Marta Russo, prove tecniche per un delitto di Giovanni Bianconi

Marta Russo, prove tecniche per un delitto Una ragazza torinese ha fatto la controfigura della giovane studentessa, il test continua oggi Marta Russo, prove tecniche per un delitto E' stata simulata con un raggio laser la sparatoria all'Università ROMA. La ragazza è al centro del viale, intirizzita dal freddo e con il caschetto-laser infilato in testa. Tiene in mano un cartello, il numero 1 ; i tecnici accendono il raggio e un puntino rosso compare sulla prima finestra del piano terra. Scattano i flash dei periti. Da dietro le transenne un padre dice al figlio: «Vedi? Quella ragazza sta facendo Marta». Il bambino si alza sulle punte dei piedi e commenta: «Ma è viva». «Certo, mica sparano per davvero», risponde papà. U 9 maggio del '97, invece, qualcuno sparò per davvero. Da una delle finestre illuminate dal puntino rosso una pistola calibro 22 uccise Marta Russo, caduta sotto la lapide che ora la ricorda. Università di Roma La Sapienza, primo pomeriggio di ieri, prove tecniche di omicidio. I vialetti delle facoltà sono sgombri e transennati, e i periti nominati dalla Corte d'assise che sta processando Giovanni Scattane e Salvatore Ferrara cercano di mettere ordine tra le mille incertez- ze dell'inchiesta. Con loro, intorno alla ragazza scelta come controfigura di Marta per l'altezza e la struttura fisica, ci sono gli avvocati e i consulenti di parte. Assiepati dietro le barriere di ferro giornalisti, fotografi, telecamere e un manipolo di curiosi, bambini di una scuola media e signore impellicciate venute ad ascoltare un concerto in programma all'aula magna del rettorato. L'esperimento è lungo e laborioso, andrà avanti pure oggi. L'ha ideato il professor Pietro Benedetti, tecnico di prove di sparo a Gardone Val Trompia. la patria delle armi italiane. La cuffia di alluminio costruita su una maschera come quella usata dai saldatori per ripararsi gli occhi, ha una placca metallica sistemata nel punto dove Marta fu colpita dal proiettile assassino. Da lì parte il raggio laser che, a seconda di come si muove la testa della ragazza, illumina questa o quell'altra finestra. E' un tentativo per capire da dove partì lo sparo. «Noi cerchiamo di costruire lo spettro di elementi più preciso possibile affinché la Corte possa decidere», spiega Benedetti. La ragazza si muove e - con i cartelli in mano che variano a seconda delle posizioni: 2,3,4 eccetera - iUumina tutte le finestre dell'edificio sulla destra del vialetto. Al piano terra c'è la facoltà di Statistica, al primo l'Istituto di Filosofia del diritto. La quarta finestra, con il condizionatore che sporge, è quella dell'aula 6, dove Gabriella Alletto ha detto di aver visto Scattone sparare e Ferraro mettersi le mani nei capelli. Ma nessuno sa dire con certezza qual era la posizione della testa di Marta al momento dello sparo, e dunque le finestre compatibili saranno probabilmente più d'una. Avvocati e consulenti non sono d'accordo nemmeno sul punto in cui cadde la vittima: più si va indietro, verso l'interno dell'edificio, più prende corpo l'ipotesi dell'accusa; più si viene avanti più si avvantaggia la difesa. Siccome Marta non morì subito nessuno disegnò a terra col gesso la posizione del cadavere, e quindi non c'è certezza. Alla fine ci si accorda su un punto intermedio, stabilito in base alle macchie di sangue fotografate dalla polizia scientifica. La controfigura di Marta - un gio¬ vane modico legale che lavora al Politecnico di Torino, alta un metro o 59 come lo era Marta, e alla quale fanno indossare vui paio di scarpe coi tacchi come quelli che indossava la vittima - continua a girare la testa secondo lo indicazioni dei periti. Sotto quella specie di maschera di ferro le hanno infilato ben due passamontagna, e conciata così sembra un pilota di formula 1 inguauiato nel casco integrale. E' la prima volta che un omicidio viene ricostruito con questo metodo. «Di solito lavoriamo sulla base di due punti attraversati dallo sparo, ed è più facile individuare da dove è partito lo sparo», dice uno dei tecnici nominati dalla Corte d'assise. Ma i consulenti di parte appaiono dubbiosi: «Praticamente è la posizione della testa che indica il punto di sparo, e siccome nessuno la conosce con certezza fmira che il colpo può essere partito da tutte le finestre». Per adesso il raggio laser viene «sparato» con un'angolatura di cin¬ que gradi, ma bisognerà ripotere le prove arrivando fino a 20, per coprire tutte le possibili inclinazioni del t'oro d'entrata del proiettile. 1 risultati dell'esperimento non arriveranno prima di un mese, e chissà so serviranno davvero a dare ai giudici qualche certezza in più. 1 periti ci provano, e sul luogo del delitto continuano a misurare, illuminare e fotografare fino a sera. Stamane ricominceranno di buon'ora; nel programma c'è pure tuia prova di sparo per valutare l'entità del rumore, al quale però gli avvocati di parte civile si sono già opposti: «Non si possono riprodurre le condizioni oggettive di quel giorno», dicono. Nel vialetto dell'omicidio tornato deserto un lampione illunùna i fiori che la gente continua a portare, e quella lapide m ricordo della vittima di uno sparo assurdo - «Marta vive nel più grande atto d'amore» che resterà dopo tutti gli esperimenti e tutte le sentenze. Giovanni Bianconi Con questo esperimento si cerca di capire da dove partì il 9 maggio del '97 il colpo mortale La scena del delitto Russo La controfigura munita di uno speciale caschetto laser si muove sul vialetto dell'Università dove venne uccisa la studentessa

Persone citate: Benedetti, Ferraro, Gabriella Alletto, Giovanni Scattane, Marta Russo, Pietro Benedetti, Salvatore Ferrara, Scattone

Luoghi citati: Gardone Val Trompia, Marta, Roma, Torino