«Arriva Murdoch, cambia la televisione»

«Arriva Murdoch, cambia la televisione» Il direttore di viale Mazzini accetta la sfida internazionale e dichiara guerra alla tv pigra «Arriva Murdoch, cambia la televisione» Celli: finisce il «rassicurante» duopolio Rai-Fininvest ROMA. Arriva Murdoch e qui al settimo piano della Rai, uno si aspetta di trovare un'atmosfera di trincea o comunque di mobilitazione contro il magnate che molti politici dipingono come un agente di una minacciosa «colonizzazione culturale». Certo, non si può dire che Pier Luigi Celli, direttore generale della Rai, aspetti a braccia aperte l'ospite australiano. Però non era affatto scontato che Celli volesse plaudire alla «rivoluzione» che sta per sconvolgere la televisione italiana e quella che lo stesso direttore generale definisce «la rassicurante tranquillità» del duopolio RaiMediaset. E invece è proprio così: tra Murdoch e lo status quo, Celli preferisce la sfida di Murdoch. Murdoch sbarca in Italia e da destra e da sinistra si grida: «Non passa lo straniero». «Per la verità mi pare che il mondo politico abbia temperato la concitazione delle prime dichiarazioni sul ventilato (e ancora non compiuto) ingresso di Murdoch in Italia». Lei non è tra quelli che gridano «al lupo, al lupo»? «No, al contrario. Io sono tra quelli che dicono: bene, cambia tutto, giochiamoci questa opportunità senza farsi prendere dal panico o dalla tristezza. Con Murdoch entra un signore che non conosce le regole del gioco in vigore nella televisione italiana ma ha piuttosto la potenza di scardinare tutto e di cambiarlo interamente, il gioco. Questo significa che è il tavolo che va a gambe all'aria e che un mondo è destinato a scomparire. Scompare il mondo della televisione pigra, che non conosce sfide vere, che si è adagiata nella routine di un gioco in cui i competitori conoscono tutto l'uno dell'altro ma non conoscono più il brivido dell'imprevedibile. Finisce la rassicurante tranquillità del duopolio e comincia l'èra del coraggio. 0 hai coraggio e ti dimostri all'altezza oppure perdi tutto. Murdoch arriva per rompere l'immobilismo di una concorrenza ingessata? Benvenuto». Il suo piglio pugnace contrasta singolarmente con le geremiadi sui rischi di una «colonizzazione culturale» alimentata da Murdoch. «Ci colonizzano se ci lasciamo colonizzare. Una cultura viene colonizzata se è debole e timida. Sa cosa rischia di indebolirci?». Lo dica lei. «L'eccesso di protezione. 0 meglio, l'illusione che una maggiore protezione allontani o neutralizzi il rischio che qualcuno possa fagocitare la nostra cultura. Penso esattamente il contrario: quanto più sei protetto, tanto più sei debole, quanto più cerchi rifugio tanto più sei vulnerabile». Lei sa che invece è questa smania di protezione che ispira la politica delle «quote», l'idea che una barriera protezionistica possa contrastare i piani di un «colonialismo» culturale da incubo. «Sul piano della qualità, non c'è quota che tenga. Non c'è legge o divieto che ti faccia diventare più bravo o possa impedire ai più bravi di "colonizzarti", se mai fosse loro intenzione colonizzare chicchessia. Prendiamo la norma che impone alle televisioni di produrre una certa quota di fiction "indigena". La Rai ci aveva pensato prima. Non ha avuto bisogno di una legge per stimolare un'industria audiovisiva italiana che produce fiction di ottima fattura. Se fosse pessima, sarebbe stato un flop a tutto vantaggio dei presunti "colonizzatori". Ma invece è un'ottima fiction quella che ha segnato il successo della serie con Elisabetta Gardini medico, il successo di Claudia Koll "poliziotta", il probabile successo delle ventisei puntate del "medico in famiglia" con Lino Banfi. Si tratta tra l'altro di una fiction, come dire?, addirittura "pedagogica" che certo non scontenterà chi vuole che la televisione pubblica non si sottragga al compito di trasmettere valori nazionali». Direttore Celli, lei mostra un volto «liberista» e accetta la sfida di Murdoch. Però in un'intervista al Corriere della Sera il presidente Zaccaria ricorda che lei definì nientemeno che «sanguina¬ ria» la strategia di Murdoch. «Precisiamo. Mi riferivo a un atteggiamento mostrato