«Quello slogan è un oltraggio alle donne» di Emanuela Minucci

«Quello slogan è un oltraggio alle donne» Polemica per il lancio della videocassetta, l'Unità si scusa: «L'errore non è nostro» «Quello slogan è un oltraggio alle donne» Telefono Rosa boccia la pubblicità di «Arancia Meccanica» TORINO. «Guardate quello che non osate fare». Uno slogan per promuovere l'acquisto di una delle tante videocassette proposte in regalo da «l'Unità». Peccato, però, che quella frase - apparsa ieri in un'inserzione pubblicitaria su diversi quotidiani - non se ne stesse appesa sopra un grande classico qualunque, bensì sul capolavorochoc di Stanley Kubrick: «Arancia Meccanica» o il cine-manifesto della violenza elevata a principio filosofico. Un capolavoro presentato, nello stesso spazio, come una pellicola «profetica», interpretata «da un ultra-perverso Malcohn Me Dowell». Quel tipo di annuncio, com'era prevedibile, non è passato inosservato. Nel senso, però, meno ambito dai pubblicitari: vale a dire scatenando lo sdegno dell'associazione Telefono Rosa e pure dello staff femminile che lavora con l'assessore torinese alle Pari Opportunità, Eleonora Artesio. «Se si tratta di una trovata pubblicita¬ ria, ò offensiva e di cattivo gusto ha scritto l'associazione di volontariato a "l'Unità" -. Se ò un'istigazione o un invito, vi assicuriamo che non vi è alcun bisogno di fomentare una realtà che purtroppo è già oltremodo diffusa». Ha poi aggiunto Leila Menzio, presidente di Telefono Rosa: «Quella pubblicità rappresenta un oltraggio, considerando soprattutto l'editore che l'ha proposta. Vendete pure, ma non sulla pelle della gente». Il direttore de «l'Unità», Paolo Gambescia, ha subito chiarito che il suo quotidiano era del tutto estraneo all'iniziativa, ideata in modo autonomo dall'agenzia «L'U-multimodia»: «Quella pubblicità è gestita in modo esterno da mia società che ha una ragione sociale diversa e separata. Mi spiace per l'accaduto, ma ribadisco che il nostro giornale non aveva nessuna possibilità d'intervento». Nonostante questi chiarimenti, però, il comitato di redazione del quotidiano ha giudicato inaccettabile la formula scelta dalla società che ha curato la pubblicità di «Arancia Meccanica». E in una nota ha poi chiarito che «1 giornalisti de "l'Unità" non sono né responsabili né coinvolti nel tipo di campagna pubblicitaria scelta: uno slogan di cattivo gusto che mal si adatta ad un giornale come il nostro». Ma come ha reagito il vero responsabile dello slogan, vale a dire il direttore operativo di «l'U-multimedia»? Scusandosi prima con l'associazione Telefono Rosa at¬ traverso una lettera e poi dichiarando che si trattava di «uno slogan sbagliato, pubblicato senza la nostra approvazione». Ha poi proseguito: «E' capitato che lo spazio in questione, nel rapido passaggio dall'agenzia che li ha creati alle pagine destinate ad accoglierli, sia sfuggito all'approvazione dell'azienda. E, purtroppo, proprio nel caso di un messaggio particolarmente infelice». Nella lettera inviala a Lolla Menzio, invece, stava scritto: «Evidentemente il messaggio era quantomeno spregiudicato: non troppo da farcene vergo¬ gnare, abbastanza per renderci sensibili alle vostre proteste». Risultato dello «scandalo»? Da oggi quella campagna verrà ritirala e al suo posto ci sarà soltanto un manifesto che invita all'acquisto del «grande cinema di Stanley Kubrick. «E meno male - commenta l'imprenditrice Marina Salameli -. Perché quella pubblicità costituiva un autentico affronto per le donne. E poi non credo che il direttore non potesse, si; voleva, supcrvisionarc l'uscita dello spazio. Il marchio "U" rimanda inequivocabilmente al suo giornale: perche deve rischiari; di passare per il regista di una simile gaffe?». Più che tli una gaffe, invece, secondo il pubblicitario Silvio Saffirio, direttore creativo della BgsDmb & B, si è trattato di «una comunicazione di serie (',, anzi pessima». Contro corrente, è invece il parere del re della campagna-provocazione, il fotografo Oliviero Toscani: «Ma è uno slogan azzeccatissimo. Se facessimo tutti quello che desideriamo finiremmo in massa in galera...». Emanuela Minucci «Guardate quello che non osate fare» annuncia la frase contestata La redazione si dissocia con un comunicato «Ville e** un mie fw^

Persone citate: Dowell, Eleonora Artesio, Leila Menzio, Oliviero Toscani, Paolo Gambescia, Silvio Saffirio, Stanley Kubrick

Luoghi citati: Lolla Menzio, Torino