«Sparai soltanto tre colpi»

«Sparai soltanto tre colpi» «Sparai soltanto tre colpi» La difesa di Forleo. Chiesto ilproscioglimento ROMA. «Io con la mia pistola ho sparato solo tre colpi, gli altri quattro sono rimasti nel caricatore». Ma è vero che poi prese anche la pistola del dottor Oliva? «Questo non lo ricordo, può darsi, ma comunque sono stati sparati pochi colpi durante un inseguimento durato circa venti minuti». Si difende così il questore Francesco Forleo nel carcere militare di Forte Boccea, davanti al gip che l'ha definito «il più becero dei pistoleri», che la sera del 13 giugno 1995, al largo di Brindisi, faceva «il tiro al bersaglio» sul motoscafo del contrabbandiere Vito Ferrarese. Certo, lui stava sull'elicottero, «ma era la prima volta che ci salivo per un'operazione di quel tipo. C'e¬ ro stato in passato, con alcuni magistrati, per dei sopralluoghi. Quella notte andai perché nel clima di guerra contro il crimine che si respirava nel 1995 non volevo dare l'impressione che il questore mandasse i suoi uomini allo sbaraglio senza rischiare in prima persona». L'interrogatorio va avanti per oltre tre ore, e alla fine l'avvocato Guido Calvi chiede l'immediato prosciogbmento del suo assistito. In caso contrario chiede la scarcerazione, oltre a nuove perizie balistiche che possono arrivare anche dalla riesumazione del cadavere del contrabbandiere ucciso. «Non è certo che il colpo mortale sia partito dalla pistola di Forleo - dice il legale -, e l'uso delle armi in una si¬ tuazione del genere è previsto e regolato da una legge, la numero 100 del 1958». Al massimo, secondo il difensore, Forleo può essere accusato di eccesso colposo in legittima difesa. E le bombe sparate contro il motoscafo? «Pensavo fossero dei flash bang - ha spiegato il questore al gip -, poi ci rendemmo conto che erano delle bombe Srcm, trovate sull'elicottero, perché provocavano le colonne d'acqua. Il nostro piano era quello di far procedere lo scafo a zig-zag, in modo da fargli finire la benzina e poi arrestare in acqua i contrabbandieri». Le cose, però, andarono diversamente, e l'imbarcazione approdò con un uomo morente a bordo; al- tri due componenti dell'equipaggio sono fuggiti, «forse portandosi via le anni», dice Forleo che insiste: «Noi pensavamo che ci stessero sparando. L'hanno detto i piloti, e poi il faro del motoscafo ci stava illuminando». Del depistaggio organizzato per i'ar trovare l'arma - riferito dall'ex capo della Squadra Mobile brindisina Antonacci e dal suo vice Oliva, secondo loro con l'assenso del questore - Forleo continua a dire di non aver mai saputo nulla: «Io an- dai all'ospedale con il ferito. Poi, quando mi dissero che forse nei rapporti il mio nome non doveva comparire, risposi che invece no, non c'erano problemi. E certe frasi che avrei pronunciato a cena o chissà quando, dicendo che era tutto sistemato, non le ho mai dette». Forleo nega pure di aver tentato, fino a pochi giorni fa, di parlare con Oliva per inquinare le indagini: «Non è vero, lo cercavo perché non c'eravamo più sentiti dopo il mio trasferimento a Milano, e non è vero neppure che non ci sentivamo da chissà quanto; era venuto a Firenze, e quest'estate mi venne a trovare con la moglie. Non so perché oggi dica certe cose». [gio. bia.] Sopra l'ispettore Pasquale Filomena interrogato ieri dal gip A sinistra Francesco Forleo ex questore di Milano arrestato per l'omicidio Ferrarese

Luoghi citati: Brindisi, Firenze, Milano, Roma