«Ho sempre pensato: Marta è viva»

«Ho sempre pensato: Marta è viva» «Ho sempre pensato: Marta è viva» «Ogni 4 agosto contavo gli anni della scomparsa» LA SORELLA CARLA PARMA DAL NOSTRO INVIATO «lo ho sempre pensato mia sorella viva. Lontana, ma viva. Lei non si immagina quante volte, in questi nove anni, i vicini, gli amici, ci hanno preso in giro. Ci dicevano "massi che lo sapete, dove sono finiti. Sono nei mari del Sud, a godersela. Mica come noi che siamo qui a lavorare". E anche noi ci scherzavamo un po' su, ma sempre con il pensiero fisso: perché non si fanno vivi? Adesso la voglia di scherzare è passata, a tutti». Carla è la sorella di Marta Chezzi Carretta. Vive con la sua famiglia a Torchio di Fontevivo, una decina di chilometri da Parma. E' una signora gentile, che si stringe in un golf nella sera gelata, affacciata alla finestra della cucina: «Non la faccio entrare, ma sa, non me la sen* o di parlare tanto». Però ci può raccontare come sono stati, questi anni. «11 nostro dolore si era come attenuato. Ci eravamo un po' abituati a quella storia. Loro via, chissà dove... E poi c'erano quelle notizie, ogni tanto. Avvistamenti. Ma sapevamo benissimo che non erano loro». Perché eravate così sicuri che non fossero loro? «Perché vedevamo quelle foto, e ogni volta capivamo che non era Marta, non era Giuseppe. Non li abbiamo mai riconosciuti». Poi sono uscite le foto di Ferdinando, da Londra. «Lui invece l'abbiamo riconosciuto subito. Era lui, non c'era possibilità di errore». E cosa avete pensato? «Il primo pensiero è stato: e gli altri dove sono? E Marta? E poi siamo rimasti impressionati da come lui viveva. Una specie di barbone, un povero. C'era qualcosa che non andava, ci siamo detti. Quando sono spariti, tutti e quattro, le ipotesi erano due: o li avevano ammazzati, oppure erano scappati con i soldi». Si riferisce alla storia dei fondi sottratti alla vetreria? «Sì. Anche se su Giuseppe noi ab¬ biamo sempre messo la mano sul fuoco, sia chiaro. Era una persona perbene, l'uomo di fiducia della sua ditta. Faceva persino l'amministratore del suo condominio, tutti si fidavano di lui. Quando abbiamo saputo che mio nipote Ferdinando era a Londra, e solo, la pista della fuga esotica è stata come cancellata. Abbiamo pensato che presto avremmo avuto delle brutte sorprese. E infatti è successo così». Quando avete saputo della confessione? «Questa mattina, dai mezzi di informazione, tanto per cambiare. In tutta questa storia non abbia- lilo mai avuto un contatto ufficiale. Che so, i carabinieri, i giudici... Mi creda, sapere queste cose così, dai telegiornali, dai giornalisti! è stata una cosa terribile». Cosa ha pensato dopo aver saputo che suo nipote era un assassino, e che aveva confessato? «Ho pensato: Ferdinando è impazzito. Chissà cosa gli è passato, in quella testaccia. Ma è sempre stato strano, quel ragazzo. Noi l'abbiamo sempre visto poco, Ferdinando. E sia Marta che il marito hanno sempre avuto una specie di pudore a parlare di lui in famiglia. Erano una coppia molto riservata. Anche di Nicola, l'altro mio nipote, sapevamo poco. Non sapevamo, ad esempio, che avesse avuto dei problemi di droga». Com'era, Ferdinando? «Noi pensavamo che fosse un tipo strano, che se ne stava sempre per conto suo, anche troppo. Non ci frequentavamo molto, cioè lui non veniva mai alle feste di fami¬ glia. Mio figlio, ad esempio, non lo conosce nemmeno. Ricordo che, quando è nato, Ferdinando venne al battesimo. Poi basta, mai più visto, due cugini che non si conoscevano. Con Marta e Giuseppe invece eravamo molto uniti. E anche Nicola, lo vedevamo spesso. Ma Ferdinando no, lui passava le giornate chiuso nella sua camera, non usciva praticamente di casa, non aveva una ragazza». Sua sorella è morta, suo cognato è morto, insieme a Nicola. Ma Ferdinando c'è. Vorrebbe rivederlo, vorrebbe domandargli qualcosa? «Ci ho pensato tutto il giorno, a questo. Credo che sarà molto imbarazzante rivedere Ferdinando. Ma sono anche curiosa di sapere perché lo ha fatto, e anche come ha fatto, a ucciderli. Vorrei sapere le modalità, ecco. Io ero rassegnata al fatto che fosse una storia chiusa, quella di mia sorella e dei suoi, scomparsi nel nulla. Un caso irrisolto, a cui però io ho sempre pensato. A Natale, nelle feste, negli anniversari di famiglia. Quando ci ritrovavamo con Adriana, che è l'altra nostra sorella. Mancava sempre Marta, però. E così è passato un anno, poi un altro. Poi mi sono accorta che il vero anniversario era diventato un altro». Quale? «Quello della scomparsa: 4 agosto. Ogni 4 agosto dicevo "ecco, oggi sono quattro anni, cinque anni, nove anni che sono spariti". Però io ho sempre pensato a Marta viva, magari felice. Ho sempre sperato di rivederla». Brunella Giovara «Non abbiamo mai avuto un contatto ufficiale Sapere tutto dai giornalisti è stato terribile»

Persone citate: Brunella Giovara, La Sorella Carla, Marta Chezzi, Torchio

Luoghi citati: Fontevivo, Londra, Parma