«Colpiremo i centri vitali del libano»

«Colpiremo i centri vitali del libano» Proposta choc del ministro Kahalany dopo i sanguinosi agguati di Hezbollah «Colpiremo i centri vitali del libano» La minaccia di Israele TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Le continue uccisioni di soldati israeliani da parte dei guerriglieri Hezbollah hanno costretto ieri il premier Benyamin Netanyahu a riesaminare la strategia del suo Paese in Libano, mentre da Washington il segretario di Stato Madeleine Albright si prodigava affannosamente per impedire che la crisi sfoci in una escalation militare e per cercare di rilanciare i negoziati israelo-siriani. Nel Libano del Sud quella di ieri è stata una ennesima giornata di combattimenti. Aerei israeliani hanno colpito obiettivi della guerriglia a due ondate, oltre la Fascia di sicurezza presidiata a ridosso del confine. Le artiglierie degli sciiti hanno colpito con insistenza dodici avamposti militari israeliani, poco dopo che Netanyahu aveva visitato la zona per un sopralluogo. Sul tavolo del governo israeliano c'era ieri anche la proposta del ministro della sicurezza interna Avigdor Kahalany di reagire in futuro a ogni uccisione di militari israeliani con attacchi aerei in profondità contro infrastrutture economiche in Libano: centrali elettriche, porti, importanti vie di comunicazione, località turistiche. Un progetto considerato ormai necessario anche da Efraim Sneh, un dirigente del partito laburista che in passato ha comandato le forze israeliane nel Libano meridionale. «Più che i libanesi ha sostenuto Sneh - dobbiamo colpire gli interessi siriani in Libano». «Dobbiamo chiarire a Damasco - ha aggiunto - che se continuerà ad assistere attivamente gli Hezbollah, rischia di veder andare in fumo parte dei 3,5 miliardi di dollari annui che ricava dal suo controllo delle infrastutture in Libano». La seduta del gabinetto ristretto israeliano è avvenuta in un'atmosfera tesa, mentre davanti alle finestre dell'ufficio del premier a Gerusalemme decine di dimostranti - molti di media età - invocavano un ritiro unilaterale che «risparmiasse le vite dei nostri soldati». Fra i manifestanti vi era la moglie del vicepremier Rafael Eitan, un ex generale che in quel momento proponeva al contrario di intensificare le operazioni militari in Libano. E dalla Alta Galilea anche Aharon Valensi - responsabile delle protezione di una ventina di insediamenti agricoli lungo il confine - si diceva a favore di un ritiro immediato, pur sapendo di esporre così la sua famiglia al rischio di bombardamenti sciiti. Ma a quanto si è appreso i vertici dell'esercito hanno detto a Netanyahu che in as- senza di specifiche intese con i governi di Libano e Siria un ritiro unilaterale sarebbe una carta molto azzardata: finora infatti non trovano riscontro indiscrezioni stampa su «contatti segreti» in Europa fra emissari di Israele, Libano e Siria. I dirigenti militari hanno anche espresso abbondanti riserve sulla proposta del ministro degli Esteri Ariel Sharon di compiere sul terreno piccoli ritiri graduali, per poter saggiare così le reazioni della guerriglia e dell'esercito libanese. II capo di stato maggiore ha anche detto ai ministri che è possibile per Israele infliggere maggiori perdite agli Hezbollah, malgrado essi abbiano ricevuto di recente abbondanti ed eccellenti forniture militari dall'Iran. Ma il prez- zo di una offensiva militare israeliana sarebbe di sicuro lo ha confermato ieri da Beirut un esponente politico degli Hezbollah - un nuovo bombardamento della Galilea settentrionale con razzi katyusha. Al termine di una lunga consultazione, i ministri hanno deciso di compiere un sopralluogo in Libano prima di adottare decisioni. Impegnato nella complessa realizzazione degli accordi con i palestinesi della Wye Plantation, Netanyahu avrebbe preferito attendere alcuni mesi prima di ricercare con la Siria una soluzione della questione libanese. Adesso però la escalation degli Hezbollah lo ha costretto ad affrontarla in tempi molto più brevi. Aldo Baquìs Anche alcuni leader della sinistra favorevoli alla rappresaglia contro i guerriglieri sciiti L'America invita alla moderazione il premier Netanyahu «Potrebbe innescarsi un'escalation militare»