«Tribunale europeo in 20 giorni»

«Tribunale europeo in 20 giorni» INTERVISTA Dopo gli accordi raggiunti a Bonn due commissioni sono già al lavoro: «Schroeder ci è debitore» «Tribunale europeo in 20 giorni» rocesso IL MINISTRO DEGLI LAMBERTO Dini, ministro degli Esteri, dal vertice di Bonn è uscita la proposta di una Corte europea per Ocalan ma il presidente del Consiglio pensa all'espulsione. Quale è la posizione del governo? «Dall'incontro fra D'Alema e Schroeder sono emerse due indicazioni. Primo: un processo nell'ambito del Consiglio d'Europa sulla base della Convenzione contro il terrorismo e quindi la costituzione di una Corte che possa giudicare Ocalan. Secondo: incoraggiare la Turchia a prendere misure interne che accrescano la democrazia, diano maggiori garanzie sui diritti umani e favoriscano una soluzione pacifica per l'identità culturale curda, concentrata nel Sud-Est del Paese». Ma lei è d'accordo o no sull'espulsione di Ocalan? L'espressione e i gesti di Dini lasciano trasparire più di qualche incertezza. Soppesa le parole per evitare polemiche ma rivendica a chiare lettere il primato degli accordi sulla Corte. «Ripeto, dobbiamo portare avanti le intese raggiunte con la Germania. Questa è la nostra priorità. Il mio compito adesso è lavorare sul processo europeo. Non ci sono al momento altre ipotesi di lavoro o strade da percorrere. Solo se non avremo successo prenderemo in considerazione nuove ipotesi e lo faremo insieme nel governo, collegialmente». A Mosca chiederà al Cremlino di riprendersi Ocalan Juando scadranno i termini olla pcrmamenza in Italia? «Ho già avuto modo di chiarire ciò che farò a Mosca: appurare la dinamica degli eventi e soprattutto quale è stato l'atteggiamento russo sulla decisione di Ocalan di venire da noi». Negli incontri con il collega Joshka Fischer avete definito la proposta che sottoporrete,al Consìglio d'Europa? «Due gruppi di esperti sono già al lavoro. Ci baseremo sulla Convenzione di Strasburgo sul terrorismo. E' lì che riposa l'idea della Corte europea». Quindi andiamo verso un Tribunale ad hoc e non verso il trasferimento del processo ad Ocalan in un altro Paese del Consiglio d'Europa, come l'Austria o la Spagna? «Ora studiamo la proposta della Corte in ambito europeo, La possibilità di trasferire il processo altrove esiste. Ma esaminiamo per ora una Corte che sia espressione della volontà dell'intero Consiglio d'Europa». I tempi lo consentono? «Sì, se c'è volontà politica. Abbiamo davanti a noi tre settimane o poco più, salvo nuove decisioni della magistratura». La Turchia però è contraria ad una Corte sovranazionale. «L'assenza di una delle parti in causa può essere di ostacolo ma dobbiamo portare avanti le decisioni prese a Bonn». E il processo in Italia? «Non è nelle carte né nelle previsioni». II no di Bonn all'estradizione ha incrinato i rapporti con la Germania? «La Germania ci è debitrice per questa vicenda. Comprendiamo le loro ragioni, non possiamo giudicarle, ma adesso sappiamo di poter contare sul loro pieno appoggio per la soluzione del caso-Ocalan». Nella solidarietà dell'Europa all'Italia quanto ha pesato la presa di posizione dell'Internazionale Socialista? «Guardi, la dichiarazione dell'Internazionale Socialista è stata solo un sostegno. I governi dell'Ile quando un Paese membro è attaccato sono sempre uniti e solidali. E' già avvenuto più volte in passato». Durante l'ultimo consiglio dei ministri D'Alema ha usato toni duri contro le esternazioni dei singoli ministri e il segretario della Quercia Walter Veltroni vi ha chiesto di essere «più coesi». Si sente chiamato in causa? «No, non mi sento assolutamente chiamato in causa. Il presidente del Consiglio non desidera dichiarazioni discordanti fra i ministri. Quando emergono posizioni diverse giustamente dice di lasciare ai segretari dei partiti dialogare e fare polemica. Meglio non coinvolgere il governo. Su questo punto siamo d'accordo». Però le differenze ci sono. Lei è contro l'asilo mentre cossuttiani, Verdi e Francesco Cossiga sono a favore... Forte del sostegno trovato a Palazzo Chigi sul no all'asilo, Dini se la ride: «Beati loro!» Non solo Ramon Mantovani, che è all'opposizione, accompagna Ocalan fino a Roma ma anche un leader della maggioranza come Cossiga va a Bilbao per criticare ri governo spagnolo. Non crede che la politica estera esca indebolita dai blitz dei partiti? «Sui diritti umani in Italia ci sono diverse sensibilità. Però è bene che tali cose rimangano contenute e che non straripino troppo