Nostra signora dei Futuristi

Nostra signora dei Futuristi Benedetta Cappa moriva ventanni fa. Per renderle omaggio Palermo le dedica la prima retrospettiva Nostra signora dei Futuristi L'arte inattesa delia moglie diMarinetti CPALERMO HE Benedetta Cappa non fosse solo la vestale del Futurismo o un'artista — dilettante, lo s'intuiva ma solo oggi, a vent'anni dalla morte, la prima retrospettiva ospitata nel Palazzo delle Poste le rende veramente giustizia. E il luogo non poteva essere scelto meglio. Per la sala delle conferenze del Palazzo, Benedetta dipinse infatti nel 1934 cinque grandi pannelli dedicati alle Comunicazioni terrestri, aeree, marine, telefoniche e radiofoniche che dimostrano un'originalità e maturità artistiche innegabili. Velati da trasparenze rosa-celesti striate di grigio, di giallo pallido e di violetto, vi appaiono forme che suggeriscono ponti e gallerie, scafi di nave, ali d'aereo, antenne e onde radio con un effetto di movimento e di visione dall'alto. I profili del paesaggio e le figure vi risultano smaterializzati, più evocati che rappresentati, secondo la prospettiva deli'aeropittura che l'artista contribuì ad elaborare come testimonia anche il bellissimo Monte Tabor, tutto solchi sfumati di polvere luminosa e degradanti verso l'alto fino a compenetrare la cima con il cielo. Secondo Leonardo Clerici, nipote dell'artista nonché studioso di estetica, quest'opera riprendendo il tema biblico della Trasfigurazione «costituisce la meditazione autentica dell'opera quotidiana di Benedetta». Metafora dell'ascesa, il monte che congiunge terra e cielo esprime pienamente l'aspirazione più profonda e coerente, sia artistica che umana, della bellissima ventiduenne che già il celebro e maturo Marinetti sposò nel 1923. Il tentativo di superare «il clamore disarmonico della vita», la tensione creativa intesa come cattura del mistero e del dinamismo dell'essere, e insomma la ricerca di un'identità fondata sulla pratica interiore, si manifestano precocemente. Cresciuta in una famiglia di liberali e allieva di Balla, si era formata nel clima spiritualistico dell'ambiente ar- tistico romano che dell'arte polimaterica aveva privilegiato l'elemento psicologico-evocativo rispetto a quello realisticorappresentativo tipico di Boccioni. Ma Benedetta non si limitò all'arte figurativa. Dopo qualche esperimento parolibero, ispirò il Manifesto del Tattilismo e realizzò qualche tavola tattile in cui riaffiorava un metodo che aveva sperimentato con i suoi allievi di scuola elementare. Espresse poi l'esperienza di quegli anni di iniziazione in Le forze umane. Romanzo astratto con sintesi grafiche. Sul filo autobiografico vi tracciava una topografia esterno-interno illustrata da sintesi grafiche. E sullo sfondo art déco del Palazzo delle poste coi suoi marmi policromi, il rosso e nero delle porte, risalta ancora di più la leggerezza dei fogli d'album dove poche linee essenziali suggeriscono l'energia o il dinamismo di stati psichici o di sentimenti come il Dolore, la Fede, l'Ironia, l'Io Ottimista schiacciato tra le rotaie del Pessimismo. «Ammiro il genio di Benedetta, mia eguale non discepola», scrisse Marinetti quasi dieci anni dopo in prefazione a II viaggio di Gararà, secondo romanzo metafora della lotta tra la decrepita ragione e l'aerea, gioio- sa emozione. Inaugurando un «elogio pubblico della propria consorte scrittrice» che - ammetteva - non aveva precedenti nella storia delle letterature, il teorico del futurismo non peccava di indulgenza. Contro un diffidente e poco benevolo giudizio di molti futuristi - forse per un atteggiamento distaccato verso il fascismo? - Benedetta poteva vantare un percorso ricco di apporti personali rispetto ai canoni del movimento. E non soltanto per i tre romanzi ora ripubblicati a cura di Simona Cigliana nelle Edizioni dell'Alzana o per le sue tele dove onde, vortici, profili di paesaggi si stagliano con leggerezza tra fasci di luce azzurro-rosata o perlacee, lattiginose penombre. L'insistenza del tema del nucleo di energia, simbolo dell'io e della famiglia, la dialettica di maschile e femminile, l'associazione donna-maternità-dono e la tensione verso un armonico superamento dei contrasti, confermano la complessità del rapporto con Marinetti, testimoniata anche dai brani del Diario ancora inedito (vedi box). Che l'interiorità di Benedetta abbia influito su di lui, non c'è dubbio. Ma quanto sull'artista donna pesarono la personalità del leader e le ragioni del Movimento? Scomparso Marinetti nel 1944, quando avrebbe potuto finalmente pensare a sé riprendendo il filo di un'attività interrotta nel periodo di guerra, Benedetta si fece carico dell'eredità del futurismo. E non fu facile. Paola Decina Lombardi Aveva 22 anni ed era bellissima quando sposò lo scrittore Tra tele e romanzi incarnò l'idea dell'artista totale Benedetta Cappa in un ritratto di Balla. Sotto: Marinetti L'ideologo del Futurismo era famoso e maturo quando la conobbe e la sposò La definiva «mia eguale non discepola»

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