Il Cile; Pinochet lo processiamo noi
Il Cile; Pinochet lo processiamo noi Il ministro degli Esteri cileno: 14 procedimenti aperti contro di lui. E 300 generali si autodenunciano Il Cile; Pinochet lo processiamo noi Sarebbe pronto l'accordo per il rientro a Santiago LONDRA. Due colpi di teatro hanno impresso ieri una svolta alla vicenda del generale Augusto Pinochet, che nel '73 guidò il golpe militare contro il governo di Salvador Allende. Intervistato a Londra dalla Bbc, il ministro degli Esteri cileno José Miguel Insulza ha chiesto con forza che l'ex dittatore venga riconsegnato al Cile, dove contro di lui sono stati aperti già 14 procedimenti penali: «Processi che speriamo si concludano con il trionfo della giustizia». Secondo il Sunday Telegraph e The Observer, sarebbe imminente la conclusione di un accordo in base al quale il governo britannico rimanderebbe in patria Pinochet, perché possa esservi processato. I giornali riprendono fonti governative non meglio precisate secondo le quali questo compromesso costituirebbe la soluzione più conveniente per evitare le ripercussioni politiche ed economiche di un'eventuale estradizione in Spagna. Allo stesso tempo, 300 tra generali ed ammiragli in congedo hanno fatto sapere che si metteranno a disposizione di Juan Guzman, il giudice che a Santiago indaga su tutte le denunce presentate contro Pinochet da sopravvissuti alle repressioni e parenti delle vittime, oltre che dal pc e dalle associazioni di giornalisti, insegnanti ed infermiere. Ieri, del resto, Guzman ha fatto capire di aver già chiesto alle autorità britanniche di poter interrogare Pinochet a Londra. Come ha spiegato in un'intervista al quotidiano «La Tercera» il generale in congedo Ernesto Videla, membro dell'ex giunta militare, il gesto dei 300 alti ufficiali tende a sostenere l'ex dittatore, ma anche a pacificare il Paese. «Noi, i generali, comandavamo l'esercito, quindi dovrebbero incolpare noi - ha detto -. Non è giusto che Pinochet sopporti tutto da solo». E ha aggiunto: «I socialisti chiedono giustizia. Bene, i responsabili sono tutti qui. Che ci giudichino tutti e non uno solo». Il ministro degli Interni britannico Jack Straw si è dato tempo fino all' 11 dicembre per decidere se concedere o no l'estradizione alla Spagna. Ma di fronte al rischio che l'ex dittatore venga processato a Madrid per genocidio, torture e terrorismo, militari e governo cileni sembrano aver deciso che l'unica soluzione è garantire che lui e gli altri responsabili delle repressioni vengano perseguiti in patria. «Vi posso assicurare che tutti i procedimenti penali avranno corso», ha detto il ministro Insulza. «Come è ovvio, non sono assolutamente in grado di affermare se qualcuno sarà condannato finché i procedimenti non saranno conclusi. Vi debbo peraltro ricordare che nel mio Paese ci sono parecchie persone in carcere per violazioni dei diritti umani, condannate per questi stessi reati». Per il socialista Insulza il ruolo di difensore di Pinochet non è certo congeniale: dal 1973 al 1990, gli anni della dittatura militare, è stato costretto a vivere all'estero, in esilio. Ma «al popolo cileno - ha detto deve essere permesso di giudicare e decidere come affrontare il proprio passato». I cileni «cominciano ad essere stanchi» di veder sottoposto a scrutinio il proprio sistema politico: «Nessun Paese si merita una situazione del genere, con altri che continuamente dicono la loro sulla democrazia cilena, se va bene o male. Questa di un'offesa alla dignità nazionale è un'opinione molto diffusa in Cile». Quanto alla Spagna, «nutro seri dubbi sulla celebrazione di un processo equo»: Pinochet sarebbe certo condannato, «perché il giudizio è già deciso». E mentre la Gran Bretagna ha chiuso per timore di attentati il proprio consolato a Valparaiso, Insulza ha garbatamente ammonito gli ospiti inglesi: «Siamo stati alleati e amici per 175 anni, ma nessuno può garantire che continuerà ad essere cosi» [f. sq.l «Liberate Pinochet» dice lo striscione innalzato a Santiago dai sostenitori dell'ex dittatore nei pressi delle ambasciate di Spagna e Gran Bretagna
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