«La morte di Mauro è colpa di tutti» di Francesco Grignetti

«La morte di Mauro è colpa di tutti» Il paese non crede che sia stato il nomade a uccidere il bambino. Una nuova teste lo difende «La morte di Mauro è colpa di tutti» Frosinone, il vescovo ai funerali FROSINONE DAL NOSTRO INVIATO La bara ò bianca, conio si conviene a un bambino. Attraversata da una lunga sciarpa bianconera: la Juventus era la passione di Mauro, ricordava la sorellina Teresa. Ma le dimensioni della bara sono quello di un adulto. Perché Mauro era un undicenne troppo sviluppato. Morto, forse, proprio per questa contraddiziono. A Piedimoute è il giorno dei funerali. L'intero paese accorre. La madre e il padre di Mauro per qualche ora sospendono le ostilità Arriva dal carcere lo zio Libero Fortini, accusato di affiliazione alla camorra. Lo portano in chiesa tra grande spiegamento di forze e altrettanta curiosità dei concittadini. C'è puro mi giocatore dell'Udinese, Giuliano Gianchedda, gloria calcistica locale. Ma il vero protagonista del pomeriggio, che non sfugge all'attenzione di nessuno, è Bruno Bogdan. Il p<>.dre di Denis, il diciannovenne in carcere da ventiquattro oro, accusato di essere l'assassino del piccolo Mauro, ha deciso di sfidare tutto e tutti. La sua presenza davanti alla chiesa potrebbe suonare come provocazione. Invoco no. E' accolto come un vecchio amico. «Stamattina - dice - ho mandato dei fiori a Rosa, la mamma di Mauro. Ma non me la sono sentita di incontrarla. Non è il momento e lo capisco. Anch'io sono im padre. So cosa vuol dire perdere un figlio. Anch'io ho delle figlio piccolo. Giocavano spesso con Mauro. Lui passava con la sua bicicletta, lo chiamavano, si fermava. Era come uno di noi». E d'altra parto, quando il corteo funebre passa accanto alle roulotte dei Bogdan, non si sente un mugugno. Anzi. Qualcuno delle case Gcscal addirittura si sposta a confortare lo sorelline di Denis. C'è una fortissima solidarietà, insomma, tra i parenti dell'ucciso e la famiglia dello zingaro, Da questo parti non credono alle conclusioni della procura. 11 vero assassino, secondo loro, è ancora da individuare. «Io sono convinto - dice Bruno Bogdan - che il paese deve difendere mio figlio. Non sono io a dover parlare. E' mio figlio, che cosa mai potrei dire? No, sono gli altri, ora, che devono dire qualcosa». Il signor Bogdan, a caldo, aveva annunciato di voler condurre una sua controinchiesta. «Non un'indagine personale - spiega - ma un appello, lo, in questo ore, ho incontrato i giovani del paese. Gli ho detto di metterei una mano sulla coscienza. Devono vedere loro. "Denis lo conoscete bene. Adesso è in carcero. Aiutatemi a tirarlo fuori", gli ho detto. Mi hanno promesso che andranno tutti dal giudice a testimoniare. Senza bisogno di essere chiamati». La prima di queste testimonianze è venuta da Concetta Lupo, 24 anni, che disse di aver quasi investito il piccolo Mauro sulla strada del paese. Ieri sembrava aver modificato versione. Ma il procuratore Gian- franco Izzo ha smentito: non gli risulta nessun ripensamento. Sono uscite allo scoperto, poi, Antonietta Testa e Pierina Di Litta. Due amiche che abitano alle case popolari e sostengono di aver visto Denis nella sua roulotte alle 19 di mercoledì. «Siamo stati tutti insieme fino alle 21», ha detto Pierina Di Litta ai giornalisti. In sorata le due amiche sono andate in Procura, sfidando la paura di finire anche loro - come già è accaduto ad alcune persone, forse quattro - sul registro degli indagati per «false comunicazioni al pm». Di un generale sentimento d'incredulità, dominante a Cassino, si fa portavoce il vescovo di Cassino, monsignor Luca Brandolini. Nel celebrare la messa funebre, invita tutti alla calma: «Lasciamo com¬ piersi le doverose inchieste. La confusione del momento non ci consente di dare nulla di certo, nulla di scontato». Già la scelta delle letture era stata mirata. Caino e Abele, il fratello cattivo che attira in campagna il fratello buono, un cranio sfondato da una pietra. Incalza, il vescovo: «Ci sembra di vedere in questo episodio di Caino e Abele un misterioso ma reale compiersi della vicenda di cui siamo tutti attoniti protagonisti». «Però siamo tutti responsabili ha ancora affermato il presule perché lontani da Dio. Tanti altri peccati, meno noti e conosciuti, sono perpetrati quotidianamente nei confronti dell'infanzia, ma sono tollerati da tutti noi». Denis intanto continua a stare nel suo isolamento, rotto da una fu¬ gace visita di un deputato di Rinnovamento italiano, Lucio Testa. L'onorevole Testa ha potuto vederlo per un attimo, sincerarsi delle sue condizioni, ma non porre alcuna domanda specifica. La procura nel frattempo ha passato le carte al gip, Galli, che lo vedrà in mattinata. E finalmente le prime conclusioni della pubblica accusa verranno scoperte. Si conosceranno i particolari. «Ma finché il nostro avvocato non legge i documenti - mormora Bruno Bogdan - come possiamo difendere mio figlio? Se non sappiamo che cosa c'è scritto contro di lui, una difesa è impossibile. Anche per questo io aspetto. Non posso nuca mettermi a cercare testimoni di qualcosa che non si sa». Francesco Grignetti Il padre di Denis contatta gli amici del figlio: «Voi potete farlo scarcerare» Sulla bara bianca una sciarpa della Juve In chiesa anche un giocatore dell'Udinese Mauro lavarone. ucciso a I I anni A destra un momento dei funerali che sono stati celebrati ieri

Luoghi citati: Cassino, Frosinone