LA RESISTENTE VITA DI PARROCO di Giovanni Tesio

LA RESISTENTE VITA DI PARROCO LETTERATURA LA RESISTENTE VITA DI PARROCO Nulo Revelli mette a fuoco valori e gesta del «Prete giusto» LM ULTIMO titolo di Nuto ™ Revelli, «Il prete giusto», appena pubblicato da Einaudi (pp. 114, L. 18 mila), è una scheggia di quell'officina dell'oralità marginale a cui si collegano titoli memorabili dello scrittore cuneese come «Il mondo dei vinti» o «'L'anello forte». Questa volta a parlare è la voce di don Raimondo Viale (1907-1984), già figlio di una modesta famiglia di Limone Piemonte, seminarista a Cuneo, parroco a Borgo San Dalmazzo, antifascista bastonato e poi condannato a cinque anni di confino ad Agnone, in Molise, resistente «Vangelo alla mano», testimone di un mondo sconvolto, amico degli ebrei braccati e perseguitati, combattente per «la libertà e la dignità, i valori che più contano», prete scomodo sospeso «a divinis» («a me, a me che nonostante tutto credo nella Chiesa, in Gesù Cristo poi...»). Il libro è la storia di un'esistenza votata alla «resistenza» come carattere e atteggiamento mentale («E' nell'infanzia che ho imparato a resistere...»), il racconto drammatico della vita di un personaggio intenso e concreto, lontanissimo da ogni retorica, incapace di usare pa- role grosse o edificanti. La sobrietà con cui Revelli interviene a tagliare certi passaggi di una confessione assai più lunga del testo pubblicato è testimoniata dal titolo, che avrebbe potuto essere «Il vicario di Borgo», tenendo conto della fama con cui don Viale era conosciuto dalle sue parti. In realtà «Il prete giusto» - senza cedere in nulla alle suggestioni letterarie - restituisce al personaggio tutta la sua umana trasparenza. Giusto proprio perché resistente. Giusto perché evangelicamente aperto. Giusto perché nella primavera del 1980 viene riconosciuto dai «fratelli ebrei» come uno dei «Giusti di Israele». Uno dei momenti più intensi di un libro che fa molto pensare è il racconto della fucilazione dei partigiani catturati dai tedeschi il 27 aprile 1944 a Chiappi, nell'alta valle Grana (episodio già riportato da Revelli nel romanzo di quattro anni fa, «Il disperso di Marburg»). Orrore e dolore che parlano con tragica nitidezza da parole spoglie ed essenziali: «Dopo due ore, tanto è durato il massacro, non rimangono che i pali sforacchiati dalle pallottole, e le 13 bare». Giovanni Tesio au m Particolare da «Le vie del Signore» realizzato da Giuseppe Cara/li nel 1942

Persone citate: Einaudi, Gesù, Nuto ? Revelli, Raimondo Viale, Revelli, Viale

Luoghi citati: Agnone, Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Israele, Limone Piemonte, Molise