Martelli: questa sentenza non basta di Claudio Martelli

Martelli: questa sentenza non basta Martelli: questa sentenza non basta «Come si rimedia alle professioni spezzate o alla fine di tanti che si sono suicidati?» INTERVISTA L'ALTRO IMPUTATO CMILANO ERTO che sono molto contento, ma questa sentenza della Cassazione non basta», guarda avanti Claudio Martelli, il giorno dopo che la Cassazione ha annullato, rinviando ad altra corte d'Appello a Milano, la condanna a 12 mesi di carcere per la vicenda Enimont. Perché non basta Martelli? «Perché il male che è stato fatto, non è sanabile solo con questa sen- tenza che ha ristabilito un principio giuridico e di cui va riconosciuto il merito ai giudici e al mio avvocato, Paolo Falaschi. Come si rimedia, alle professioni spezzate? O peggio, alla fine dei tanti che si sono suici¬ dati, parlo di amici come Sergio Moroni e Renato Amorese, e dei tanti che non ho mai conosciuto». Ce l'ha con Di Pietro? «Di Pietro con me si è sempre comportato correttamente, ma nella mia vicenda, al processo Enimont, quello in cui si è poi tolto la toga, ha sbagliato due volte». Quando? «Ha sbagliate a non ricordare che sono stato io a raccontargli di quel finanziamento che veniva dai Ferruzzi e ha sbagliato a considerarlo un finanziamento illecito, che veniva dalla Montedison. Ci sono due lettere di Carlo Sama che spiegavano tutto molto molto bene. Sbagliando due volte, Di Pietro ha fatto di ogni erba un fascio...». In questo processo Enimont c'è pure Bettino Craxi... «Il suo è un caso diverso dal mio. Con Craxi la Cassazione ha stabilito che la regola del "non poteva non sapere" non è valida. Per me si doveva solo stabilire che quel finanziamento elettorale veniva da un privato. Un contributo lecito, dunque. Visto anche che sono l'unico imputato a cui la Montedison non ha chiesto il risarcimento danni». Perché, se invece i soldi venivano dalla Montedison? «Sarebbe stato un finanziamento illecito. Quel che conta è la qualificazione del comportamento». Ora ci sarà un'altra corte d'Appello, a Milano, che dovrà rivedere tutto. Ma intanto Veltroni sostiene che pur rispettando la decisione dei giudici, la corruzione c'era. «Mi stupisce questa sua dichiarazione. Sarà anche dispiaciuto... Ma che ci fosse la corruzione non c'è dubbio. Il problema è vedere se c'è stato un accanimento nei confronti di chi faceva parte di un sistema, nessun partito escluso. Penso a quanto ha scritto Colombo: che i magistrati hanno scoperto solo il 5% degli episodi. E l'altro 95%?». Pensa a un'amnistia? «Non l'ho mai invocata. Ma una commissione d'inchiesta poteva essere utile per chiarire molte cose. Pensiamo a come ci si è mossi per il finanziamento illecito: fino all'89 è amnistiato, dal '93 depenalizzato. Condannare e colpire solo chi ha ricevuto finanziamenti tra questi quattro anni, viola un principio di uguaglianza». Fabio Potetti Claudio Martelli

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