GOOD MORNING VIETNAM

GOOD MORNING VIETNAM GOOD MORNING VIETNAM Cronache di Street fighting da frequenze napalmizzate VAI, fantasma semovente tra fantasmi semoventi, nel traffico; la radio sputa elettriche impazzite, e quei due ti rigirano il coltello nelle mille piaghe del mattino, «svegliati Torino, i soldi sono finiti, non c'è più una lira, neanche per pagare le rate dell'auto, e se guardi chi non ha una casa, adesso, lo vedi più vicino, vero? E allora alzati Augusta, e comincia a correre». Questa roba si chiama «Good morning Vietnam», e loro sono Steve Morino e Freddi Giuliani. Ovviamente non si chiamano Steve Morino e Freddi Giuliani, ma va bene così, tanto non sono loro a fare la trasmissione. La facciamo noi, vivendo in questa città. Da due mesi Steve Morino e Freddi «Capitan Freedom» Giuliani, dalle frequenze napalmizzate di Radio Flash, urlano ogni giorno - dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 9,30, mai corretti, sempre sopra qualsiasi riga - angosce metropolitane e incubi quotidiani. Cinici ed ilari fino all'invettiva e allo sberleffo. Eccessivi, estremi. Dalla parte dei cattivi, che poi così i cattivi non sono mai. E' radio hardcore. Finora roba simile l'avevi sentita soltanto nei film tipo Punto Zero o I Guerrieri della Notte. Cronache di Street, fighting. Anche se non è la City of Angels, o New Jack City, ma una Torino vista con i microprocessori di Biade Runner. Dimenticate le solite rubrichette «sui giornali oggi», caffè chiacchiere e simpatia. Steve Morino e Freddi Giuliani s'immergono felici e rabbiosi nella città, raccontando storie di fratelli marocchini e sale massaggi della questura, pappa e spaccia, eroi pulp e politici pomposi. Storie dove tutti perdono, in un radiogame che non arriva mai all'ultima schermata. «T'è andata male, fratello, è un resettone!», e non importa che stiano parlando del rapinatore acchiappato, del politico inguaiato, del morto ammazzato, della multa in agguato. Tu guidi, fiutando l'imminente supplizio del lavoro, e ridi. Di te, e della città che ti ondeggia intorno. Al semaforo, il tizio nell'auto accanto ride. Pure lui. Anche se sa, come tu sai, che non c'è niente da ridere, né da capire. E' solo il nostro Vietnam privato, [g. fer.l

Luoghi citati: Torino, Vietnam