L' arma vincente è la Logistica
L' arma vincente è la Logistica Comprare, produrre e vendere prodotti in luoghi distanti tra loro L' arma vincente è la Logistica E tutto merito della «globalizzazione» Una volta si parlava di «trasporti», di «magazzini» e di «scorte», di «consegne», di «importazioni». Oggi c'è una parola sola che riunisce tutti questi concetti e altri ancora, li amalgama, e fa scorrere l'attività aziendale lungo il binario ottimale, la logistica. Nell'era della globalizzazione è diventata questa l'arma vincente per le imprese di ogni settore e natura: e, al contrario, una logistica inefficiente rischia di condannare all'insuccesso economico. Il problema è semplice, e può essere così sintetizzato: oggi compro dove voglio, produco dove mi conviene, vendo dove posso. Tre luoghi che a loro volta possono essere distanti - anche molto distanti - dal «cuore» dell'azienda che compra, produce e vende quel determinato bene. Se organizzo tutti i flussi a dovere, il successo è assicurato. Se sbaglio la mira, è un disastro. Perché tutto funzioni, sono necessari due ingredienti: una «mente» logistica interna all'azienda, e un sistema di trasporti, e di servizi connessi, efficienti e capillare, in grado di governare i tempi imposti dalla globalizzazione: quella che fa arrivare le fragole argentine sulle nostre tavole e che, approfittando del fuso orario favorevole, manda i nostri croissant a New York perché arrivino, freschi, per la colazione; quella che fa vendere in cinque continenti magliette o televisori prodotti in un unico stabilimento, che magari a loro volta sono stati assemblati utilizzando materie prime o semilavorati provenienti da un altro posto ancora. Al primo riguardo, il quadro è ancora contraddittorio: da un lato infatti ci sono in circolazione alcuni veri e propri «maghi della logistica» (ma ancora non sono moltissimi, lo sanno bene i «cacciatori di teste», che si contendono i «big» del settore per conto di aziende grandi e medie che hanno capito l'importanza di questa funzione aziendale). D'altro canto, come ricorda il presidente dell'Ailog (Associa¬ zione italiana di Logistica), Giulia Urgeletti Tinarelli, «una indagine del Censis ha rivelato che il 40°ó dei manager italiani alla fine ha ancora delle idee molto vaghe sulla logistica». Nelle grandi società comunque la «cultura della logistica» è ormai assimilata, e in queste aziende sempre più spesso anche il direttore di produzione risponde alla direzione logistica, come in fondo è logico che sia: il primo infatti è tradizionalmente misurato con il metro dell'efficienza, dunque rischia di essere condizionato dalla ricerca di economie di scala - e in ultima analisi rischia di diventare un accumulatore di scorte. Il secondo invece deve conciliare un processo che va dall'acquisto delle materie prime alla consegna dei lotti giusti nei posti giusti senza riempire magazzini: in questa chiave, la produzione diventa «solo» un passaggio di questo ciclo, magari condiviso con la Direzione Commerciale (laddove le due funzioni, commerciale e logistica, non siano a loro volta unificate). Anche al secondo,quello dei servizi logistici disponibili, il quadro si presenta contraddittorio, e in linea di massima la demarcazione è ira «pubblico» e «privato». Sono note infatti le inefficienze del nostro sistema ferroviario, in particolare del trasporto merci, come quelle del nostro sistema postale. Quello che invece sta dando segni di netto miglioramento è il settore dei porti, dove infatti si è registrata un'apertura della gestione ai privati in virtù della legge 84/94. Rispetto al '95, anno di entrata in vigore della legge, a fine '98 la movimentazione di merci nei porti italiani dovrebbe segnare il raddoppio, da 3 a 6 milioni di teu (il teu è la misura dei contenitori da 20 piedi, cioè poco più di 6 metri, per lato), e la prospettiva ritenuta realistica è di 8 milioni nel 2000. A fianco di questo sistema pubblico, e in particolare a partire dalle aziende di consegna e recapito nate nel secolo scorso, si è però, come noto, sviluppato un sistema privato prima di trasporti e poi di logistica intermodale, che ha saputo raccogliere le esigenze della globalizzazione, e oggi è sostanzialmente in grado di far arrivare in 24-48 ore merci da qualsiasi a qualsiasi parte del mondo. E per le imprese di ogni dimensione è la salvezza, perché solo così possono competere sul mercato globale.
Persone citate: Giulia Urgeletti Tinarelli
Luoghi citati: New York
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