All'opera

All'opera Scrittori, magari librettisti All'opera SCRITTORI all'opera? C'è della malizia, in chi ha inventato questo titolo: è ora che si diano da fare pure loro, gli scansafatiche, vediamo se saranno capaci di mettersi all'opera, abituati come sono a non far niente... E c'è anche, s'intuisce, l'idea di un accostamento non banale, che costringa gli scrittori a uscire dalle loro tane per confrontarsi con una forma d'arte diversa. Nel senso comune, infatti, l'opera appartiene tutt'intera alla storia della musica, non certo a quella della letteratura, tant'è vero che un incontro intitolato «Musicisti all'opera» sembrerebbe una tautologia. Vale invece la pena di riflettere sul ruolo dello scrittore nella genesi e nella fortuna di ogni opera: sì, dello scrittore, perché i librettisti sono questo e non altro. Perfino le storie letterarie cominciano ad ammettere che il libretto d'opera, nel Sette e soprattutto nell'Ottocento, rappresenta un pezzo importante della letteratura italiana, in quanto espressione d'una comunità nazionale e dei suoi sentimenti profondi. L'opera lirica incarna, proprio per questo, un problema estetico di grandissima attualità: quello di un'opera d'arte che nasce dalla collaborazione di diversi artisti, e di cui nessuno può rivendicare la paternità t.utt'int.era ed esclusiva. Che è, poi, la condizione tipica di molte arti contemporanee, dal cinema alla canzone, anche se il pregiudizio romantico, che associa l'arte al genio creatore, è così forte che la coscienza collettiva rifiuta di registrare questa pluralità di apporti. Per tutti, I giardini di marzo, a una canzone di Battisti, e solo i pedanti aggiungono: e Mogol. Certo, il rapporto fra testo e musica può articolarsi in modi diversi, e se l'aspetto intellettualmente più eccitante nella produzione di un'opera lirica è proprio la collaborazione quotidiana fra musicista e librettista, in corsa contro il tempo e le pretese degli impresari, altre volte l'opera d'arte può nascere da accostamenti dell'ultimo momento. Paul McCartney ha pur raccontato che il testo originale di Yesterday suonava «Scrambled eggs/Oh my baby how I love your legs», e che solo più tardi questa rima a base di uova strapazzate venne sostituita dal testo che tutti conosciamo! Si potrebbe dedurne che almeno in questo caso l'unica cosa che conta è la musica: ma Ye sterday sarebbe quel capolavoro struggente che è, se il testo fosse rimasto quello? La discussione è aperta; vedremo che cosa ne diranno sabato gli scrittori, finalmente all'opera. Alessandro Barbero

Persone citate: Alessandro Barbero, Battisti, Mogol, Paul Mccartney