Le «guerre» dell'Enel di M. Cor.

Le «guerre» dell'Enel Le «guerre» dell'Enel LA sfida ecologica porterà nuovi posti di lavoro. E dai «gas naturali» arriveranno 220 mila nuove assunzioni a fronte di investimenti per 15-20 mila miliardi. Ciucco Testa, presidente dell'Enel spiega il piano per ridurre i gas serra e nello stesso tempo dare impulso all'economia. Risultato che si otterrà ricorrendo molto di più ad impianti a ciclo combinato a gas naturale, per un totale di 22 mila Mw al 2010. Un impegno che Testa ha annunciato alla conferenza nazionale Energia e Ambiente e che «permetterà eh avere circa il 60% dell'energia prodotta dal parco termico con impianti obbligati all'uso del gas» trasformando anche «una gran pane degli impianti olio-gas esistenti». E il turbogas piace anche ai privati. L'amministratore delegato di Montedison Enrico Bondi spiega che produrre energia in centrali più efficienti vuol dire consumare meno combustibili ed avere un ambiente migliore. «Bisogna - dice Bondi - che le regole ci mettano in condizioni di farlo. Sarà una grandissima occasione di politica industriale, creeremo occupazione, innovazione tecnologica ed energia a costi più bassi, con un paese più pulito». E parlando di inquinamento Chicco Testa ricorda come l'Enel abbia già fatto molto per la riduzione delle emissioni. «Nel periodo 19901997 le emissioni di Co2 degli impianti dell'Enel si sono ridotte da 109 a 103 milioni di tonnellate l'anno, mentre la produzione di energia elettrica, sempre nello stesso arco di tempo, è passata da 181 a 187 miliardi di Kwh». «L'Enel dunque - ha continuato Testa - è stata già in grado di produrre 6 miliardi di Kwh in più emettendo 6 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno rispetto al 1990. Inoltre, le emissioni specifiche del parco di produzione si sono ridotte del 9%. Quindi oggi il settore elettrico, nel suo insieme, contribuisce per meno del 24% al totale nazionale delle emissioni di gas serra, considerando tutti i 6 gas serra del protocollo di Kyoto». Testa toma poi ad aprire il capitolo amaro della carbon tax che giudica discriminatoria. «E' un esempio doloroso nel contrasto tra le politiche di mercato e le politiche dirigistiche. Come è formulata penalizza i prodotti petroliferi e il carbone, come se lo stesso chilo di Co2 fosse più o meno nocivo a seconda della fonte da cui proviene». La Carbon tax continua dunque a far discutere. Per Pasquale De Vita, presidente dell'Unione petrolifera, la struttura della tassa, così come uscita dalla Camera, «comporterà entro breve termine un consistente taglio dei consumi petroliferi, calcolabile in circa 7-8 milioni di tonnellate». «L'imposta sull'olio combustibile ad uso industriale - spiega De Vita - è talmente elevata che già la prima tappa di aumento produrrà un processo di conversione ad altri combustibili più convenienti. Lo stesso può dirsi per il gasolio da riscaldamento che finirà per sopravvivere soltanto in quelle zone montane che potranno godere di un prezzo agevolato». Discorsi che non piacciono agli ambientalisti. Dal Wwf arriva una «bordata» all'ex compagno di militanza verde Chicco Testa. «Il problema non è nell'efficienza della produzione di energia ma nell'efficienza dell'uso», dice il responsabile della campagna clima lacomelli che contesta anche le affermazioni sulla Carbon tax. «Per fare un chilogrammo di Co2 non serve la stessa quantità di diversi combustibili». [m. cor.]

Persone citate: Bondi, Carbon, Chicco Testa, De Vita, Enrico Bondi, Testa