«Apo? Un immigrato clandestino» di Augusto Minzolini

«Apo? Un immigrato clandestino» PAGINA «Apo? Un immigrato clandestino» D'Alema: dal 23 dicembre può essere espulso BONN DAL NOSTRO INVIATO C'è da capirla la reazione piccata di D'Alema. Gli rimane questa brutta gatta da pelare - rischiosa come non mai- ma almeno ha una soddisfazione: l'Italia ha tenuto fede agli accordi internazionali, ha arrestato una persona colpita dal mandato di cattura di un altro Paese europeo; la Germania non ha avuto lo stesso coraggio, ha emesso un mandato di cattura su un terrorista ma non ha voluto processarlo. In più - ed è l'unico vero risultato che D'Alema ha ottenuto nel viaggio a Bonn - il cancellire tedesco dopo quel «no» ha dovuto pronunciare tanti «sì», ha dovuto, nei fatti, accettare l'impostazione del nostro governo: «Ora il no della Germania c'è - ha osservato ancora D'Alema - contemporaneamente, però, i tedeschi si sono resi parte di questa vicenda, c'è un impegno comune a mettere su questa Corte Internazionale. E' una cosa su cui si può lavorare perché di fronte ad una Corte italiana un procuratore tedesco non può comparire, di fronte ad una Corte internazionale sì». Eh sì, dopo quel «no» che pesa, i tedeschi debbono assecondare la diplomazia italiana non fosse altro per riconoscenza. E, a sentire il consuntivo del viaggio fatto da D'Alema, oltre all'appoggio al tentativo di far decollare l'ipotesi del tribunale internazionale nel prossimo vertice europeo di Vienna, c'è anche il sostegno ad un'iniziativa europea sulla Turchia per spingerla a trovare una soluzione per la crisi. «Abbiamo deciso di porre insieme - ha raccontato al suo staff il premier - la questione dei rapporti con la Turchia. Bisogna trovare, ad esempio, una soluzione politica per l'immigrazione. In Italia arrivano 300-400 curdi al giorno. Abbiamo coinvolto la Ger- mania su questo terreno». Nell'offensiva diplomatica verso Ankara D'Alema e Schroeder hanno intenzione anche di giocare l'arma delle lusinghe, accelerando i tempi dell'avvicinamento della Turchìa all'unione europea. Dini e Usuo collega tedesco, Fisher, stanno preparando un documento sull'argomento. Insomma, anche se le cose non vanno per il verso giusto, ci si può consolare. L'Italia continua ad avere questa patata bollente, ma intanto può giocare un ruolo di primo piano sullo scenario internazionale, con la Germania che non può non appoggiarla. Solo che per farlo il governo italiano non può dare l'immagine che ha dato in questi giorni: la maggioranza in perenne fibrillazione, qualche ministro che esce di senno e la constatazione che i limiti dei nostri servizi sono struttura. Di questi ultimi D'Alema parla poco e niente. I suoi collaboratori sono convinti che non ci saranno decapitazioni ai vertici. Le polemiche di alcuni ministri, invece, non gli sono andate giù. L'altro ieri aveva chiuso l'argomento con una battuta in romanesco regalata ad uno dei suoi consiglieri più fidati: «Sò ragazzi...». Ieri, però, ha voluto affrontare la questione nella riunione del Consiglio dei ministri, con i diretti interessati. «Le procedure dell'asilo - ha spiegato ai suoi - stanno lì. al ministero dell'Interno. Non riguardano Dini. Dobbiamo smetterla di farci del male. Queste interviste, queste dichiarazioni, quel darsi sulla voce sono cose sbagliate. E' un errore avventurarsi in polemiche inutili. E necessario usare misura, cautela e mo¬ derazione. Su certi argomenti delicati bisogna muoversi con compattezza e collegialità. E' sbagliato dire di no all'asilo, ma in questo momento è sbagliato anche dire di sì. C'è una commissione che deve verificare se ci sono le condizioni per l'asilo. Ed è da vedere se con i reati di cui è accusato esistono. In ogni caso dobbiamo essere responsabili, non vogliamo bombe o gente che si brucia in Italia. Ecco perché bisogna mantenere la calma. Dobbiamo stare tranquilli. Abbiamo una grande solidarietà dall'Europa. Il consenso degli Usa, l'apprezzamento por la posizione assunta dall'Italia. A partire da domani si riprende a lavorare insieme. Arriva il ministro degli Esteri tedesco e cercheremo di vedere se è praticabile questa idea della Corte Internazionale. Una soluzione nuova e moderna per cui l'Italia è pronta a fare la sua parte». Archiviata la speranza dell'estradizione in Germania bisogna pensare ;i qualcos'altro. E so anche le idee «moderne» non approderanno a nulla, se «la fantasia» di cui lui parlati) Schroeder non servirà a niente, cosa succederà? Come farà il governo italiano a Liberarsi di lineila patata bollente che porta il nome ili Ocalan? Ieri, archiviata la speranza dell'estradizione in Germania, questi interrogativi si sono moltiplicati: il premier lui dovuto rassicurare ministri, esponenti della maggioranza, perfino i suoi consiglieri più vicini. Oliale potrebbe essere l'epilogo di questo gioco rischioso se tutte le strade rimarranno sbarrate. «Fino al 22 dicembri; - si è limitato a dire D'Alema, che da buon taoista non vuole t'asciarsi la testa prima che sia rotta - Ocalan è sotto la sorveglianza della Digos per ordine della magistratura. Il 22 quella misura scade e senza nuovi provvedimenti Ocalan è un uomo libero, non posso neppure farlo pedinare. A quel punto il problema diventerà amministrativo. O gli diamo l'asilo, o gli diamo l'espulsione. Senza l'asilo Ocalan diventa un immigrato clandestino come gli altri e come tale può essere espulso». Discorsi che sono un avvertimento alla Germania, agli Usa e a quant'altri. Se qualcuno non si muoverà nelle prossime settimane, se non sarà messo in piedi questo tribunale internazionale, o quant'altro, l'Italia potrà anche «respingere» {gli esperti di Palazzo Chigi preferiscono usare questo termine) l'«immigrato clandestino Ocalan». In Russia, cioè dal Paese da cui è venuto (Dini passerà il weekend a Mosca) o in un altro Paese. E dopo il «no» di oggi neppure Schroeder potrà dire niente. Augusto Minzolini Ai ministri: smettetela di darvi sulla voce con le interviste. Così ci facciamo del male Qui sopra «Apo- Ocalan A sinistra il ministro degli Esteri Lamberto Dini