La nuova passione di Fanfani junior di Filippo Ceccarelli

La nuova passione di Fanfani junior La nuova passione di Fanfani junior «Porto un cognome legato a cinquanta anni di storia» ROMA. Certo ci vuole un'intemerata passione politica, o un certo gusto malevolo per {'hard-core partitico, pei-attraversare tutta la città - il traffico, il freddo, la pioggia, le pozzanghere - e arrivare alla fiera ili Roma dove stasera il figlio di Fanfani, Giorgio, chiude la sua campagna elettorale come candidato, senza troppe speranze per la verità, dell'Udì- a presidente della Provincia. Si dira: mica è obbligatorio. E infatti le gradinate, nonostante l'impavesamento di manifesti che ritraggono il volto soddisfatto dell'aspirante, un manager con barbetta, appaiono desolatamente deserte, nonostante il preamiunciato discorso di Cossiga. La platea no, solo le ultime file sono vuote. I fratelli Fanfani, oltretutlo, sono già sette, e ognuno reca una famiglia piuttosto numerosa. Per il resto, a parte un paio di legittimi torpedoni dai Castelli, si nota in sala la più incongrua atmosfera democristiana, però contaminata e nonostante Anna Kanakis, altissima e fasciatissima, in doloroso decadimento. C'è l'onorevole Cazora, c'è Darida, ci sono diverse inanime con bambini a loro volta sapientemente dotati di game-boy elettronico. Si notano enormi armadi umani, anche mi- nacciosamente pelati, addetti alla sicurezza (agenzia privata, addio vecchio servizio d'ordine di militanti). Un'attesa lunga e una colonna musicale di straordinario assortimento che ha inanellato, nell'ordine: disco-music, Rain and tears, Vitti na' crozza (dal vivo, con fisarmonica) e un plausibile inno dell'udr che a un certo punto sembra che dica «Libertà è Mastella che brilla». Mentre inve- ce è «mia» stella, che brilla. Finalmente s'inizia. Va al microfono questo Fanfani che non assomiglia a Fanfani. Ha 46 anni, una leggera erre moscia, sembra anche simpatico e a modo. «Chi vi parla viene da una lunga e preziosa esperienza manageriale». Ha lavorato all'Eni e alla Seat Pagine Gialle (che invano ha pure cercato di comprare). Particolare un pochino inquietante: colleziona chiavi d'albergo (ne ha 750). Sostiene di aver percorso 15 mila chilometri d'altroieri, sul Tempo, erano 12.500). A un certo punto s'impenna: in campagna elettorale «ho avuto la gioia di vedere fiorire la pianta della speranza». Sara. Affronta deciso la questione familiare: «Porto un cognome legato a cinquant'anni di gloriosa storia italiana» (con Sette era stato più problematico: «Ho passato la vita a rendermi autonomo da un cognome del quale vado orgoglioso»). Chiarisce il programma dell'Udr accennando infine al «prevedibile successo» e definisce questa chiusura di campagna elettorale «un memorabile incontro». Non ha mai fatto politica - né si capisce tanto perché voglia farla. Comunque il padre, che non sta tanto bene, gli ha fatto gli auguri. Maria Pia non c'era. Cossiga ha lo¬ dato quel suo «soprassalto di orgoglio famigliare». Se Giorgio Fanfani prende un po' di voti, potrà cercare - o far credere - di orientarli su uno dei due candidati che andranno al ballottaggio. Tre settimane fa gli sono entrati nell'ufficio e gli hanno fregato due computer (il telefonino e il Vhs no). E' stato in pratica l'unico brivido della campagna elettorale. Sanza ha fatto una dichiarazione indignata. Applausi, buonanotte e grazie dalla Fiera di Roma e dalla politica evanescente che va oggi. Comunque ci voleva davvero una bella passione - o anche lì un'insana voglia di perversioni tardo-partitiche - anche per recarsi ai comizi di chiusura dei candidati-presidenti del Polo e della Sinistra. Rispettivamente: Silvano Moffa, di An, sindaco di Colleferro, che sorride dai muri di Roma con un'arietta tra il soddisfatto e l'astuto. E Pasqualina Napoletano, una ex comunista del No già europarlamentare e organizzatrice della campagna elettorale di Veltroni, anche una bella donna, eppure molto meno reclamizzata del suo avversario. Non è esattamente uno scontro fra titani, né uno sfavillante conflitto di suggestioni simboliche. Con tutta la buona volontà, non si può dire che i partiti capitolini, sempre più estenuati e introversi, abbiano avuto la mano felice nella scelta dei candidati a presiedere un organismo, la provincia, oltretutto d'incerto destino. A parte la candidatura di Fanfani junior, di cui davvero sfugge il senso, in nome di un curioso bipolarismo d'apparato il Polo presenta un politico professionista, Moffa, che è stato il capo della segreteria di Rauti segretario del msi. Mentre la sinistra offre all'elettorato la Napoletano, ottima funzionaria, ma molto più stimata nel suo partito di quanto sia conosciuta fuori. Anche ai loro comizi non era obbligatorio partecipare - e infatti l'affluenza è stata quella che è stata, una partecipazione di nicchia. E tuttavia la questione è che domenica, nella capitale, dovrebbero votare qualcosa come 3 milioni e 200 mila elettori. Dovrebbero, perché il problema è proprio questo: l'assenteismo esplosivo, l'indifferenza totale, l'impressione che questa sia stata la più vuota e la meno frequentata campagna elettorale che nella sua lunga storia politica Roma abbia mai conosciuto. Filippo Ceccarelli Il figlio dell'ex premier in campo per la Provincia di Roma con TUdr Qui accanto Pasqualina Napoletano candidata dell'Ulivo alle provinciali di Roma A destra Giorgio Fanfani in campo con l'Udr di Cossiga

Luoghi citati: Colleferro, Roma