La fattoria della lavandaia di Claudio Gorlier

La fattoria della lavandaia La fattoria della lavandaia VENTI poderosi volumi, per complessive 8624 pagine, freschi di stampa, raccolgono tutte le opere di George Orwell (The Complete Works of George Orwell, Secker & Warburg, 750 sterline). Per quindici anni ci ha lavorato il curatore, Peter Davison, con la collaborazione di Tan Angus e Sheila Davison. Era proprio il caso? Pur professandoci n. spassionato orwelliano», in una lunga recensione sulla «New York Review of Books», Timothy Garton Ash risponde no, almeno non così. Per citare un caso opposto, Paul Foot, sull'Observer, esprime il suo pieno consenso. Ash sostiene che spesso l'inglese di Orwell è mediocre e talora addirittura «cattivo», cosicché trattarlo come se fosse Shakespeare non ha senso. Foot loda la prosa di Orwell giudicandola «irresistibile» e parafrasa lo scrittore quando la definiva il vetro limpido di una finestra, attraverso il quale si può agevolmente guardare. Premesso che OrweD, a somiglianza di Silone, riflette tuttora la cattiva coscienza della sinistra europea, in particolare comunista, mi sembra che chiamare «opere complete» una edizione che, in effetti, contiene anche materiale da buttare nel cestino della carta straccia, costituisca un equivoco assai discutibile. I conti della lavandaia di Beethoven, per indulgere a un luogo comune non sono interessanti. Non basta. L'e¬ dizione completa include gli inquietanti biglietti inviati da Orwell nel '49 a un'amica che lavorava al servizio informazioni riservate del governo per denunciare «cripto-comunisti» o «compagni di strada». Davison riporta 135 nomi, omettendone trentasei per timore di azioni legali. Tra i nomi di maggior rilievo si trovano uno dei maggiori poeti del secolo, Stephen Spender, amico di Orwell ed ex combattente repubblicano in Spagna, e addirittura Charlie Chaplin. Di Spender si addita pure l'omosessualità, confermando il latente moralismo piccolo borghese di Orwell, e accanto al nome di Chaplin si legge: «ebreo?», fatto singolare per chi aveva at- Claudio Gorlier CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA

Luoghi citati: New York, Spagna