Roma punta su Austria o Spagna

Roma punta su Austria o Spagna Roma punta su Austria o Spagna 007, cala la polemica ma i vertici tremano DIPLOMAZIA AL LAVORO ROMA I L Consiglio dei ministri fa quawk drato attorno a D'Alenia mentre il no tedesco all'estradizione di Ocalan scatena nuove polemiche dentri) e Inori la maggioranza. Fra le molte ipotesi sul «processo europeo» annunciate a Bonn la diplomazia è al lavoro su quella del trasferimento verso un Paese terzo: possibili Ausilia, Spagna o Scandinavia. Dagli incontri di oggi a Roma del ministro degli Esteri tedesco, Joshka Fisher, con D'Alema e Dini potrebbe giungere lu formulazione della «proposta». Il governo riunito a Palazzo Chigi ha approvato un documento che si lascia alle spalle le polemiche sull'asilo politico ed il ruolo dei servizi. «Pieno appoggio all'azione interna ed internazionale di D'Alema e all'operalo dei ministri)) e «unanime apprezzamento sulla condotta di tutti gli organismi dello Slato» recita il comunicato, ricordando «solidarietà ed apprezzamento di Ue e Stati Uniti». Per il leader del Polo, Silvio Berlusconi, è un «comunicato bulgaro». Nella maggioranza il clima appare comunque più disteso anche se i problemi restano. Non a caso il segretario della Guercia Walter Veltroni lancia un appello alla «coesioni.'» ed a «misurare le paiole» perche «abbiamo assistito in questi giorni a molte prese di posizione individuali nella maggioranza ed anche tra i ministri». Resta anche il nodo-servizi. Se il ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, esclude «provvedimenti» per i nostri 007, il suo ;:oltosegretario Brutti (Ds) si schiera con Fratturi, presidente del Comitato eh controllo: «E' giusto chiedere chiarimenti sulle informative che hanno o meno accompagnato la vicenda». Anche sulle strade da seguire per risolvere il caso-Ocalan le voci nella maggioranza sono tante e discordi. Armando Cossutta vuole il processo in Italia e rilancia la Conferenza sul Kurdistan, Francesco Cossiga con i Popolari (e gli avvocati di Ocalan) la Corte internazionale, Oliviero Diliberto un Gran Giurì dell'Ue, Carlo Scognamiglio l'espulsione, i Verdi l'asilo in Italia, Leoluca Orlando un inedito «usilo europeo» e il ministro dell'Interno Jervolino insiste ancora sull'estradizione verso Bonn. Ma il vero paladino di Ocalan è all'opposizione: Umberto Bossi lo difende da ogni accusa perché «non basta qualche omicidio per giudicare; in guerra ti sparano e devi sparare». Sarcastico il commento di Berlusconi: «Altro che professionisti della politica, siamo i più fessi d'Europa e il processo internazionale è un'idea bella ma impossibile». E di Gianfranco Fini: «D'Alema non sa che pesci prendere». Pierferdinando Casini non si lascia sfuggire l'occasione per una stoccata elettorale europea: «Siamo in braghe di tela, con Kohl la Germania non si sarebbe comportata così». Sta alla diplomazia trovare una via d'uscita per realizzare il «processo europeo» su cui il nuovo go- verno scommette ora il proprio prestigio. Il sostegno incassato da D'Alema a Bonn consente di sperare. Fisher arriva a Roma proveniente da Madrid (dove ha discusso di Ocalan). Vedrà D'Alema e poi Dini. 1 ministri degli Esteri a Villa Madama saranno accompagnati dai rispettivi team di penalisti. L'intento è varare una proposta da sottoporre al Consiglio d'Europa e mettere in atto entro il 22 dicembre, termine ultimo della soiveglianza di Ocalan. «Dopo non sarà perseguibile perché in Italia non ha commesso alcun reato», ricorda Massimo D'Alema. Saranno le convenzioni europee il timone dei giuristi impegnati nel tentativo di dirimere il diffìcile caso con l'opportuna «invenzione». Una delle ipotesi più accreditate è quella - già indicata dall'ex Guardasigilli Giovanni Conso - del trasferimento del processo in un Paese terzo in forza della Convenzione di Strasburgo del 1972. Fra i «papabili» per l'inizio di una trattativa c'è l'Austria presidente di turno dell'Ue, la Spagna protagonista del caso-Pinochet e gli scandinavi da tempo in prima fila sui diritti umani. Il percorso però è ancora lungo e incerto e per l'Italia, in punta di diritto, rimane il rischio di dover celebrare il processo in casa. «Senza l'estradizione, bisogna giudicare», sintetizza Rosario Priore, pm del caso-Ustica. Maurizio sviolinar! Appello di Veltroni ai ministri di D'Alema «Misurare le parole; abbiamo assistito a troppe prese di posizione individuali»