Pinochet, Londra nega l'accordo col Cile di Fabio Galvano

Pinochet, Londra nega l'accordo col Cile Ma la possibilità che l'ex dittatore sia processato nel suo Paese pare ormai molto concreta Pinochet, Londra nega l'accordo col Cile «Nessuna soluzione politica» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I due governi, naturalmente, negano. «Non stiamo negoziando un accordo con il governo cileno», ha detto un portavoce del ministro degli Interni britannico Jack Straw; eppure l'ipotesi di un accordo segreto per la liberazione e il rimpatrio di Augusto Pinochet, in cambio di una precisa garanzia del Cile a processare il suo ex dittatore, appare sempre più probabile come alternativa a un iter giudiziario né facile né sicuro, che potrebbe richiedere mesi di udienze nei tribunali inglesi prima di un'eventuale estradizione in Spagna. «Il ministro deciderà in veste quasi giudiziaria», ha insistito il portavoce; ma ha a che fare, ormai, con elementi che non sembrano pure coincidenze. Dopo i colloqui londinesi con tre ministri del governo Blair - Cook, Mandelson, Robertson - il responsabile della diplomazia cilena, José Miguel Insulza, partirà oggi per Madrid. Alla ricerca, secondo indiscrezioni di stampa, di un accordo anche con il governo spagnolo per slegare le mani a Londra. Sa bene che, convincendo la Spagna a una soluzione salvafaccia, anche Londra potrebbe aderire. «La vera questione - ha detto ieri Insulza - è dove e da chi Pinochet debba essere giudicato. Noi non neghiamo che chi commette delitti debba essere giudicato: anche se era presidente». Tale scenario potrebbe accontentare chi ancora denuncia le atrocità dell'ex dittatore. L'ipotesi dell'«accordo segreto» affascina i giornali inglesi della domenica; e ancor più, probabilmente, affascina il ministro degli Interni Jack Straw, cui spetta la decisione di autorizzare la procedura per l'estradizione e a cui il tribunale di Londra ha concesso una proroga avrebbe dovuto pronunciarsi mercoledì prossimo - fino a venerdì 11 dicembre. Straw ha sempre dichiarato che la sua decisione sarà «su basi strettamente giuridiche». Ma è preso, in realtà, fra l'incudine e il martello. Se liberasse il generale macchierebbe il suo curriculum politico; se decidesse di far- lo processare s'impegolerebbe in una lunga, complessa e incerta avventura nei tribunali inglesi, ma rischierebbe anche di compromettere i rapporti con Santiago, già incrinati nelle ultime settimane. In tigni caso il governo cileno, che si era finora astenuto da qualsiasi azione giudiziaria, presenterà oggi al ministro - scade infatti il termine per ogni petizione - la richiesta di respingere la domanda d'estradizione. Il ministro Insulza ha ripetutamente affermato ieri, in una serie di interviste televisive, che i 14 capi d'accusa formulati contro Pinochet saranno attentamente esaminati: «Il governo farà di tutto per assicurare che l'indagine proceda», ha detto. Ma ha ammonito che la ricerca disordinata di una giustizia «simbolica», quale si configurerebbe con l'estradizione in Spagna, metterebbe a repentaglio la transizione democratica in Cile: «E' un delicato processo che si svolge con successo da alcuni anni e non voghamo che s'interrompa: d'altra parte l'unico modo di avere giustizia e verità è in Cile, dove i fatti sono accaduti». Scettica sul fatto che Pinochet possa essere giudicato in Cile è la vedova dell'ex presidente cileno Mende, secondo la Hortensia Bussi: «Sono 25 anni che gira liberamente in Cile e un processo qui sarebbe impossibile perchè il generale è protetto dalla legge sull'amnistia». Superata la delusione per la mancata partenza alla volta di Santiago - la certezza di una sentenza favorevole dei Lord era tale che il suo entourage non si era neppure curato di accendere la televisione per ascoltare l'annuncio - Pinochet si prepara a lasciare il Grovelands Priory Hospital. Se¬ condo indiscrezioni potrebbe alloggiare dai prossimi giorni in un hotel presso l'aeroporto di Heathrow. Ma sicuramente non commetterà più, se non altro per scaramanzia, l'errore della scorsa settimana: quello di prepararsi alla partenza. Dalla ricostruzione che ha fatto il «Sunday Telegraph» si apprende che Pinochet era pronto ad andarsene, con valigie già chiuse, ambulanza e scorta di polizia, lo champagne in fresco, addirittura un bastone da passeggio regalatogli il mattino per il compleanno già scelto per scendere dall'aereo a Santiago. Poi la sgradevole sorpresa dei Lord. Fabio Galvano Il ministro degli Esteri cileno a Madrid per una soluzione che salvi la faccia al governo Blair Santiago presenta oggi il ricorso all'estradizione: è in gioco la nostra giovane democrazia Il ministro degli Esteri cileno José Miguel Insulza a Londra per il caso Pinochet