SE I TEDESCHI FANNO GLI ITALIANI
SE I TEDESCHI FANNO GLI ITALIANI SE I TEDESCHI FANNO GLI ITALIANI IL caso Ocalan esercita sull'Europa il doppio maleficio di uno specchio: mostra in ogni evidenza i lineamenti inadeguati di un'Unione ancora monca e al tempo stesso costringe, per la prima volta e senza scampo, l'Europa a confrontarsi con la propria natura e identità. C'è del buono nella débàcle di questi giorni. La distanza degli interessi nazionali esposti ieri crudamente da Gerhard Schroeder a Massimo D'Alema ha mostrato a tutto il mondo l'incapacità e l'impossibilità di sviluppare già oggi un concetto di interesse comune, di appellarsi a principi fondanti di diritto che necessiterebbero di una Costituzione comune, che non esiste, e di istituzioni comuni, che anch'esse non esistono o non sono legittimate democraticamente. Il monito di Jean Monnet «unite i loro portafogli e i cuori e le menti seguiranno» appare oggi, per la prima volta, tragicamente povero e vuoto. L'identità europea, la risposta alla domanda «che cosa è europeo?», diceva Kohl, andrà definita guardando oltre i confini, «individuando ciò che non è europeo». La Turchia non poteva non essere il test chiave, per anni Bonn ha negato ad Ankara il diritto di accesso all'Unione europea appellandosi al mancato rispetto di diritti umani che pur mai definiti vengono riconosciuti come propri della cultura di Stato europea. Il conflitto turco-curdo e gli atti di terrorismo solcano col sangue un campo che l'Europa ha potuto e voluto lasciare dietro di sé. Ma la Storia, scrisse Karl Marx, ha molta più fantasia degli uomini. Oggi pone gli europei di fronte a interrogativi profondi sui propri diritti e doveri, e concede Carlo Bastasin CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA
Persone citate: Carlo Bastasin, Gerhard Schroeder, Jean Monnet, Karl Marx, Kohl, Massimo D'alema, Ocalan
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