«Niente soldi ai preti»

«Niente soldi ai preti» «Nessuna crociata a favore delle scuole cattoliche, ma una battaglia di libertà per tutti» «Niente soldi ai preti» Buttiglione: noi pensiamo alla famiglia IL LEADER DELL'UDR ROMA I NSOMMA, onorevole But■ tiglione, lei seguita a insistere per i contributi alle scuole private. «Neanche per sogno». Come? «Dico: neanche per sogno. Noi non siamo quelli che vogliono dare i soldi ai preti...». Lei, onorevole Buttiglione, non vuol dare soldi ai preti? «Sì, ha capito bene». A proposito di soldi ai preti, che ne pensa dell'inchiesta sui fondi dell'otto per mille? «Posso solo ripetere ciò che ha detto anche Ruini: massima pulizia e massima trasparenza. E non solo sull'otto per mille, ma su tutto il denaro proveniente dalle offerte». Ma nella fattispecie lei è innocentista o colpevolista? «Guardi, arrivo ora dagli Stati Uniti e di questi sviluppi so poco. Ma in passato mi sono occupato personalmente di raccolte di fondi, ricordo quelli per il terremoto in Armenia, e devo dire che ogni cento lire versate, novantasette sono arrivate in Armenia e le tre mancanti sono andate in spese. Dubito che lo Stato possa fare meglio». Lei ha detto che non intende dare soldi alle scuole dei preti. Dov'è il trucco? «Da nessuna parte. Noi non facciamo una crociata a favore delle scuole cattoliche ma una battaglia di libertà per tutti e non soltanto sulle scuole. Noi proponiamo che tutti i servizi pubblici, e non soltanto le scuole, vengano affidati ai privati, purché in aperta concorrenza. Se c'è concorrenza, i cittadini hanno la possibilità di scegliere. Secondo noi chiunque può usare le risorse per aprire scuole e chiunque può determinare la chiusura di una scuola che non funziona». Quindi secondo lei dovrebbero, o potrebbero esistere decine di scuole diverse, magari centinaia... «E perché no? 0 forse a lei pia- cerebbe che ci fosse un solo giornale e di Stato? Ci pensi: non esiste un solo argomento a favore della scuola libera che non sia valido anche per sostenere la necessità della stampa libera. Il potere del cittadino consiste nella possibilità di scelta da parte degli studenti e delle famiglie. Se la scuola sa che studente e famiglia sono determinanti per la sua sopravvivenza, offrirà il meglio». E tecnicamente come dovrebbe funzionare? «Si devono sostenere, anziché le scuole, le famiglie. I soldi vanno dati ai cittadini, non alle scuole dei preti o di chiunque altro. Si possono dare dei buoni o degli sgravi fiscali, o altro. Purché si raggiunga lo stesso risultato: dare al cittadino gli strumenti per ottenere il meglio per se stesso e determinare il successo o l'insuccesso di chi fornisce il servizio: massima qualità e massima libertà che vanno a braccetto». L'onorevole Manconi propone che lo Stato si assuma alcuni oneri, come la telematica, Internet... «Sono d'accordo su tutto quello che ha scritto Manconi, ma non vedo perché fornire gratuitamente Internet, cosa che favorisce famiglie che già possono permetterselo, e non aiutare le famiglie costrette a mandare il bambino dalle suore perché la madre lavora e non c'è altra soluzione». E la scuola di Stato? Che ne sarebbe? «La scuola di Stato finora ha funzionato come in un sistema totalitario: io ti do questi programmi, questi insegnanti, queste aule, questi criteri, o mangi questa minestra o salti dalla finestra». Dunque? Da buttare dalla finestra per cambiare la minestra? «Lo Stato dovrà sempre garantire dei criteri, garantire uno standard e svolgere una funzione di protezione del cittadino. E' indispensabile che tutti abbiano a scuola una preparazione matematica, che parlino e scrivano bene l'italiano e che conoscano due lingue e siano almeno in grado di leggerle, oltre alla storia d'Italia. Ma lo Stato per fortuna ha più esigenze rispetto a ieri». Cioè quali? «Fino a ieri la scuola, specialmente i licei", serviva per creare funzionari di Stato. Oggi non è più così. Oggi serve per dare ai cittadini l'accesso al mercato del lavoro». E quindi che scuola ha in mente? «Vedo quello che fanno i tede¬ schi, i quali hanno nelle loro scuole un apprendistato di altissima qualità che aiuta moltissimo i giovani a risolvere l'angoscia dal lavoro. E credo proprio che, dopo le elementari e le medie, a partire dal decimo anno di scuola, si dovrebbe dare la formazione per arrivare preparati sul mercato del lavoro». Quindi, lei vorrebbe che la scuola insegnasse un mestiere? «Dico che la scuola dovrebbe basarsi sulle stesse caratteristiche di flessibilità e di libertà che ha anche il mercato. E credo anche, dicendo queste cose, di trovare d'accordo Berlinguer, che è un uomo esperto di scuola e di università, come anche la Confindustria e chiunque abbia a cuore la sorte della scuola e del futuro di questo Paese». Paolo Guzzanti L'istruzione di Stato sinora ha funzionato come in un sistema totalitario: o mangi questa minestra o salti dalla finestra p p // mio modello resta quello tedesco: un apprendistato che aiuta i giovani a risolvere l'angoscia del lavoro p p Il leader dell'Udr Rocco Buttiglione Papa Giovanni Paolo II

Persone citate: Berlinguer, Buttiglione, Giovanni Paolo Ii, Manconi, Paolo Guzzanti, Rocco Buttiglione Papa, Ruini

Luoghi citati: Armenia, Italia, Roma, Stati Uniti