da Murdoch nel corso delle trattative che abbiamo avuto con Jui in cui Murdoch sembrava prigioniero di una logica del tutto e subito. Ma sulla questione dei diritti del calcio l'Italia non può essere travolta dalla logica del tutto e subito a meno di non voler fare in un colpo piazza pulita di ogni barlume di mercato. Il l'atto è, e qui concordo con il ministro Cardinale, che la questione dei diritti calcistici è lo snodo decisivo della questione televisiva italiana. Altrimenti si rischia di soffocarlo, il mercato. Se così accadesse, senza recriminazioni per carità, il problema riguarderebbe senz'altro le regole antitrust attualmente vigenti in Italia». Murdoch vuole fare come in Inghilterra e l'Inghilterra, come è noto, non ignora le regole del mercato. «Mi limito ad osservare che l'assetto televisivo in Italia non è lo stesso dell'Inghilterra e che occorre agire con gradualità, senza strategie "sanguinarie", in una situazione in cui ci sono otto televisioni generaliste a costo zero per un telespettatore che ogni sera ha di fronte un menu ricco e variato». Intrattenimento contro intrattenimento. Non è forse lo stesso piatto? «Nel complesso la Rai ha di gran lunga aumentato la quota dell'informazione a scapito di quella dell'intrattenimento». Avete la Carrà. «Ce rimasta praticamente solo lei, tra l'altro onorando una convenzione con la Lotteria Italia che mi sembra stia funzionando con reciproca soddisfazione. Per il resto siamo sempre più coscienti che dobbiamo meritarci come servizio pubblico gli introiti del canone. E abbiamo avuto il coraggio di trasmettere in prima serata un programma di storia che non avremmo mai realizato se fossimo stati schiavi della tirannia dell'audience». E' finita anche l'epoca dei rapporti incestuosi tra Rai e politica? Negli ambienti delì'Udr si mormora già che a marzo partirà la «campagna di primavera». «Io so soltanto che in questi nove mesi non abbiamo conosciuto che riduzione degli introiti pubblici. Meglio così, beninteso. Anche questo uccide la pigrizia». Il presidente dell'Iri GrosPietro sostiene che l'arrivo di Murdoch consentirà alla Rai di «sdoganarsi dal Parlamento». Condivide? «Mi sembra di aver già detto che l'eventuale arrivo di Murdoch coincide con un'opportunità e non con la dittatura del Grande Fratello. Dunque, ben venga lo "sdoganamento" generale, del pubblico come del privato. Devo precisare però che da gennaio la ristrutturazione della Rai in divisioni responsabilizzate rafforzerà il passaggio da una logica "ideologica" a una d'impresa. Una logica che impone questa semplice regola: i numeri devono tornare. E non per una mistica economicistica ma perche quanto più un'azienda ha i conti in ordine tanto più è un'azienda libera». Un augurio e un consiglio per Murdoch. «L'augurio è che non sottovaluti la nostra concorrenza: troverà pane per i suoi denti. Il consiglio non glielo voglio dare. Non si danno buoni consigli alla concorrenza». Pierluigi Battista tifi Abbiamo aumentato la quota dell'informazione a scapito dello spettacolo C'è rimasta praticamente soltanto Raffaella Carrà E sta funzionando bene pi| Nel nostro Paese ora c 'è bisogno di gradualità e non di strategie ispirate dal "tutto e subito" come ha fatto l'australiano nelle trattative con noi ipjjj Ha ragione il ministro delle Tic Cardinale: è vero che la questione dei diritti calcistici è lo snodo decisivo per il piccolo schermo J J Il successo della Koll e di Elisabetta Gardini dimostra che la fiction j all'italiana funziona Non servono le quote imposte per legge Bjp ajp Nel nostro Paese ora c 'è bisogno di gradualità e non di strategie ispirate dal "tutto e subito" come ha fatto l'australiano nelle trattative con noi ipjjj Ha ragione il ministro delle Tic Cardinale: è vero che la questione dei diritti calcistici è lo snodo decisivo per il piccolo schermo J J Il ministro Tic Salvatore Cardinale Il direttore generale Rai Pier Luigi Celli Sopra, Rupert Murdoch numero uno della Fininvest Fedele Confalonieri direttore generale Rai er Luigi Celli opra, Rupert Murdoch Il ministro Tic Salvatore Cardinale numero uno della Fininvest Fedele Confalonieri

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