«lo, leader dei nuovi studenti»

«lo, leader dei nuovi studenti» INTERVISTA Speranze e passioni della sedicenne che guida la protesta contro i finanziamenti alle scuole private «lo, leader dei nuovi studenti» Arianna: siamo giovani, collettivi e trasversali LA RAGAZZA BEL'98 TMELANO ETNICAMENTE Arianna, prima liceo classico Manzoni, è un angioletto: bionda, occhi celesti, sorriso rosa. Ha 16 anni. Un mucchio di idee in testa. Un mucchio di musica e libri e viaggi in tenda nel cuoricino. Da un mesetto non fa altro che collettivi, occupazioni, assembee. Ma è assai contenta di tutta questa politica impolitica che i giornali grandicelli non hanno ancora battezzato e che loro chiamano «Movimento», oppure «Onda d'assemblee», oppure «Lotta contro la parità», per dire che i finanziamenti alla scuola privata sono puro scandalo, visto il disastro straccione di quella pubblica. Arianna Mainardi è sveglia, allegra, affilata. Ma diventa rossa quando le chiedi: «Il fidanzato ce l'hai o no?» perché poi Matteo (il fidanzato) è seduto di fianco a lei. E Matteo, 18 anni, quinta liceo scientifico Russell, dà una tirata alla Marlboro, una grattate alla basetta e fa: «Bè, sì, ci frequentiamo...». Con lei che gli allunga (ma appena appena) un calcio negli stinchi e una smorfia. E diventa rossa quando le dici: «Dicono tu sia la leader del movimento». Con risposta molto (molto) articolata, tipo: «Noi siamo un'assemblea trasversale, che sviluppa dibattito e azione a partire dai bisogni, virtualmente individuali, ma in definitiva collettivi degli studenti, e dunque è nel collettivo che si realizza la nostra azione, somma di identità. Perciò non mi puoi dire che io sono la leader, perché leader è il collettivo...». Sinistrese a parte, con blando slang di ragazzina milanese, Arianna è tutta nuova. E per certi versi inaspettata. E' di sinistra, ma non dice parolacce. Non usa i «cioè» a raffica. Parla di «evoluzione», «crescita», «consapevolezza». Non vede il mondo in bianco e nero (anche se ne avrebbe diritto). Ti guarda a braccia conserte. Parla seria, ma ogni tanto scoppia a ridere, tipo: vabbè, dico tutta sta roba, ma provvisoriamente, ho 16 anni, e l'indipendenza che voglio è anche dalle mie idee. Viene da una famiglia media (marni e papi impiegati), pochi soldi in tasca («Se mangio fuori: o McDo- nald's, o focaccia. Al cinema? E' carissimo!»). Indossa scarpe da ginnastica, tuta blu, maghone nero, orecchini, Swatch colorato al polso. Più una cosa strana al collo: «E' una croce Tuareg». Tuareg? «Me l'ha portata mamma dal Marocco. La metto per lei». Nella sacca ha una quintalata di roba (agenda, sciarpa, cappello, quaderni, libri), più un trillante telefonino («Ciaaao-no-ti-chiamo-dopo»). Che ci fai col telefonino? «Mamma quando si preoccupa mi rifila il coso... Così nei giorni di occupazione... Intanto mi controlla». Ride. Raccontami di queste giornate a scuola e di te. «Oh, bè... L'onda è partita proprio forte. Una ventina di scuole occupate a Milano, poi i collettivi e il corteo dell'altro giorno. L'inaudito è che dopo cinquant'anni di potere democristiano, sia la sinistra al governo a dare tutti quei miliardi alle scuole private... Perciò noi della Rase, dopo parecchie riunioni al Bulk, abbiamo lanciato...». Alt. Facciamo un vocabolario per i non addetti. «Uff... La Rase vuol dire Rete autogestita studenti e collettivi. Bulk sarebbe il Laboratorio, l'ex fabbrica che abbiamo occupato l'anno scorso, quartiere Garibaldi, hai presente? Con dentro i gruppi di studio, la biblioteca, gli atelier...». Procedi. «Ecco le due cose, Rase e Bulk, camminano insieme: siamo noi, le nostre individualità di studenti collettivi trasversali...». Studenti collettivi, trasversali, interessante. «Voglio dire: nessun partito dentro, nessuna ideologia preconcette, però insomma la sinistra come riferimento, la sinistra autonoma, mica D'Alema, e neanche il Leoncavallo, capisci?». Ci provo, una terza via... «Bravo. Però più vicini al Leonka, non fosse altro che per un rapporto tecnico-strumentale». Ora non capisco. «Vuol dire che gli affittiamo il fur- gone e i megafoni per le manifestazioni». Ho capito. «Prima ci sono state le occupazioni con i gruppi per analizzare le proposte parlamentari... Noi diciamo che lo Stato, nella scuola pubblica, deve garantire il pluralismo in modo che gli studenti acquisiscano i mezzi per le loro scelte successive... Diciamo che i soldi dovrebbero servire a rendere meno fangose le