perché l'Italia non può essere il Paese che abbraccia tutte le tesi. Ogni qualvolta che c'è una piccola rivolta ci sono coloro che si schierano con i rivoltosi e non con i governi. Questa e una delle nostre caratteristiche. Se esageriamo mettiamo a repentaglio relazioni con Paesi amici, che hanno governi democratici come il nostro e che meritano rispetto». Molte le ombre sui nostri 007: sapevano ma non hanno previsto l'arrivo. Lei che giudizio dà sul loro operato? «Il 16 ottobre i turchi dissero che sarebbe potuto arrivare. Ma i nostri servizi non sono stati informati sulla sua presenza a Mosca né sul suo arrivo. Erano all'oscuro. Ci sono state manovre dietro le quinte per accompagnarlo in Italia». Perché fu la Turchia a svelare l'arresto di Ocalan, 14 ore dopo l'arrivo, e non noi? «Fu una decisione del Viminale, si tratta di circostanze che non conosco». Dini si interrompe un attimo, poi continua. «Il Viminale informò comunque subito, a tarda sera, il presidente del Consiglio e me medesimo dell'arresto. Ricordo bene». Durante quella notte fra 12 e 13 novembre vi furono contatti con Bonn ed Ankara? Dini gira il volto e quasi sottovoce dice: «Non ne sono al corrente». In America alcuni commentatori ritengono che l'Italia da Abu Abbas a Ocalan non sia cambiata: non riesce a distinguere un terrorista da un partigiano. Secondo lei Ocalan è l'uno o l'altro? «Ci sono sempre due componenti: gli ideali politici e i metodi per perseguirli. I primi devono essere rispettati, sui secondi il giudizio può essere opposto. Certo un movimento che commette crimini contro l'umanità deve essere perseguiti). Una delle cose che i turchi affermano e che il signor Ocalan ha preso 112 insegnanti nelle regioni curde e li ha fatti fucilare perché insegnavano il turco invece che il curdo. E' un'accusa che, se provata, comporta una condanna. Il Pkk e stalo dichiarato terrorista non solo dalla Turchia ma dalla Francia, dalla Germania, da altri Paesi europei e dagli Stati Uniti e anche da Amncsty international. Il signor Ocalan non può pensare attraverso i suoi metodi di conquistare la Turchia. Non è una lotta di liberazione. Non dimentichiamo poi che il Pkk è un partito, non rappresenta tutti i curdi ma solo una parte." ci sono altri movimenti hi lotta fra loro in quattro Paesi. Guai a mischiare gli ideali con i metodi». Abbiamo faticato per ottenere il sostegno di Washington. Sta cambiando il nostro rapporto con gli Usa? «Non è stato faticoso e non ci sono state incomprensioni con gli Usa su Ocalan. Come non ci sono state su Iraq, Iran, Libia. Siamo una componente importante, leale e fedele della Nato. Lo ha ribadito il via libera all'atto di attivazione delle forze Nato per il Kosovo durante la crisi di governo. Un atto che poteva aggravare la crisi. Ma abbiamo onorato gli impegni. E gli Usa hanno fiducia in noi, anche nel governo di Massimo D'Alema che io ho presentato loro recandomi a Washington». La Germania di Schroeder è in attrito con gli Usa a causa della proposta avanzata per rinunciare al «pruno uso» delle armi nucleari della Nato. Noi con chi stiamo? «11 nuovo governo di Bonn non intende portare avanti questa richiesta. La Nato è un'alleanza difensiva. La possibilità teorica dell'uso del nucleare non deve essere abbandonata perche è un detenente. Potrebbe invece essere abbandonata del tutto l'arma nucleare grazie al disanno con Mosca». Popò il voto dell'Assemblea Generale dell'Orni favorevole al progetto italiano di revisione del Consiglio di Sicurezza si può prevedere quando la riforma vedrà la luce? «No, non ci sono tempi. Dobbiamo cercare consensi. La svolta fatta, grazie all'Italia, è stato un passo molto importante. Ora dobbiamo studiare nuove formule, che non escludano nessuno, per avere il consenso di due terzi dei Paesi membri. Cercheremo il sostegno degli europei, a cominciare dalla Gennania. Prima avevamo posizioni diverse, ora ci sono le basi per lavorare in forte sintonia con Bonn». Maurizio Molinari fi fi Domani sarò a Mosca per cercare di capire quale è stato l'atteggiamento della Russia nella fase cruciale di questa vicenda ip ip fi fi I nostri 007 non erano stati informati di nulla Qualcuno ha fatto delle manovre dietro le quinte h Se la Turchia diceno alla corte sovrannazionale l'Europa dovrà andare avanti da sola ■■ 1 Il ministro degli Esteri Lamberto Dini A destra: il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder Ramon Mantovani responsabile esteri di Rifondazione comunista Sotto: il leader dei Ds Walter Veltroni