QUEL DOLORE SENZA VOCE di Leonardo Zega
QUEL DOLORE SENZA VOCE QUEL DOLORE SENZA VOCE nuncia e l'urgenza di intervenire. Non più di un mese fa rispondendo a una lettrice di Famiglia Cristiana scrissi: «In un tempo non lontano le sofferenze dei piccoli erano sotto gli occhi di tutti, ma non venivano viste. A cominciare dalle softerenze fisiche, che pure sono le più evidenti (il bambino piange quando sta male, no?). In campo pediatrico, per esempio, non si faceva gran conto del dolore dei piccoli pazienti. Intervenire chirurgicamente senza anestesia su neonati, specie se prematuri, era pratica normale. Si pensava che i loro pianti fossero reazioni puramente fisiologiche, dal momento che non lasciavano tracce permanenti». Adesso, l'autorevole conferma. Eppure, a giro di posta, molti lettori reagirono: sorpresi i più, increduli altri, alcuni addirittura offesi. Un signore di Prato sorpreso si mostrò particolarmente indignato: «Egregio sacerdote», esordì, «mi permetta di dissentire profondamente dal suo articolo. Non ricordo il "tempo non lontano" in cui le sofferenze dei piccoli, pur essendo sotto gli occhi di tutti, non erano viste. Non le ricordo nemmeno in tempi più lontani. Eppure ho già 74 anni». Accolgo quindi con sollievo l'autocritica del mondo pediatrico e mi chiedo se «La Stampa» non possa dilatare la discussione sull'argomento. Anche le notizie «muoiono all'alba» se qualcuno non s'impegna, con testarda pazienza, a mantenerle deste finché non producano l'effetto sperato. Lo dobbiamo a tante famiglie che assistono spesso impotenti allo strazio dei loro piccoli che «non dovrebbero sentire il dolore». Non servono anche a questo, i giornali? Leonardo Zega
Luoghi citati: Prato
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