Programmi scolastici: inutili paroloni Egemonia culturale dell'inglese

Programmi scolastici: inutili paroloni Egemonia culturale dell'inglese lettere AL GIORNALE Programmi scolastici: inutili paroloni Egemonia culturale dell'inglese Quante idiozie in nome dell'autonomia Devo iscrivere mia figlia, entro gennaio, alla prima media e come ima buona genitrice vado ad ascoltare quello che ogni Istituto, in nome dell'auspicata (da chi?) autonomia, ha da proponili. H ogni volta, quando sento parlare di laboratori, informatica, bilinguismo, orari europei, attività di integrazione e di recupero mi ritorna in mente la fiaba di Andersen 1 vestiti dell Imperatore, quando il re senza indumenti passeggiava osannalo dalla folla ipocrita e conformista che non aveva il coraggio di dire la verità Vorrei gridare anch'io come quel bambino: «Il re è nudo», «E1 tutta aria fritta!», ma la mia voce fuori del coro sarebbe presa per quella di una vecchia reazionaria che non sa o non ha capito. E invece, quando tutte le mattine entro in classe, ormai da vent'anni, e vedo questi poveri ragazzi che non sanno leggere, non sanno scrivere, non sanno studiare e nemmeno annotare i compiti sul diario, mi rendo conto in modo estremamente presuntuoso che ho ragione. Come insegnante mi adeguerò ancora una volta, con ì miei colleghi cercherò di mettere in pratica quelle auspicabili innovazioni che in nome della scuola moderna, europea multimediale... ci vengono imposte (sempre senza nessuna indicazione pratica...), ma come genitore che sa, e che quindi non può essere imbrogliato, sento una grande rabbia. Tra laboratori, sale di proiezioni, materie extracurriculari, attività elettive si perde molto più tempo e si impara molto meno di quando andavo a scuola io e ci stavo solo quattro ore per mattina. Giovanna Gradi, Rivoli ITo) Parliamo esperanto in nome delle etnie Nella lettera pubblicata sulla Stampa il 19 novembre, leggo con piacere che finalmente qualche italiano si sta accorgendo che in un mondo che si dichiara democratico e polietnico, in effetti l'egemonia della comunicazione è inglese, o meglio, americana. Questo succede anche nei paesi ex sovietici, nel lontano e medio oriente....La qualità del messaggio è un tasto che preferisco non toccare, in quanto si entrerebbe in questioni di gusto personale, di strategie di comunicazione, di politica..., ma il prodotto televisivo straniero ci giunge sempre comunque in forma tradotta - in alcuni stati come per esempio la Grecia, propongono un solo speaker che in sottofondo legge la traduzione. Sarebbe molto bello poter avere a disposizione, (non necessariamente in prima serata!) dei programmi in lingua originale non solo in inglese, sottotitolati. Sarebbe comunque auspicabile l'incentivazione di ima produzione europea direttamente in Esperanto, lingua che si impara in pochissimo tempo, è musicale, si presta come tramite per la traduzione fedele in qualsiasi lingua e, soprattutto, non prevarica il diritto di un'etnia. Lorena Bellotti, Salò (Bs) lacorte»! gsnet.gsnet.rt Avere informazioni su una malattia rara Su la Stampa di martedì 24 novembre nella rubrica di O.d.B. una lettrice cercava notizie sul meningioma teliomatoso: oltre al naturale suggerimento di una ricerca su internet, ho trovato una apposita mailing list per lo scambio di informazioni tra pazienti e medici riguardante specificamente tale problematica. A tale mailing list ci si può iscrivere attraverso il sito: http: /'www.nied.jhu.edu/radiosurgery/trial'mening lst—men 1 .html. fraguiC atlink.it Ocalan, la prudenza e i massacri di curdi 11 caso di Abdullah Ocalan ha finalmente sollevato il velo di silenzio che nell'ultimo decennio ha coperto il sistematico massacro operato dai Turchi in Kurdistan. Ma questo non è finora bastato a sconfiggere l'ipocrisia che ammanta la politica estera «occidentale». La reazione del governo alle minacce turche sembra essere dettata solo da un riflesso nazionalistico e non da mi attento esame della situazione. Abbiamo letto numerosi