Turchia, esplode la rabbia; ridateci «Apo» di Mimmo Candito
Turchia, esplode la rabbia; ridateci «Apo» Spedito ai giudici italiani un dossier di 800 pagine con i capi d'accusa contro il leader del Pkk Turchia, esplode la rabbia; ridateci «Apo» Bomba sul bus, fondamentalisti assaltano un carcere ISTANBUL DAL NÒSTRO INVIATO Ha aspettato, e sperato fino all'ultimo, la Turchia, che i tedeschi «facessero il loro dovere». Oui ora lo dicono con rabbia, anche con qualche asprezza. Ma i turchi sapevano bone chi; alla fine avrebbe vinto il realismo di Schroeder: loro la Germania la conoscono, è stata il modello sul quale Pasha Atatùrk ha disegnato il moderno Stato ture», e oggi ci sono tre milioni di turchi che vivono tra Dusseldorf e Kòln. Non c'era da illudersi. Ieri il ministro Con commentava: «Comunque, per noi resta inaccettabile la propost;: di giudicare in un tribunale internazionale il capo terrorista Gcalun». Inghiottita allora l'ultima sconfitta, che ha scaricato delinitivamente su Roma il futuro di Ocalan, la Turchia si rilancia all'attacco nell'unico terreno rimastole, e chiama all'appello i giudici italiani. Lo fa con 900 pagine fitte fitte, tenute a fatica dai molloni ili quattro contenitori eh cartoncino azzurro. E sta dentro questo voluminoso dossier, spedito ieri all'Ambasciata turca di Ruma, l'ultima speranza del governo di Ankara che la villa d'Infernetto possa perdere- il suo fresco inquilino. Al ministero della Giustizia, quaggiù, tutti ostentano sicurezza: «Stavolta, li convinceremo proprio, i giudici italiani», dice il direttore generale. Sarà. Pare comunque un buon segno die si parli finalmente di «giudici» e non di «politici»; (anche se la scopetta delle manovre dei servizi segreti sta disegnando un intrigo che nemmeno Hitchcock). Il caso Ocalan ritrova comunque la dimensione delle competenze che lo riguardano, senza più i furori nei quali l'aveva tuffato il - l'ex, in realtà - governo turco. Nella settimana che è passata dalla decisione romana di ridare libertà al leader del Pkk, i magistrati turchi hanno lavorato duramente - verrebbe da dire: giorno e notte - e con l'assistenza continua anche di uno studio legale italiano. «C'incontravamo al mattino alle 9 e, tranne una breve interruzione per la colazione, tiravamo fino a sera tardi». Il risultato sono queste 900 pagine di documenti, accompagnate da 14 pagine preliminari che motivano la richiesta di revoca del provvedimento di libertà. Sbirciare dentro il volumone non era proprio possibile. E quali documenti contengano tutte quelle pagine non è stato detto, almeno ufficialmente. «La sola cosa che posso dire è che si è cercato di non ripetere l'errore d'indicare nel terrorista Ocalan il responsabile di un attentato all'unità dello Stato turco. No, no, qua dentro c'è roba molto seria, molto più concreta. Niente delit- ti politici, ma crimini comuni, con fatti, date, circostanze precise, testimonianze agghiaccianti». I documenti sono stati divisi in cinque sezioni: omicidi, ordine di omicidi, traffico di droga, traffico d'armi, sequestro di persona. «I colleglli italiani dovran- no rivedere la decisione errata che ha aperto la crisi tra i nostri due Paesi. La giustizia trionferà». E' possibile che la visione della giustizia che hanno qui in Turchia non sia proprio simile a quella dei nostri magistrati. E' comunque certo che l'intreccio di manovre che hanno accompagnato la «rivelazione pubblica» di Ocalan va disegnando una rete di collegamenti che va ben oltre l'analisi di un dossier criminale, coinvolgendo i progetti strategici di una risistemazione del Medio Oriente, il riequilibrio delle alleanze regionali, i grandi interessi legati alle ricchezze petrolifere di quest'area a metà tra l'Europa e l'Asia. Ieri il Pkk celebrava il ventesimo anniversario, e la sua lotta ha accompagnato nel tempo la profonda trasformazione dei soggetti politici che hanno lottato per il controllo del Medio Oriente: la «rivelazione» di Ocalan è l'ultima tappa di questa trasformazione. La Turchia resiste ancora ad accettale che il caso curdo non sia più un problema criminale, o comunque un caso soltanto interno, di questo Paese; e lo con¬ ferma il proposito di presentare una denuncia contro il ministro Diliberto, per «le evidenti connessioni politiche e ideologiche con Ocalan». Tuttavia la nuova strategia del Pkk (o di chi sta oggi dietro questa organizzazione) pare guadagnare quote crescenti di credibilità, al progetto di legittimazione di una «autonomia curda». Come se non bastasse, Ankara ripiomba anche dentro i suoi vecchi problemi: ieri un attentato su un pullman ha fatto 4 morti e 19 feriti; c'era mia connessione con un mancato attentato islamista di alcuni mesi fa, e allora nella prigione di Medris un gruppo di fondamentalisti ha preso in ostaggio 3 secondini e 2 agenti, por vendetta. Si riaprono ferite non curate, e non c'è ancora un governo. La crisi rischia anche d'intorbidirsi. Mimmo Candito «Documenteremo i crimini comuni con testimonianze agghiaccianti» Qui sopra Walter Veltroni A sinistra i soldati turchi allineano le vittime dell'agguato sulla corriera
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