«Troppe tasse frenano la crescita economica» di Marco Zatterin

«Troppe tasse frenano la crescita economica» SCENARI «Troppe tasse frenano la crescita economica» LÀ RICETTA DI AGNELLI TORINO. Primo: essere competitivi sul palcoscenico mondiale è «condizione essenziale» del progresso. Secondo: «Non è possibile indurre sviluppo senza alleggerire il carico fiscale» che grava sull'economia. Giovanni Agnelli si rivolge espressamente ai tredici governi «socialisteggianti» che formano la nuova cornice politica dell'Unione europea, e offre due comandamenti per risolvere il problema «quasi impossibile» di coniugare rigore, occupazione e salvaguardia dei valori del Welfare State. Il male endemico dell'Europa, spiega il presidente d'onore della Fiat, è l'assenza di più robusti ritmi di crescita che permettano di alleviare il dramma «diffuso e acuto» dei senzalavoro. La risposta, assicura, sta nella capacità di dimostrarsi concorrenziali a livello planetario, con meno vincoli e tasse. L'alternativa è uno scenario fosco nel quale «la voglia di protezionismo potrebbe rialzare la sua brutta testa». Giovanni Agnelli prende la parola al termine del convegno «Il Piemonte e l'Europa dell'Euro» organizzato dalla Federazione dei Cavalieri del Lavoro, e subito sottolinea i vantaggio e i rischi dell'inserimento del Vecchio Continente nel mondo dell'economia globale. Ci sono più mercati, opportunità e possibilità, afferma, ma anche le maggiori insidie della concorrenza, oltre che una più marcata sensibilità alle crisi. In tale contesto, la perdita dei posti di lavoro ha alimentato nei cittadini un sentimento di incertezza per il futuro, e così «la globalizzazione e il libero scambio vengono guardati con sospetto». Come se tutto questo non bastasse, «si aggiunge la stanchezza verso le politiche di rigore» adottate dai governi per centrare gli obiettivi imposti dal difficile e importante passaggio all'Euro. L'arrivo della moneta unica, ha messo in evidenza Agnelli, avviene nel momento in cui «l'elettorato europeo è tornato ad affidarsi alla sponda socialdemocratica nel tentativo di ottenere un margine di tutela e stabilità sociale che lo ponga al riparo dalle conseguenze di un quadro economico mondiale in fase di rapido e turbolento mutamento». L'opera dei governi è pertanto la più impegnativa, è «un compito che non ha precedenti», bisogna mantenere la stretta e battersi per l'occupazione. Tuttavia, indica il presidente d'onore del gruppo del Lingotto, fra tante parole sulla necessità di nuovi patti e nuove concertazioni a livello europeo, «non sentiamo parlare di competitività, che pure dovrebbe essere fattore primario per accelerare la crescita e per una maggiore creazione di posti». E' una scelta inevitabile, insiste Agnelli. Ma c'è un problema: il rapporto tra tassazione e sviluppo. «In Europa la storia della socialdemocrazia si è legata ad una politica redistributiva imperniata sul Welfare State e resa possibile dal progressivo inasprimento degli oneri del Fisco». Adesso bisogna cambiare, è il pensiero dell'industriale, l'Euro- pa deve rinnovarsi rispetto alle tradizioni degli ultimi cinquantanni, pensando a generare nuove risorse piuttosto che ripartire le esistenti. E questo si fa riducendo le tasse, rilanciando gli investimenti pubblici, mentre «sarebbe controproducente gonfiare la spesa pubblica». Proprio gli investimenti, argomenta Agnelli, servono ad un'Europa («e soprattutto ad un'Italia») che ha l'esigenza di modernizzare le grandi infrastrutture. Un im- pegno in questo senso - aggiunge - «potrà indubbiamente recare benefici diretti sul piano dell'occupazione». Eppure il contributo più corposo, per quanto indiretto, secondo il presidente d'onore della Fiat «verrà se gli investimenti pubblici saranno finalizzati a rendere effettivamente più competitiva l'economia». Le imprese devono recitare la loro parte sfruttando i benefici della moneta unica, dice Agnelli, però «occorre fare in modo che i nuovi in¬ vestimenti portino all'utilizzo più intensivo di manodopera», senza pensare di aggirare il nodo di un costo del lavoro minore e di una mobilità amplificata riproponendo «scelte tanto illusorie quanto dannose come le 35 ore». L'economia ha dunque bisogno di essere liberata dai lacci, per pensare in temini globali in un contetso di regole ispirate alla flessibilità. Deve poter pagare meno tributi allo Stato. Deve insomma riuscire ad essere competitiva nei confronti dei grandi concorrenti e questo, spiega Agnelli, devono capirlo anche quei politici che sperano di ritrovare l'antico primato europeo riducendo i margini di autonomia delle istituzioni monetarie guardiane del rigore. «La funzione direttiva della politica si esercita stabilendo un dialogo continuo con i cittadini e indicando loro un senso di marcia, un percorso di progresso», ha concluso Agnelli. E, come si diceva in partenza, «una maggiore competitività sulla scena globale è condizione essenziale di progresso». Marco Zatterin L'Avvocato: per lo sviluppo serve maggiore competitività investimenti e un Fisco meno pesante II presidente del Consiglio Massimo D'Alema Agnelli lancia un messaggio ai governi socialisti d'Europa

Persone citate: Agnelli, D'alema Agnelli, Giovanni Agnelli

Luoghi citati: Europa, Italia, Piemonte, Torino, Vecchio Continente