«Non diamogli asilo politico»

«Non diamogli asilo politico» «Non diamogli asilo politico» Andreotti: sarebbe come dire che ad Ankara non c'è libertà MILANO. «Su Ocalan si è fatto il gioco del cerino...» osserva Giulio Andreotti in una conversazione durante una pausa del convegno su Paolo Vi cui partecipa a Milano. «Non voglio dare giudizi perché non conosco tutti gli elementi della vicenda, ma mi pare proprio che in tanti hanno giocato col cerino». Lei se lo sarebbe fatto consegnare senza avere altri cui passarlo? «Avrei cercato in qualche modo..'.' passi da Thè questo óaìic-e. E' una questione complessa, ma potrebbe.avere una soluzione politica s^Ja Germania, che ha emesso per" "'Ocalan dei mudati di cattura, non si tira indietro. Se veramente c'è una responsabilità oggettiva e documentata di un traffico di droga, che la Germania avrebbe evidenziato, allora bisogna che la Germania non si tiri indietro». Andreotti parla alcune ore prima che Bonn, appunto, si tiri di fatto indietro, ma non esclude altre soluzioni politiche. «La complessità di questo caso è che non possiamo dare Ocalan alla Turchia perché essendovi là la pena di morte ce lo vieta la Costituzione. Ma neanche possiamo dargli asilo politico, perché con un tale atto si dichiara simultaneamente illiberale il Paese di cui il richiedente è cittadino. Dare asilo politico a Ocalan vorrebbe dire proclamare che in Turchia non c'è libertà, e ciò costituirebbe un problema serio e grave nei rapporti con un Paese alleato. Ci andrei molto cauto». Non vede scappatoie tra estradizione e asilo? «Non sono le due uniche possi¬ bilità. Si possono trovare altre soluzioni. Il problema riguarda non solo noi, ma l'Europa. Si possono trovare delle formule. In definitiva - celia - siamo la culla del diritto». Come? «Si potrebbe agire in parallelo con la Turchia, cercando di venirle incontro per le sue aspirazioni all'Europa. Alla Turchia abbiamo perdonato molte cose, si pensi all'occupazione di Cipro. Il mondo in cui siamo non è di soli cherubini e di diàvHli. Siamo tutti moderati peccatori. E comunque si dovrebbe organizzare qualcosa sul problema curdo, certo non per fare un Kurdistan, recriminare perché Atatùrk non lo creò nel ' 19». Una conferenza organizzata dall'Italia come alcuni partiti vorrebbero? «No, una iniziativa a livello europeo. E bisogna stare molto attenti, perché i curdi non sono solo in Turchia, altri Paesi dell'area sarebbero coivolti. Una questione complicata, di cui si parla da decenni. L'Europa potrebbe far qualcosa, non noi da soli». Non trova che nel governo e nella maggioranza vi siano troppe voci discordanti? «Non è un fatto nuovo. In questa occasione il fenomeno ha una dimensione acuta, particolare, ma non è nuovo. Un governo non è sempre monocorde». Forse perché questo è frutto di una coalizione così larga? «Guardi, io ho guidato molti governi, di coalizione e non. E posso dire che i più difficili sono stati per me i governi monocolore», [f. m.l

Persone citate: Andreotti, Giulio Andreotti, Ocalan, Paolo Vi