Udine, vince il leghista «anomalo»

Udine, vince il leghista «anomalo» IL BALLOTTAGGIO Udine, vince il leghista «anomalo» Ribaltato il primo turno, Cecotti è sindaco DOVE IL PPI STA CON IL POLO UDINE DAL NOSTRO INVIATO Vince il fisico, il friulanista che insegnava ad Harvard. 0, se volete, vince la Lega votata dalla sinistra. Ma se qualcuno glielo dice, Sergio Cecotti, una vita da autonomista e un futuro da sindaco, risponde stizzito: «E' un vittoria della parte intelligente della città. La Lega ha avuto il merito di capire da che parte stare. Il resto non c'entra». Risultato senza ombre, alla fine di una giornata convulsa: 60,6 per Cecotti (che era partito con Lega e friulanisti vari), e 39,4 per Pietro Commessatti (Forza Italia e Popolari, più An nel secondo turno). Spoglio impietoso sin dall'inizio: una sola volta, il candidato di Forza Italia aveva superato Cecotti, nella sezione numero 31. Poi, non c'era stata storia. Percentuale dei votanti bassissima davvero, attorno al 53 per cento, ma a risultato raggiunto importa sole per modo di dire. A mezzanotte, quando tutto era ormai definito, Cecotti poteva levarsi gli ultimi sassolini. In fondo, sottolineava, lui aveva sconfitto «un'autentica operazione craxiana. Solo che hanno fatto una strategia troppo complicata e hanno perso i pezzi. An s'è rifiutata di far la ruota di scorta e anche fra i popolari forse c'è stato qualche malcontento». Per lei, invece, quanta affinità c'è con l'Ulivo?, chiedevano i giornalisti. Risposta: «L'Ulivo è una fase della storia di questo Paese, probabilmente archiviata. Adesso bisogna inventare qualcosa di nuovo». Dall'altra parte, Commessatti si sfogava: «Può essere che alcuni popolari abbiano disertato le urne. Ma il risultato non sarebbe cambiato lo stesso. Il fatto è che i nostri non sono andati a votare, mentre la sinistra c'è andata compatta». Perché? E' una vittoria della sinistra? «Certo, su questo non ci sono dubbi. In Italia non c'è niente da fare. Vince sempre la sinistra». Risposta di Cecotti: «Io dico a Commessatti che la prossima volta che farà accordi sotterranei con vari settori, impari a farli bene. E' stato lui, con le sue carte false, che ha portato i voti della sinistra a me. Io non li avevo chiesti». Erano gli ultimi battibecchi di una campagna elettorale che pareva molto più incerta rispetto al risultato finale. Perché i due candidati avevano sparigliato tutto, perché avevano fatto saltare il banco, e le alleanze pure. Sergio Cecotti è un tipo strano, alto alto, molto magro, baffi grigi e occhi chiari. Fisico teorico, laureato alla Normale di Pisa come D'Alema, friulanista doc, ex campione di atletica sui 400 e gli 800, ex insegnante ad Harvard, allievo di Rubbia, uno dei più grandi esperti al mondo della «teoria non perturbativa dei sistemi supersimmetrici», e, tanto per finire, docente di teoria quantistica dei campi alla scuola internazionale di studi superiore di Trieste. Un passato nell'autonomismo. Per arrivare qui, s'era portato dietro i voti della Lega e degli autonomisti, s'era accordato con i Verdi, ma nemmeno troppo con i Ds. Nessun apparentamento, sul filo di la- na. Spiegazione: «Una scelta di serietà. All'inizio era solo un segnale di coerenza. Poi mi hanno convinto gli altri. Credo che alcune forze politiche rimaste fuori si siano comportate in modo poco rettilineo». Il riferimento era alle incertezze che avevano accompagnato la vigilia del voto. Ds divisi: se Andrea Montich e Nello Visentin avevano invitato gli elettori di sinistra ad aiutarlo, Giovanni Paolo Businello, il candidato sindaco dei Ds al primo turno, aveva annunciato scheda bianca. In realtà, Cecotti aveva fatto sempre molta attenzione per tutta la campagna elettorale a non sbilanciarsi troppo né da una parte né dall'altra. E alla fine il risultato gli ha dato ragione. Ma se Cecotti aveva bisticciato con i suoi voti, dall'altra parte non è che lé cose fossero andate tanto meglio. Pietro Commessatti, 67 anni, buon vecchio padre di famiglia, medico ortopedico, candidato di Berlusconi e della buona borghesia di Udine, ha aggiustato ossa tutta la vita e ha curato i muscoli di Causio e Zicó quando lavorava per l'Udinese calcio: ce n'era per farlo benvolere dalla gente. Al voto s'era presentato con Fi e Pp per il primo turno. 27 per cento dei suffragi. Politicamente, spiegavano a Udine, Commessatti era una creatura di Ferruccio Saro, consigliere regionale di Forza Italia, ex socialista di De Michelis, di Martelli, di Craxi, soprannominato «il distruttore» per la sua capacità di far cadere giunte come birilli (tre alla Regione negli ultimi tempi): questa volta aveva provato a costruire, ed era stata un'idea sua quella di presentare Commessatti con l'appoggio dei Popolari. Sulla strada del ballottaggio s'era aggiunta An. Buriane in casa Ppi: la segreteria cittadina aveva deciso di tirare diritto assieme a Commessatti e ad An («Altro che probiviri, adesso ci accuseranno di terrorismo», dice Biasutti), nonostante le condanne che venivano da Roma e dal segretario regionale, Ivano Strizzolo. Pace un po' faticosa, sul filo di lana, con benedizione di Marini: quella di Udine resta un'esperienza a sé, ma a questo punto va bene così. Mica tanto, alla fine. Commessatti, sconsolato: «Avremmo perso lo stesso. Niente da fare». Pierangelo Sapegno L'appoggio di An-Ccd non basta al candidato del centrodestra E' bufera nei Popolari UDINE « Comunali [190 Sezioni su 190] Pietro COMMESSATTI (Forza Italia-Ppi-Unione Friuli-Part. Liberale-An-Ccd] 39,4% ' Ali0 turno: 27,7% Sergio CECOTTI [Lega Nord-Per CecottiImpegno per la città] «0,6% Ali0 turno: 23,1% Curiosità a un seggio elettorale di Vicenza