«I miei cinquanfanni all'ombra di Leone»

«I miei cinquanfanni all'ombra di Leone» Donna Vittoria: non volevo sposarlo, mi pareva maleducato «I miei cinquanfanni all'ombra di Leone» ROMA ONNA Vittoria Leone, le hanno fatto piacere le celebrazioni per i novant'anni di suo marito? «Certo, sono stata molto contenta. Le meritava. La cosa più giusta da dire è che uno nella vita perdona ma non dimentica. Sono state struggenti le lettere delle persone comuni, che ci fanno capire chi è Giovanni Leone». Chi è Giovanni Leone? «Un personaggio diverso dagli altri per temperamento, intemperanza. Un uomo impulsivo ed estremamente generoso. L'impulsività denota la sua sincerità. E' un uomo di generosità larga nel darsi agli altri e nel capire gli altri». Lui l'ha chiesta in sposa in modo impulsivo? «Fu invitato ad un pranzo da mio fratello, a casa di mio padre. Lui era tenente colonnello al tribunale militare di Napoli, dove mio fratello era in servizio come sottotenente. Era colonnello non per meriti militari, ma scientifici. Giovanni decise di venire perché il cibo in quel periodo era scarso, credo che sia stato preso per la gola. Io non intendevo partecipare al pranzo perché pensavo che gli ospiti fossero anziani e noiosi, ma mio padre si impose. Così entrai nella sala quando gli ospiti erano già seduti a tavola e Giovanni scattò in piedi. Fu l'unico. Io mi dissi: come è gentile! Lui mi fece molte domande perché voleva conoscermi. Io lo trovai molto invadente e maleducato e credevo che fosse già sposato, dato che io avevo diciassette anni e lui quasi quaranta. Io in quel momento pensavo all'aspetto esteriore e non alle qualità di una persona». Allora perché l'ha sposato? «E' una storia strana, lui cominciò ad autoinvitarsi a casa mia e mio padre, che adorava la gente di cultura, lo lasciava venire volentieri». Cosa è successo poi? «Io non trovavo questa cosa molto carina. Però lui seppe conquistarmi con la gradevolezza, con la sua intelligenza finissima. E con il suo animo. Infine chiese la mano a mio padre. Io subito dissi di no. Però, a forza di vederci e rivederci, ci ho ripensato e il 15 luglio del '46 ci siamo sposati. Io Don# É i All'epoca lasciare il Quirinale fu un sollievo dopo tutte quelle accuse inesistenti. Mio marito ha sofferto molto, attendeva il momento della verità. Le parole di Pannella sono state importanti p j omé ¥NTOMA_ mtaa:&$mA_ || | Cfffodlmmza: jTAUjWAT,.., I Rnidtnu, j^OMA^ |Sta»ociw/,;jroN!y^ATA 1 I GIOVANNI .UEONE.. TEATRO, STARI CON CU AMiCI 1 canìe gàttì in particolare 1 ROMA /,; i ' :( Is ■ 1 La vita non mi ha mai permesso di essere tranquilla. Mi ha regalato gioie immense e costretto ad affrontare immensi dolori come la perdita di mio figlio Giulio Sono una donna timida, anche se cerco di non darlo mai a vedere ■■ persone come lei!"». Le dispiacque andare via dal Quirinale? «Affatto, fu una grande liberazione. Non vedevo l'ora. Dopo tutte quelle accuse inesistenti, la vita era diventata insopportabile». Come reagì? «Giovanni si chiuse in un silenzio dignitoso nell'attesa del momento della verità. Io gli sono stata vicino». Come hanno vissuto la situazione i suoi figli? «Hanno sofferto moltissimo, ma hanno continuato a cercare la loro strada perché non potevano vivere di rendita, non navigavamo nell'oro. Il mio ruolo fu quello di stare accanto a mio marito che soffriva ingiustamente e proteggere i ragazzi». Ora che suo marito ha novant'anni anche Pannella lo ha rivalutato. «Non è mai troppo tardi. Ma mio marito ha sofferto molto, ha avuto due infarti. Solo poco tempo fa si è rimesso a scrivere e ha ripreso a fare interventi in Senato. E, malgrado le grandi difficoltà, le tensioni e le depressioni, non ha mai perso la sua lucidità mentale. Certo l'atteggiamento di Pannella, che non fu mai un suo grande amico, gli ha dato una grande soddisfazione». Adesso come vivete? «In modo molto semplice. Mio marito legge molto, qualsiasi cosa: libri, giornali, pubblicazioni scientifiche e romanzi». Lei è un po' più tranquilla ora? «La vita non mi ha mai consentito di esserlo. Mi ha regalato momenti bellissimi, ma ho dovuto affrontare dolori enormi». Lei com'è, signora Leone? «Sono timida, ma cerco di non dimostrarlo». Essere una bella