«Parità, D'Alema pensaci tu» di Enrico Singer

«Parità, D'Alema pensaci tu» Cinquemila in corteo a Roma per gli aiuti alla scuola privata; e una parte del governo appoggia «Parità, D'Alema pensaci tu» Anche suore in piazza perprotesta ROMA. Suor Angela è arrivata da Monza. In piazza Navona, sotto una pioggia sottilo, se no sta vicino ad altro religiose tra gli striscioni e gli ombrelli del popolo della scuola privata venuto qui a manifestare per la parità Sul palco sta parlando don Antonio Perrone, che è presidente della Federazione degli istituti di attività educative. Dice che la libertà di scelta è mi diritto che deve essere accessibile a tutti. E suor Angela, dietro i suoi grandi occhiali, annuisce. Da vent'anni insegna italiano nel Liceo artistico di Monza. «La nostra non è una scuola per ricchi. Gli istituti religiosi, sa, sono nati per i poveri. Ma non hanno l'ondi. Devono vivere con le rette e allora o si vive male, o si esclude chi non può pagare». Ha le idee molto chiare suor Angela del Preziosissimo Sangue di Gesù. «Parità significa possibibtà di scegliere un progetto educativo. E il nostro vaie almeno quanto quello della scuola statale. La soluzione? Non credo che potranno bastare i buoni scuola. Si dovrebbe arrivare a mi sistema pubblico integrato, fatto di scuole stataU e non statali. Per carità, non scriva private. Scuola privata sa tanto di diplomiicio. Nelle nostre scuole, invece, si studia. E tanto». Si studia al punto che in questa «giornata nazionale per la parità» nessuna scuola ha chiuso. In piazza Navona sono arrivate delegazioni di studenti, di genitori e di insegnanti. Cinquemila persone. «11 nostro modo di manifestare ò diverso, ma se proprio volete misurarci con i numeri, abbiamo un milione e 400 mila firme che porteremo al presidente del Senato», dice un genitore. Sul palco, adesso, cantano le ragazze del «Bakita Vocalist», un gruppo nato nell'istituto magistrale di Scliio intitolato a Bakita, una suora africana. Ad ascoltare ci sono anche dei politici: c'è Rocco Butti¬ gliene, c'è Angelo Sanza, c'è il sottosegretario Teresio Delfino dell'Udr e c'è Carlo Giovanardi del Ccd. Circondati da ragazzi in jeans, anfibi e zainetti. Proprio come quelli che una decina di giorni fa avevano manifestato contro «i soldi alle private» nelle strade di Roma. «Io questa contrapposizione non la capisco», dice Fabio, uno studente dell'Alexis Carrell, liceo scientifico di Milano. «Abito in una zona popolare vicino alla Bovisa e conosco tanti ragazzi che vorrebbero venire nella mia scuola. Il problema è renderla accessibile. Altro che scontro. Perché non si fa un referendum tra i giovani?». Quelli dell'Alexis Carrell - quasi tutti ragazzi - familiarizzano con la delegazione dell'istituto romano Sacro Cuore di Trinità de' Monti quasi tutte ragazze - e i giudizi coincidono. «Per chi non ha i soldi, una scuola come la nostra è irraggiungibile, ma la Costituzione garantisce la libertà di scelta», dice Chiara, ragazza siciliana che studia al Sacro Cuore in convitto a un mibone e 300 mila lire al mese. Di «interni)) come lei nell'istituto ce ne sono soltanto sei. La retta è di sette milioni l'anno. «Ma non ci rubano mica i soldi. E' quello che spende lo Stato per uno studente nella scuola pubblica tra stipendi ai professori, sedi e tutto il resto. Sono i dati dell'Istat. Quello che non è giusto è che noi paghiamo due volte. Pagliiamo le tasse allo Stato anche per la scuola pubblica e paghiamo la retta», dice Raffaele De Mucci che ha una figlia al Sacro Cuore. Raffaele De Mucci vive nel mondo dell'insegnamento. E' professore di scienze politiche alla Luiss e non è un nemico della scuola statale. «Per mia figba ho scelto in base a una situazione precisa: abito vicino San Pietro, in centro, ma per due strade la mia Circoscrizione è la diciottesima, quartiere Aurelio, e qui di buone scuole statali non ce ne sono». Questo «legare» le iscrizioni alla residenza trasforma in classista proprio la scuola statale: quelle migliori sono riservate a chi abita nei quartieri-bene. Ne sanno qualcosa i genitori venuti qui a difendere le loro scuole private della periferia romana: Nostra Signora della Neve di Tor Sapienza, Cristo Re di Casetta Mattei, Sacri Cuori di Torrevecchia. Come? Le proposte della gente in piazza sono tante. C'è chi vorrebbe una detrazione fiscale pari alla spesa delle rette «come si fa per il mu¬ tuo o per l'assicurazione sulla vita». C'è chi si accontenterebbe di buoni-libro. E chi, come la signora Rosella Scarpitti, propone di considerare le scuole non statali degli enti senza fine di lucro e di non tassarle più. Ma su un punto sono tutti d'accordo: qualcosa si sta muovendo. «Finalmente. Certo, dopo 40 anni di governi de, ci voleva D'Alema e questo compromesso storico alla rovescia. Ma l'importante è il risultato... Se ci si arriverà davvero». Enrico Singer «Dopo quarant'anni di governi De qualcosa si muove Ci voleva il Pds...» La manifestazione per la parità ieri in piazza Navona

Luoghi citati: Milano, Monza, Roma, Trinità, Udr