Ocalan, la Germania dice no
Ocalan, la Germania dice no Bonn teme episodi di violenza con la comunità turca. Ankara respinge la soluzione internazionale Ocalan, la Germania dice no Schroeder: non chiederemo l'estradizione BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Germania non accoglierà Abdullah Ocalan, e per la soluzione della tempesta politicogiudiziaria innescata dall'arresto del leader curdo l'Italia si affida adesso all'Europa e a un «tribunale internazionale» che 10 processi: un'ipotesi caldeggiata da Roma e da Bonn ma dai contorni ancora imprecisi e comunque di difficile e non immediata realizzazione, avvertivano ieri sera esperti tedeschi. «Il leader del Pkk non sarà estradato, perché il suo arrivo metterebbe a rischio la pace sociale in un Paese nel quale vivono oltre due milioni di turchi e oltre quattrocentomila curdi, la maggiore concentrazione in Europa», ha confermato ieri a Massimo D'Alema il cancelliere Schroeder. Trasformando la «visita d'introduzione» fra due capi di governo freschi di nomina in una prova di forza dalla quale 11 premier italiano è uscito visibilmente deluso e freddamente irritato, nonostante la «comprensione» per le difficoltà tedesche e le riaffermate dichiarazioni di «amicizia» e «collaborazione» fra i due Paesi. «Le ragioni di Gerhard Schroeder sono certo molto serie, e non spetta a me giudicare i problemi della sicurezza tedesca (...). Della decisione del governo di Bonn non si può che prendere atto (...). Qualsiasi cosa pensi io su quel che dovrebbe fare la Germania, quel che fa la Germania lo fa la Germania», ha commentato il capo del governo italiano con una sintetica successione di chiose che Schroeder ha presto echeggiato. «Come reagirei alla ihberazionc di Ocalan? Sarebbe un problema di competenza del governo italiano», ha risposto il Cancelliere a chi gli chiedeva un pronostico e - indirettamente - anche a Massimo D'Alema che gli ricordava i confini giudiziari dell'azione italiana, che sottolineava «l'ordine del tribunale di tenere Ocalan sotto controllo l'ino al 22 di dicembre», che insisteva sulla «scadenza della sorveglianza» a partire dal giorno successivo, il 23. Per volontà tedesca e per necessità italiana, il caso Ocalan diventa dunque «un problema europeo». Ma è per l'appunto il «problema Ocalan» a trasformare la crisi curda nel suo insieme in un «tema europeo», come probabilmente il leader del Pkk si augurava: Massimo D'Alema e Gerhard Schroeder hanno incaricato i rispettivi ministri degli Esteri Lamberto Dini e Joschka Fischer, che si incontreranno oggi a Roma, di preparare al più presto «un'iniziativa dell'Unione Europea nei confronti della Turchia» (che ieri sera considerava tut¬ tavia «inaccettabile l'europeizzazione» della crisi). Per «sollecitare un confronto amichevole e una soluzione pacifica» del conflitto curdo basata «sul riconoscimento dell'integrità territoriale e sulla sicurezza della Turchia», oltre che «sulla sicurezza del popolo curdo». E per «combattere i! terrorismo con il controllo della legge»: e processare regolarmente Ocalan, dunque. A D'Alema, Schroeder ha confessato che la decisione sull'estradizione del capo del Pkk è stata «la più difficile degli ultimi tempi». Al Cancelliere tedesco, il premier italiano ha risposto dicendosi certo che «da questa prova i rapporti fra due Paesi chiave per la costruzione europea usciranno rafforzati». Per il momento, tuttavia, è piuttosto l'imbarazzo reciproco a dominare le relazioni italo-tedesche. Fonti vicine ai servizi segreti federali, ieri, accusavano l'Italia di avere gestito il caso con faciloneria e approssimazione: perche, si chiedevano, il leader curdo non è stato subito rispedito in Russia, al momento del suo arrivo a Roma da Mosca? Perché non è stato intercettato prima? lì perche le autorità italiane non hanno usato la stessa cautela eh quelle belghe, che avrebbero risposto alla «richiesta di asilo» avanzata da Ocalan consultandosi con Bonn per sondarne le intenzioni, ed evitare una crisi come quella che avvelena i rapporti fra l'Italia di Massimo D'Alema e la Germania di Gerhard Schroeder? Anche il comportamento del governo tedesco non è privo di contraddizioni e di interrogativi inquietanti. Perche, ostato l'atto notare a Schroeder, la Germania rifiuta di estradare e di processare, dunque - un ricercato colpito da un mandato di cattura internazionale emesso proprio dalla magistratura tedesca? «1 trattati internazionali consentono a un governo di rifiutare l'estradizione, se questo rifiuto è motivato», ha risposto il Cancelliere. Sollevando un quesito gravido di conseguenze: è lecito contrapporre il diritto e la sua pratica, il suo rispetto, all'interesse? nazionale? Con il rifiuto di estradare e processare Ocalan, Gerhard Schroeder ha confermato la sua vocazione al pragmatismo: sottovalutando, forse, il rischio di una capitolazione dello Stato di diritto di fronte alla violenza. Emanuele Novazio IL PREMIER «In Germania vivono due milioni di turchi e 400 mila curdi E' la maggiore concentrazione d'Europa I tedeschi hanno ragioni serie per dire di no Non tocca a me giudicare i problemi della sicurezza degli altri Paesi La decisione spetta a loro, qualsiasi cosa ne pensi io» IL CANCELLIERE «Chiedo la vostra comprensione La decisione sul leader del Pkk è stata la più difficile degli ultimi tempi Si devono cercare soluzioni politiche che non mettano in forse l'integrità territoriale della Turchia e garantiscano il rispetto dei diritti basilari delle minoranze» C*
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