donna l'ha aiutata ad affrontare la vita? «Non credo». Suo marito è geloso? «Per fortuna no. Non avrei mai tollerato la gelosia». La vostra è una lunga storia d'amore. «Si, molto sofferta, ma felice. Tra noi c'è grande fiducia e rispetto reciproco». Alain Elkana non ho potuto conseguire la licenza liceale. Lui mi disse che avrei continuato a studiare. Io gli ho creduto...». Invece? «Invece è nato Mauro. Purtroppo fu colpito dalla poliomielite bulbare a circa due anni di età. E' stato un periodo terribile. Poi fu curato in America e riuscì a guarire. Subito dopo persi un secondo figlio, Giulio, a quattro anni e mezzo, accadde tutto in una notte». Poi ha avuto altri figli. «Sì, Paolo, che oggi è avvocato, e Giancarlo, che lavora alla Rai». Lei pensava che suo marito sarebbe diventato un uomo politico? «No». Come prese il fatto che Giovanni si mise in politica? «Non potevo fare niente. Lui era diventato segretario della de a Napoli, ma io non conoscevo il meccanismo della politica e non immaginavo che fosse il primo passo verso la carriera». Quando suo marito è diventato Presidente della Repubblica come ha reagito? «Dico la verità, fu un'angoscia. Perché capii che non ci sarebbe più stata libertà, più vita privata». Sopra, donna Vittoria A destra, il marito l'ex Presidente della Repubblica Giovanni Leone Però fu sempre vicina a Giovanni. «Sì. Lo accompagnai nei viaggi di Stato all'estero, durante gli incontri sociali. Ero già abituata a questo tipo di vita: Giovanni era stato a lungo presidente della Camera». I ragazzi come si trovavano al Quirinale? «I più piccoli continuarono la vita di prima, frequentavano ginnasio e liceo. Il più entusiasta fu Mauro: aveva interesse per la politica ed era molto orgoglioso di suo padre». Cosa ricorda di quel periodo? «In particolare i viaggi, molto interessanti, ma impegnativi. Soprattutto un soggiorno in Russia all'epoca di Breznev. Io ero presidente onoraria della Croce Rossa Italiana e feci un appello da parte delle famiglie dei dispersi in Russia». Quali sono i personaggi che l'hanno colpita di più? «Kennedy mi impressionò per il suo portamento e il suo fascino» E la moglie Jacqueline? «La vidi in un secondo momento, fu un incontro veloce perché era in partenza per l'Africa. Mi chiese se ero mai stata negli Stati Uniti e io dissi che ero molto grata ai medici americani per aver salvato mio figlio. E la cosa la toccò molto». Conobbe il generale De Gaulle? «Sì, ma abbiamo parlato poco perché lui si interessava solo di politica. Mi è piaciuto moltissimo lo scià di Persia e la moglie Farah Diba, che era una donna molto semplice e cordiale. Conobbi i coniugi Pompidou nel mio primo viaggio in Francia. Madame Pompidou era molto dura e fredda. Mi ricordo che, dall'aeroporto di Parigi, siamo saliti sull'elicottero per raggiungere il centro. La signora Pompidou guardava dall'altra parte, sembrava altezzosa e indifferente, in realtà, venni a sapere, che aveva paura dell'elicottero». E la regina Elisabetta? «L'ho incontrata varie volte. In un'occasione nei giardini del Quirinale conobbe anche i miei figli e la loro governante inglese svenne per l'emozione. Nel '76 andai a Londra con l'orchestra della Scala diretta da Claudio Abbado, allora il sovrintendente era Paolo Grassi, e andammo al Covent Garden. Al concerto seguì una cena nell'ambasciata italiana, allora l'ambasciatore era Ducei, un uomo magnifico, alla quale partecipò la regina, un fatto davvero eccezionale per quegli anni». Com'è la regina? «La regina è una gran signora, sa ascoltare e mette la gente a proprio agio». E il principe Filippo? «Molto divertente e simpatico. Un altro personaggio che mi colpì moltissimo fu Sadat. Con lui colloquiai molto a lungo. Aveva un vero e proprio senso dell'Europa. Ho conosciuto anche Nixon, aperto e simpatico, così pure la moglie Patty, un po' timida, ma cordiale. Siamo anche stati ospiti dei coniugi Ford, negli Stati Uniti, all'epoca in cui Rockefeller era vicepresidente degli Stati Uniti». Ha conosciuto qualche Papa? «Da Pio XII in poi tutti, salvo Giovanni XXIII, che non ho incontrato. Pio XII era grande, ci ricevette a braccia aperte e pronunciò parole lusinghiere verso mio marito. Ricordo che disse "ce ne fossero tante di