Grigi. Vi immaginate un Ocalan che rivela a ruota libera in aula i retroscena dell'attentato al Papa alla vigilia del Giubileo? C'è chi valuta i rischi di ritorsioni violente dei Lupi Grigi e di uno scontro fra Pkk e estremisti turchi mentre fervono i preparativi del Duemila? Il governo capisce di che tipo di terrorismo stiamo parlando?». Il ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, afferma che i servizi ignoravano chi fosse Ocalan e che mancano perfino di traduttori di turco e curdo. Le risulta? «Il Sismi ha da poco scoperto di aver bisogno di traduttori di albanese. Non mi sorprende che non li abbia di turco e curdo. Sbaglia Scognamiglio sul resto: le relazioni testimoniano che si conosceva bene il Pkk». Maurizio Molinari «Vi immaginate un dibattimento con rivelazioni e retroscena su AliAgca?» Franco Frattini