Terremoto tra le Sette sorelle Mobil vuole fondersi con Exxon di Franco Pantarelli
Terremoto tra le Sette sorelle Mobil vuole fondersi con Exxon Avviata la trattativa. Potrebbe nascere un gruppo da 400 mila miliardi, il più grande d'America Terremoto tra le Sette sorelle Mobil vuole fondersi con Exxon NEW YORK nostro servizio Nozze in vista per due delle Setto sorelle del petrolio. Un'altra grande fusione si prospetta per l'industria delloro nero e, se l'operazione andrà in porto, segnerà la nascita della più grande compagnia americana in assoluto, con un valore di 237 miliardi di dollari, oltre 400.000 miliardi di lire. Le due compagnie sono la Exxon e la Mobil e la fusione di cui i loro dirigenti stanno discutendo (non si sa esattamente a che punto siano le trattative, ma c'è chi dice che il grande annuncio potrebbe venire nel corso della prossima settimana) costituisce una specie di ritorno al passato, ai tempi del grande impero fondato da John Rockefeller chiamato «Standard Oil Trust». In base alla legge anti-monopolio quell'impero fu smembrato nel 1911 e dalle sue costole nacquero la «Standard Oil of New Jersey», poi diventata Exxon con base a Irving, in Texas, e la «Standard Oil of New York», poi diventata Mobil con base a Fairfax, in Virginia. Da allora le due compagnie hanno svolto attività che i controllori governativi hanno sempre considerato «fieramente indipendenti», contendendosi il mercato americano quasi strada per strada, stazione di servizio per stazione di servizio. In posizione prevalente finì per trovarsi la Exxon, ma la Mobil riuscì a ritagliarsi una sorta di nicchia consistente (che conserva ancora) nella fornitura di carburante per gli aerei. Ora però non è più il tempo della concorrenza sfrenata. Attualmente il prezzo del petrolio è il più basso da almeno 12 anni e le previsioni dicono che questo andamento non è destinato a cambiare nel prossimo futuro. Tutte le compagnie, comprese le due in questione, negli anni scorsi hanno operato consistenti tagli alle proprie spese, ma per assicurarsi la sopravvivenza questo non basta. Bisogna lavorare alla ricerca di nuove fonti di estrazione che richiedono investimenti enormi e più si è grandi più si riesce a operare. Quando l'estate scorsa la British Petroleum acquisì la Amoco tutti dissero che il processo non si sarebbe fermato lì. Le discussioni in corso fra Exxon e Mobil sono la conferma di quella previsione. A convincerle al passo è stato probabilmente il modo in cui si sono risolti i loro rispettivi tentativi di sfruttare legaste riserve di petrolio in Russia. Nonostante le loro intenzioni di compiere investimenti massicci, la confusione politica ed economica esistente in quel Paese ha finito per convincerle ad abbandonare l'impresa e tornare alle loro tradizionali aree di ricerca: il Golfo del Messico, l'Africa occidentale e l'Asia. Ma il punto è che la ricerca in quelle zone è estremamente costosa e che anche quando un giacimento viene trovato la spesa per renderlo produttivo parte da un minimo di un miliardo di dollari. Uno sforzo tanto grande, dicono i primi commenti, che perfino due personaggi diversissimi come Lee Raymond, il presidente della Exxon, e Lucio Noto della Mobil, hanno pensato bene di compierlo insieme. L'operazione, una volta decisa, dovrà naturalmente passare al vaglio della Commissione anti-trust americana, e c'è anche un aspetto che riguarda l'Unione Europea. La Mobil, infatti, dal 1996 ha un accordo di cooperazione con la British Petroleum e ora bisogna vedere quali potrebbero essere le conseguenza di una possibile intesa su questo patto. «Se non cambia nulla, non avremo obiezioni», è stato il primo commento sentito a Bruxelles. Franco Pantarelli I COLOSSI DEL PETROLIO LA CLASSIFICA DELLE PRIME OTTO COMPAGNIE PETROLIFERE DEL MONDO IN BASE AL FATTURATO {BILANCI 1997 IN MILIONI DI DOLLARI]
Persone citate: Fairfax, John Rockefeller, Lee Raymond, Lucio Noto
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