Scalfaro, appello al Polo

Scalfaro, appello al Polo Amato incontra i presidenti delle Regioni: «Non sono uomo da scimitarra. Ci vuole un'ampia intesa» Scalfaro, appello al Polo «Sulle riforme ci vuole più spinta» COME RISCRIVERE LA COSTITUZIONE ROMA ON sono certo io uomo da scimitarra...» assicura Giuliano Amato a quanti pensano che voglia riformare la Costituzione a colpi di scontri tra maggioranza e opposizione. «La via maestra rimane quella della ampia intesa» aggiunge, dopo avere incontrato i rappresentanti delle Regióni, che sono interessatissimi alle riforme di tipo federale. Le riforme, infatti, non sono così astratte e noiose come si è lasciato credere agli italiani da parte di politici che si sono persi nei meandri di giochi tattici bizantini. Gli amministratori locali, come i presidenti delle Regioni, vanno al sodo ed esortano i loro politici nazionali, siano essi del Polo o del centrosinistra, a non perdere altro tempo. I presidenti delle Regioni e il ministro Amato si sono trovati d'accordo nell'indicare al Parlamento come prioritarie tre questioni: la possibilità di autonomia speciale per tutte le Regioni, con statuti «contrattati» fra Stato e Regioni interessate (il cosidetto «federalismo flessibile»); il varo delle Città Metropolitane come individuate dalla bicamerale; l'introduzione in Costituzione del principio del federalismo fiscale. A quest'ultimo proposito, le Regioni avanzano una proposta radicale: «Con il trasferimento da parte dello Stato di Iva, Irpef, Irap e accise sulla benzina diventerebbero autosufficienti fin dall'inizio almeno altre 10 o 12 Regioni. Solo 4 o 5, dunque, avrebbero bisogno di ricorrere al Fondo nazionale di perequazione tanto discusso in bicamerale». «Soddisfazione piena» per l'incontro con il ministro Amato non riguardano solo i tempi, ma anche «la convinzione comune» che la riforma costituzionale per l'elezione diretta dei presidenti regionali debba «procedere in parallelo» con le norme ordinarie anti-ribaltone. «Forse non tutti si rendono conto - diceva ieri il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, eletto dal centro-destra di quanto il tema delle riforme, soprattutto al Nord, sia sentito direttamente dai cittadini. Una forza politica che si chiama fuori da sola si assume una responsabilità enorme e commette un grave errore». Questo dice Ghigo al suo Polo e a Silvio Berlusconi. I presidenti delle Regioni erano andati ieri mattina dal Capo dello Stato ad esporre le loro richieste in materia di riforme. E Scalfaro, parlando a Verona, si è riferito all'esponente del Polo per sollecitare ancora una volta il centro-destra a riprendere la via delle riforme. «Oggi ho parlato con persone responsabili - ha raccontato il Capo dello Stato - che fanno parte di gruppi che sul piano parlamentare sono all'opposizione. Sono le voci più autorevoli, perché dalla loro casa politica possono dare delle spinte nelle quali credono». Ovvero, visto che il Polo respinge le sollecitazioni che vengono dall'esterno, speriamo che ascolti i suoi amministratori. Speranza, invero, alquanto vana perché i dirigenti del Polo rispondono, ancora una volta, coralmente no. «Le riforme ci vogliono, sono urgenti - ammette Silvio Berlusconi - ne siamo tutti convinti, ma abbiamo verificato che con questa maggioranza statalista, dirigista e giustizialista non si possono fa¬ re». Le dovrà fare una assemblea appositamente eletta per modificare la Costituzione. Per il momento «possiamo solo fare una legge elettorale». Insomma, il capo del Polo non si sposta di un millimetro. Non si sposta neanche An che, al contrario di Berlusconi, la legge elettorale non la vuole ora, ma solo dopo il risultato del referendum di Segni. E questo perché spera che ne possano venir fuori regole più rigidamente bipolari, tali da costringere Berlusconi a proseguire l'alleanza con la destra. «La strada referendaria è l'unica, concreta possibilità di sconfiggere la restaurazione partitocratica - dice Adolfo tirso, portavoce di An -. Nel clima attuale non appare credibile il richiamo alle riforme. Evidentemente si tratta di manovre puramente strumentali, il cui obbiettivo è quello di ostruire la strada referendaria». Dubbi anche da parte; dei popolari per l'elezione diretta dei presidenti delle Regioni, riforma che viene sollecitata per evitare ribaltoni e dare stabilità. Meglio che ciascuna Regione, in base allo statuto che si sarà data, decida se eleggere direttamente o no il proprio presidente» dice Renzo Lusetti, ben sapendo che con l'elezioni! diretta i popolari avrebbero ben poche speranze di avere propri presidenti. [r. r.) A destra il ministro Giuliano Amato Sotto il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Piemonte, Roma, Verona