interventi invitanti alla prudenza in base al solito pragmatismo secondo il quale le ragioni di principio devono sem¬ pre sottostare agli interessi geostrategici, specialmente in campo di politica estera. Ben pochi hanno creduto opportuno dare il giusto peso ad un'altra virtù che proprio in politica estera dovrebbe essere tenuta in gran conto, specialmente dall'Onu se veramente vuole recuperare un minimo di credibilità: la coerenza. Come si può tollerare il massacro dei curdi abitanti in Turchia? Sono questi curdi meno presentabili dei loro consanguinei che l'Occidente protegge, più a Sud, dalle rappresaglie di Saddam Hussein? Luca Bonci Dipartimento di Fisica Università di Pisa bonci@difi.unipi.it Brace Springsteen e il quadruplo ed In merito alla recensione del quadruplo Tracks di Brace Springsteen (La Stampa del 23 novembre), mi permetto di far notare ad Alessandro Rosa che alcune sue affermazioni sono, perlomeno, frutto di fantasia, o licenza poetica che dir si voglia: 1) I 22 titoli «assolutamente inediti, definibili scarti, non pubblicati perché sùnili ad altre composizioni» non sono 22, ma 56, alcuni dei quali pubblicati nell'album «Prodigai Son», non ufficiale; i restanti sono B-side di singoli usciti negli Stati Uniti, già pubblicati in precedenti edizioni ufficiali, benché in alcuni casi suonati in altro modo. Se si accettua «Born in the U.S.A.», «... ballata blues stralunata, con echi di voci indiane...» (M. Venegoni, La Stampa, 5 novembre), le canzoni del tutto medite sono 44, a meno che non si considerino anche i bootleg, ma questo è un altro discorso. Quanto a definirli scarti, beh, ogni commento è superfluo! 2) Bosa insiste: «... si ha l'impressione piuttosto che Brace si sia arenato amaramente come i lavoratori dell'America industriale». Mi sembra un giudizio del tutto fuori luogo, soprattutto se si ha l'accortezza di leggere (e magari farsi tradurre) l'introduzione dell'artista. Tracks ripercorre tutta la carriera del Boss, per dare una visione integrale delia sua evoluzione artistica, proponendo brani mai ufficialmente pubblicati per vari motivi (tra cui anche quello commerciale) o proposti in altre versioni. 3) E quindi, infine, la chicca: il libro con testi e foto di 200 pagine, che Rosa cita, è in realtà di 56 pagine, ed oltre ai testi contiene le principali informazioni sui brani (data e luogo di registrazione, musicisti), dalle quali il buon Rosa potrà sicuramente apprezzare che le ultime composizioni del Boss risalgono al lontanissimo... Ventiquattro agosto 1998! Davide Bariona Torino Il volume di 200 pagine che accompagna Tracks non è un «fratto di fantasia» ma una realtà, dell'edizione americana del cofanetto di Springsteen. Quella visionata. Poi, come pure scritto da altri giornali, sono 22 le canzoni definibili inedite. La discografia del «Boss» è una giungla, Tracks ha almeno il merito di mettere un po' d'ordine. Il resto fa parte delle opinioni. Ciò che si cercava di dire è: se non si è collezionisti o fans, Tracks non vale la spesa di circa 120 mila lire. [al. ro.] La Rete non lascia l'Italia dei Valori Nella nostra qualità di Parlamentari della Rete a proposito dell'articolo uscito sulla Stampa di ieri vorremmo rassicurare i lettori: non ci ha mai sfiorato l'idea di lasciare l'Italia dei Valori alla quale abbiamo aderito fin dal primo momento con la massima convinzione e alla quale ha aderito la stragrande maggioranza degli aderenti alla Rete. L'idea di un rapporto assolutamente preferenziale con l'Italia dei Valori è per altro la linea risultata vincente all'ultimo congresso della Rete nel quale i pochissimi che sostenevano una posizione differente sono rimasti assolutamente isolati. Pino Piscitello, deputato Franco Danieli, deputato Mario Occhipinti, deputato Quella foto di Parisi La foto di Giorgio Parisi pubblicata ieri nel servizio a pagina 25 della Stampa è del fotografo Gerald Bruneau, Agenzia Grazia Neri.

Luoghi citati: America, Bosa, Grecia, Kurdistan, Stati Uniti, Torino, Turchia, U.s.a.