L'asilo a Ocalan divide D'Alema e Dini di Maurizio Molinari

L'asilo a Ocalan divide D'Alema e Dini Il ministro decisamente contrario. Oggi il premier a Bonn per cercare un'intesa con Schroeder L'asilo a Ocalan divide D'Alema e Dini Il governo sapeva? E' bufera sul ruolo dei Servizi ROMA. L'incontro di questa mattina a Bonn fra il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, e il Cancelliere, Gerhard Schroeder, potrebbe segnare una svolta per una «soluzione europea» del caso-Ocalan ma 11 delicato frangente diplomatico coincide con una durissima polemica interna che ruota su due interrogativi: se il governo era a conoscenza dell'arrivo del leader del Pkk e se l'asilo politico deve essere concesso o meno. Tre ministri della Repubblica affermano che l'esecutivo non si aspettava l'arrivo di Ocalan a Fiumicino la sera del 12 novembre. Lamberto Dini, titolare della Farnesina, ammette «qualche segnalazione, ma non sapevamo che Ocalan sarebbe arrivato con il volo dell'Aeroflot». Rosa Russo Jervolino, capo del Viminale: «Non avevamo saputo assolutamente nulla attraverso i servizi segreti». Il ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio: «Io non ho ricevuto alcuna informazione dai servizi». Sembra quasi che il governo cada dalle nuvole ma lo stesso D'Alema invita a «andare a rileggere l'intervento fatto a Montecitorio» quando disse che «il 16 ottobre l'ambasciata turca aveva informato il nostro ministero degli Esteri della possibilità che Ocalan potesse arrivare in Italia» e «il ministero degli Esteri aveva doverosamente allertato gli Interni, le forze dell'Ordine i servizi di sicurezza». Franco Frattini, presidente del' Comitato di controllo sui servizi, conferma: «I nostri 007 erano stati allertati». E su questo punto c'è consenso. In serata D'Alema nega la polemica con Dini e ne dà la colpa a chi gioca con le parole: «Il governo aveva allertato i servizi ma non giunse alcuna informativa sull'arrivo del leader curdo». La segnalazione arrivò dunque il 16 ottobre, giorno in cui il Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, affidava il preincarico a D'Alema ed il governo Prodi era in carica per gli affari correnti. Francesco Cossiga (Udr) punta l'indice contro l'ex premier: «La vicenda nasce sotto il precedente governo». Immediata la replica di Romano Prodi: «Né io né il mio governo abbiamo in alcun modo permesso, agevolato o soldanto conosciuto qualsiasi progetto per portare Ocalan in Italia». Il batti e ribatti si chiude in serata con Massimo D'Alema che, da Bruxelles, dice di «non capire questa giallistica» perché il 16 ottobre «io al governo non c'ero e quello che c'era informò le forze dell'ordine». «E' però curioso aggiunge - che mentre l'Italia riceve la solidarietà di Ue e Usa vi siano simili polemiche vacue, che ci indeboliscono». L'altro sospettato di aver saputo dell'arrivo di Ocalan accompagnato da Ramon Mantovani (Prc) è il Guardasigilli Oliviero Diliberto, ex ca¬ pogruppo alla Camera di Rifondazione. «Non ho nulla da nascondere né oggi come ministro della Giustizia né ieri come capogruppo» si difende. Ma il Polo ne chiede le dimissioni. Per Pierferdinando Casini «le sue responsabilità stanno emergendo». E Gianfranco Fini vede in lui il vero regista del «soccorso rosso». «Il governo è una compagnia di giro che mette in scena una commedia degli equivoci» ironizza Silvio Berlusconi. Ma per l'esecutivo gli «irresponsabili» sono quelli di Rifondazione che hanno portato Ocalan in casa nostra. Luigi Manconi, Walter Veltroni chiamano in causa Fausto Bertinotti e D'Alema aggiunge: «E' immotivato che Rifon¬ dazione decida se Ocalan deve venire o meno in Italia, deve deciderlo solo Ocalan». L'altro fronte della polemica è l'asilo politico ad Ocalan. Dini si è detto contrario perché «non è percorribile come non lo è l'espulsione». Ma i Verdi lo contestano duramente e D'Alema definisce «provinciale» fare del caso-Ocalan una questione di politica interna «come sarebbe sbagliato concedere l'asilo prima del 22 dicembre, termine per l'eventuale richiesta di estradizione tedesca». Ovvero: diamo tempo alla diplomazia. C'è molta attesa per l'incontro di Bonn (domani sarà invece a Roma il ministro degli Esteri Fischer) che esplorerà soluzioni politiche e giuridiche. D'Alema si è detto fiducioso ed ha sottolineato come ieri Schroeder ha parlato di «caso europeo e non solo italiano». Segnali positivi giungono anche da Ankara dove lo sfiduciato premier Masut Yilmaz ammette che «l'Italia cambia rotta» e smorza i toni della polemica invitando D'Alema e la Melandri a vedere il match Juve-Galatasaray. Anche Atene vuole dare una mano all'Italia, ma a modo suo: «Siamo a favore della concessione dell'asilo politico in Italia ad Abdallah Ocalan» ha affermato il premier Costas Simitis. Maurizio Molinari