«Aids, Liguria sema difese»

«Aids, Liguria sema difese» 1» I E1 la prima regione per percentuale di contagi: «Giovani e donne i più colpiti. Molti sieropositivi non sanno di esserlo» «Aids, Liguria sema difese» Sos dai medici per le strutture sanitarie ALLE RADICI DI UN'EPIDEMIA genova DAL NOSTRO INVIATO Dicono le cifre che di Aids si muore un po' meno, ma che ci si ammala sempre eli più Dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità che piti di sei milioni di persone risulteranno contagiate ne) solo I99H, e cioè 11 ogni minuto, e che già adesso sono 33 milioni e 400 mila i malati nel mondo. L'Italia ha contato in tutto 42.899 casi di Aids. Il 78,6 percento sono uomini. L'età media, 33 anni. I bambini 660. All'inizio erano quasi soltanto omosessuali e tossicodipendenti. Ma adesso, il male che cresce colpisce gli eterosessuali, e giovani e donne sono le vittime principali. L'Aids ha cambiato faccia, luoghi, ragioni. Chissà se oggi Donat Cattili potrebbe ancora dire che «se lo prende chi lo cerca». L'Aids, poi, ha cambiato anche numeri. Oggi, la regione italiana più colpita è la Liguria. Al 30 giugno 1998 il «tasso di incidenza)), come lo definiscono medici e professoroni, è di più di 9 casi ogni 100 mila abitanti. Seguono Lombardia con 8,5 e Lazio con 7,9 Poi c'è l'Emilia con 6,2. Il tasso più basso e in Molise: 0,6. Disse un volta Ferdinando Aiuti: «L'Aids e il male del secolo, anche perche ne rappresenta tutte le angosce, le paure, i traumi». Se è cosi, allora forse la Liguria è diventata purtroppo il posto per vederli e per spiegarli. Basta cominciare a percorrerla da Ventimiglia. E bisogna partire da un dato: «L'infezione in Liguria si trasmette solo attraverso ì rapporti eterosessuali e tramite i riti dei tossicodipendenti». Lo dicono gli esperti. A Ventimiglia l'unica struttura per l'Aids è l'ambulatorio del vecchio ospedale. Ci lavora la dottoressa leraci. Ha un'utenza di 900 persone, «e un centinaio sono malati di Aids». A Imperia, un altro ambulatorio: i sieropositivi sono 14U su 500. Ventimiglia, però, è il nodo piu importante della via dell'Aids, un percorso che comincia a Genova e va a Nizza, e Marsiglia, lino a Barcellona, segnato dalla droga e dal flusso ininterrotto dell'immigrazione. La Liguria paga un po' la sua collocazione, come spiega Giancarlo Ardissone, responsabile del Sert di Imperia. «La sua è la tragedia che vive tutta questa fascia del Mediterraneo. Il Nord Europa e appena sfiorato da questi problemi». Ventimiglia e la porta di uno scenario terribile affacciato sul Duemila. C'è la folla dolente degli immigrati che ti entra negli occhi dovunque ti giri. La trovi in piazza, per strada, sulle panche dei giardini. Ha ragione Dante Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell'Università di Genova, le cause del record negativo per l'Aids sono tre: la Liguria è un porto di mare, gente che va e che viene, tanta droga, tante prostitute straniere, in piazza del Comune, di fianco al municipio, c'è l'edificio della polizia di frontiera. I profughi stanno ammassati su per le scale, in piedi contro le ringhiere, seduti, sdraiati per terra. Oggi ne hanno presi 62. Spiega il dottor Carlo Patrelli che «cercano di passare a un ritmo di 100 al giorno. Li fermiano e li rispediamo subito in Francia al valico di Ponte San Luigi». Ieri hanno fermato due passeurs. L'altro giorno, quattro. I passeurs sono nordafricani, pakistani, francesi, turchi. Tutto questo mondo non ha un posto dove stare, non ha niente. Dice Bassetti: «Genova, ma anche la provincia di Imperia che è di confine, hanno una presenza impressionante, forse un picco in Italia, di immigrazione clandestina. Gli immigrati di passaggio sono infiniti: si fermano giorni, settimane, mesi, poi si spostano e lasciano il posto ad altri. Vengono quasi tutti da Paesi che sono