nostre scuole. Diciamo che se i ricchi vogliono mandare i loro figli nelle private, al novanta per cento dei preti, liberissimi, ma non a spese nostre. Lo Stato è laico, giusto? E allora?». Poi ci sono state le manifestazioni. «Ecco, l'altro giorno a Milano noi avevamo lanciato una sfida simbolica: andiamo a occupare una scuola privata, abbiamo detto... Ci hanno creduto talmente che tutte le scuole private sono state militarizzate in una notte: celere e digos dappertutto». Vi aspettavate qualcosa di diverso? «Non ci aspettavamo le botte». E i celerini non si aspettavano i sassi... «Quali sassi? Uno, due... Roba fatta da ragazzini di 14 anni scemi... Noi siamo contro la violenza, almeno io personalmente e il Movimento, ma certo che ogni tanto c'è rabbia per questo nostro girare a vuoto, chiedere e non avere risposte. L'altro giorno la tensione è scoppiata anche per colpa della polizia. Noi stavamo nel primo cordone e abbiamo camminato con le braccia alzate». Hai avuto paura? «La paura fa parte delle cose. Mica siamo guerriglieri, siamo studenti». Studenti, giusto, e arrivate 30 anni dopo il '68.1 tuoi genitori l'hanno fatto? «Nooo. I miei sono un po' di sinistra:, normali, tranquilli, apprensivi. Però simpatici». Tu ti senti di appartenere a qualche storia passata? «In che senso scusa, la mia storia è I al futuro, no?». Intendo: personaggi, movimenti, filosofia, ideologia... «Ideologia è una parola che non mi piace. Io sono in evoluzione, appartengo al giorno per giorno che costruisco con gli altri studenti, i miei amici, con la consapevolezza di allargare il nostro sguardo, nella rete delle reciproche solidarietà...». Va bene. Ma fammi degli esempi, dimmi cosa sai di quello che è successo in questi anni in Italia, nel mondo, qualcosa che ti riguardi. «Oh... Il '68 mi riguarda. E il '77 pure. E Che Guevara. E il subcomandante Marcos. E la Pantera. E l'antiproibizionismo per le droghe leggere. E tutta la musica di questi anni, il Punk, lo Ska. Ma non è che da questo devi trarre conclusioni e ingabbiarmi)). Nessuno ti vuole ingabbiare. «Bene. Allora continuo. Tu magari pensi che mi debbano piacere Moretti, Jovanotti...». Dovrei? «No! Zero-via-zero. E' roba che non dice più niente». Dimmi il tuo film preferito. «"L'odio", quello girato nelle periferie di Parigi... E "Biade Runner" e magari "L'Attimo fuggente"... Poi di libri mi piace "Il giovane Holden". Ma anche "L'Autobiografia di Malcolm X", "I fratelli di Soledad". Però mi piace anche un sacco di altra roba». Dimmi della musica? «Non so se li conosci». Tu prova. «Gb Assalti frontali. I 99 Posse. I Persiana Jones. I Banda Bassotti». Suonano nei centri sociali, giusto? Frequentati dal Movimento. «A prezzi politici, con la birra a 3 mila... Che è una cosa importante. Perché poi noi non abbiamo molti soldi, io per esempio non mi compro un vestito da un anno e non me ne frega niente, e se devo sentire dei Punk a 40 mila lire, rinuncio». Ma a parte la politica e i centri sociali con la musica... «A parte queste due cose, non so, c'è tanta altra roba, gli amici, i pomeriggi in giro. Da ragazzina facevo nuoto sincronizzato: un'ora di palestra al giorno, due ore di piscina, le gare. Sono stata campionessa regionale e alla fine la mia vita era palestra, piscina, cloro. Ho smesso». Qualche volta studi, o no? «Studio. Ho la media tra il 6 e il 7. Va bene, no?». E da grande farai? «Chi lo sa. Vorrei studiare e lavorare un po'. Staccarmi da questa vita da studentessa. Magari mi vedo a Londra con un lavoretto per un po' di anni. Diventare indipendente... Senza morire dentro a un lavoro». Il bello delle vita sta dentro o fuori dal lavoro? «Fuori. Oppure dentro, ma solo se trovi il lavoro dei tuoi sogni, cosa impossibilissima. Credo». Perchè dici «credo»? «Perché io mi sento molto in costruzione... Ora gli studenti e il Movimento sono la mia vita, e io sono parte della loro. Ma se ci riparliamo tra un anno, magari, avrò già cambiato metà del mio futuro. 0 almeno credo». Pino Corrias «La parola ideologia non mi piace. Credo nel '68, nel 77, nella Pantera nel Che, nell'antiproibizionismo e nella musica come il Punk, lo Ska» «Odio Nanni Moretti e Jovanotti è roba che non dice più niente. Il mio film preferito è Biade Runner Il libro? Il giovane Holden» A sinistra: un'immagine della studentessa milanese. Sopra: un momento degli scontri di venerdì tra studenti e polizia a Milano

Luoghi citati: Italia, Londra, Marocco, Milano, Parigi