SE IL PREMIER HA FATTO IL '68 di Gad Lerner

SE IL PREMIER HA FATTO IL '68 LE MANIFESTAZIONI DEGÙ STUDENTI SE IL PREMIER HA FATTO IL '68 PER la prima volta il movimento di protesta studentesca deve confrontarsi con un presidente del Consiglio che appartiene alla generazione del '68 e tre anni fa ha addirittura rivendicato il lancio di qualche bottiglia molotov (circostanza peraltro messa in dubbio dai suoi stessi compagni di lotta pisani). A quanto pare, però, oggi di D'Alema contano assai più le radici togliattiane che non l'esperienza sessantottina: lo dimostra la determinazione con cui il premier di sinistra persegue l'accordo con i cattolici sulla parità scolastica, disposto a sopportarne le conseguenze sia in termini di conflittualità studentesca sia di inedite contraddizioni all'interno della sua maggioranza parlamentare. Di fronte agli studenti delle scuole statali superiori in agitazione, viene facile a molti osservatori denunciare l'anacronismo della loro opposizione all'intervento dei privati nell'istruzione, quando tale intervento risulta ormai abituale in tutti gli altri Paesi europei. Peccato si sottovaluti una ragione strutturale che se non legittima almeno spiega la ricorrenza cronica di tale agitazione, e del suo ostinato manifestarsi in contrapposizione a ogni ipotesi di sostegno alla scuola non statale: il prolungato, impressionante calo degli investimenti pubblici nell'istruzione che solo parzialmente può giustificarsi con il calo demografico, e semmai ha molto a che fare con la destinazione di due terzi delle risorse pubbliche alle pensioni. Il ministro Berlinguer ci assicura di aver avviato un'inversione di tendenza, ma intanto a scuola pubblica squattrinata non può che corrispondere scuola pubblica arrabbiata e ipersensibile di fronte a qualunque ipotesi di dirottamento di risorse. C'è poi l'inedito fronte laico social-comunista che promette battaglia in Parlamento contro il disegno di legge governativo per il finanziamento (benché indiretto) delle scuole non sta tali. D'Alema e Berlinguer rischiano di trovarsi presi in mezzo tra due intransigenze alla fi ne convergenti. Infatti sia gli oppositori interni alla sinistra sia il cardinale Ruini che quan¬ tifica in 4 milioni per alunno la richiesta minima dei privati, rischiano di rendere inevitabile la verifica di costituzionalità del provvedimento governativo. Non sarà facile aggirare quel famoso «senza oneri per lo Stato» costituzionale, in presenza i tante divisioni, tanto più che anche i privati non religiosi oggi si sentono in diritto di battere cassa: perché dell'intervento dei privati l'istruzione italiana già non può fare a meno oggi (pensiamo solo al settore della scuola materna), e sempre più nel futuro le sarà impossibile prescinderne. Resta da chiedersi perché, sopra il malessere di una scuola statale in cui troppo spesso i genitori devono autotassarsi per aggiustare i vetri rotti o acquistare la carta igienica; sopra le rivendicazioni di una scuola non statale in assenza della quale sopporteremmo un aggravio di spesa pubblica vicino ai 10 mila miliardi; insomma, perché sopra tutti i malanni della scuola italiana si sommi l'anacronistico riproporsi di una guerra di religione. Perché di nuovo guelfi e ghibellini, laici contro cattolici? Non è facile rispondere. Probabilmente ha nuociuto alla causa della scuola non statale in Italia il suo presentarsi soprattutto come scuola religiosa, e dunque percepita nelle sue finalità come ideologica prima che formati va. Va poi preso in considera zione il preoccupante distacco culturale dal resto della società che contraddistingue la condizione giovanile metropolitana di oggi. Chi vada alla ricerca dei luoghi di aggregazione gio vanile, soprattutto nelle periferie urbane, finisce quasi sempre per scoprire che i ragazzi si tro vano eli fronte all'alternativa secca tra la parrocchia e il centro sociale: ciò che spiega al tempo stesso una nuova spinta di protagonismo cattolico, e il risorgente anticlericalismo di chi aspira a contrapporglisi Solo destinando finalmente quote significative della spesa pubblica alla scuola e alla con dizione giovanile riusciremo a superare l'eterno riproporsi delle più auriche contrapposi zioni. Gad Lerner

Persone citate: Berlinguer, D'alema, Ruini

Luoghi citati: Italia