stati la culla, l'incubazione del virus. Vivono e operano in condizioni umane e sociali impossibili. La trasmissione dell'infezione è automatica. E diventa incontenibile, soprattutto se collegata alla prostituzione e alla tossicodipendenza». Non è un caso, allora, che, se si esamina il tasso di incidenza dell'Aids per province, ne abbiamo due della Liguria fra le prime quattro. Davanti c'è Cremona, con 13,2; subito dietro segue Genova, 12,2; e poi Brescia ti 1,2), Imperia (11) e Biella (11). Province molto tormentate come Torino sono lontanissime e non superano il 4,6. Anche Milano e Roma sono dietro. Savona è attestata sul 7,4. E sulla via dell'Aids, da Ventimiglia per arrivare a Genova, l'Aurelia è una interminabile strada a luci rosse sotto la luna. Ancora Bassetti: «In Liguria, in particolare a Genova e in provincia di Imperia, per via di Sanremo, è troppo rilevante il fenomeno della prostituzione. Sono soprattutto prostitute che provengono dal Terzo Mondo. Dalle nostre ricerche e dalle nostre statistiche emerge un elemento agghiacciante: una prostitu- ta africana su due è sieropositiva. Queste sono le percentuali ufficiali. Temo che la realtà sia ancora più grave: dovremmo salire al 60 per cento». Attorno a questo mondo, c'è quello della droga. Altri numeri impressionanti: il Sert nella provincia di Imperia, come informa il dottor Ardissone, «ha in carico 1160 tossicodipendenti. Su 230 mila abitanti è una cifra molto importante, purtroppo. Significa che bisogna moltiplicarla per quattro, perché sono tanti quelli che non si servono delle strutture pubbliche». A Savona, secondo le stime dell'Asl, i tossicodipendenti sono tremila. Dal '95 a oggi, i pazienti del Sert sono triplicati. A Genova dovrebbero superare i 10 mila. Sono tutti numeri che crescono assieme a quelli dell'Aids. L'Associazione dei Sieropositivi ligure organizza assistente domiciliari e gruppi di autoaiuto. La psicologia, apettando i farmaci e aspettando il tempo. Il professor Giuseppe Pantaleo ha detto che, secondo gli ultimi studi, «occoiTono 23 anni di terapia per poter eliminare completamente la presenza del virus». Da qui ad allora l'Aids continuerà a camminare. E a cambiare faccia. Viene dal mondo più povero verso quello più ricco, come una trasmigrazione biblica. Ha mutato i suoi simboli, e non è più il male del peccato, dell'emarginazione, della vergogna. Non ha più soggetti a rischio, come un tempo. Oggi, dicono i medici, «colpisce chi non lo teme». Giovanni Rezza, direttore del Coa (Centro Operativo Aids), dice che il 30 per cento dei sieropositivi ha scoperto il suo male per puro caso e non pensava assolutamente di essere a rischio. Quello che resta, nell'evolversi della malattia, è la tragica condanna della solitudine. Ha ragioni diverse, però. A Genova, nove anni fa, M. F. confessò alla madre di essere sieropositivo e di essere stato contagiato durante un rapporto omosessuale. Morì da solo, in ospedale, rifiutato dai genitori. Oggi, racconta Anna Bussadori, del Coordinamento ligure dell'Associazione sieropositivi, l'operaio Andrea F. che lavora in una grande fabbrica di Genova ha confessato ai suoi colleghi di aver preso l'Aids senza sapere perché. Nessuno è riuscito a dirgli niente. «Da allora mangia da solo alla mensa. Hanno paura del contagio». Pierangelo Sapegno «Il virus favorito dalle ondate di immigrazione» 1994 1995 1996 1997 1998* lombard1a IT40 <fh 1*77 1498 03t I 3*0 ■ lazio 047 736 644 467 if* emilia romagna v §72 667 491 308 145 piemonte 372 362 345 221 101 toscana 1 333 363 281 203 . 91 veneto ,--332 •>-.,.,317 ■ ■ 277 £ IV 178 90 liguria '■' 283 284 :■, 356 %i 153 S3 valle d'aosta 5 ; 7 9 3 4 mouse 4. smm • Mm j 3 j :: : ■ K&mmr V distribuzione dei casi di aids per regione di residenza e peranno di diagnosi "DATI A13W TRIMESTRE 1998 Un reparto infettivo