«Io, triste, solitario e matto» di Vincenzo Mollica

«Io, triste, solitario e matto» «Io, triste, solitario e matto» Autoritratto di un umorista in guerra con tutti Pubblichiamo, per gentile concessione dell'autore, alcuni passi di un'intervista inedita a Benito Jacovitti, realizzata da Vincenzo Mollica. La registrazione dell'intervista, che può considerarsi il testamento artistico del fumettista scomparso, verrà trasmessa per la prima volta, a partire da questa sera alle 18,30, nella sala principale della mostra al Museo dell'Automobile. Xrtofnijbitórtift ' ofns.tni, < B~| ENITO Jacovitti, in passato l'hanno accusata di essere di destra. Ma quelli di sinistra la stanno rivalutan I do. Qual è la verità? «La verità è una sola: la satira che faccio io non è verso la politica, è verso la gente. Io odio la folla, odio il popolo. Perché il popolo è un'arma e la folla è un casino. La gente invece è fatta di tante persone. Individui: fratelli, sorelle, cugi- ni, amici. E' verso di loro che rivolgo la mia satira. Invece, in Italia, la satira è sempre stata da una parte sola: la sinistra. Ma chi è senza peccato scagli la prima tangente». Ma lei, alla fine, da che partesta? «Al centro, perché sono un liberale. Ma nel lavoro sto da solo: la satira italiana, oltre che oscena, è anche blasfema in certi casi. Nessuno fa la satira come la intendo io». Cioè? «Una satira verso tutti, contro tutti. Chi è che non inquina, che non sporca per terra, che non monta su un tram senza pagare il biglietto. Tutti siamo colpevoli di qualcosa, e allora la satira deve andare contro tutti, se no diventa un regime che ride di un altro regime. Se l'Italia è così, i cambiamenti non si fanno con scioperi e serrate, si fanno non andando a votare per le persone sbagliate». Ma lei come ha reagito, di fronte alle strumentalizzazioni politiche? «Ridendo, che altro potevo fare? Quelli di sinistra scrivevano lettere a Linus dicendo che ero fascista, e intanto quelli che stavano più a destra ancora del movimento sociale mi telefonavano minacciandomi di morte. E io rispondevo: attenti, io mi chiamo Benito, io sono l'anima del duce...». Insomma, un colpo di qua e uno di là. E lei in mezzo... «Lì deve stare un umorista. In mezzo e in alto, per vedere meglio. Un umorista è un clown che sta in mezzo alla pista, e fa vedere cose strane a tutti quelli che lo circondano, da destra come da sinistra. Io sono un solitario: gli umoristi sono o tristi, o solitari o matti, lo sono tutte e tre le cose». Però ha avuto problemi anche con il Centro, con i cattolici. «Era il 1981. Dal dopoguerra facevo il Diario Vitt per l'Ave, e mi hanno buttato fuori perché facevo disegni per una rivista per soli uomini...». La sua celebre rivisitazione del Kamasutra? «Proprio quella: centodieci pose. Tanto strane che due ragazze di Milano mi hanno telefonato perché volevano sperimentarle tutte con me. Io ho risposto: care mie, sono sposato da quarant'anni e non ho mai fatto neppure un cornetto a mia moglie. Mi hanno detto: caro Jacovitti, lei sarà anche bravissimo a disegnare, però è un pirla». Ma le è spiaciuto lasciare l'Ave? «Beh, negli Anni Sessanta vendevo due milioni e mezzo di copie: più di quanto Umberto Eco abbia mai venduto in Italia. E da un giorno all'altro mi dicono o fai con loro o fai con noi. E siccome sono un liberale, gli ho detto arrivederci. Ma non era pornografia, io ridevo sul sesso: facevo le donne con tre seni, o gli uomini con il pene a rubinetto. Al limite mettevo qualche salame, infilato quo e là». Come le è venuta in mente l'idea di riempire le sue vignette di salami? «Vede, quando io comincio una storia conosco soltanto il titolo, il resto lo invento man mano che vado avanti. Così mi capita di restare lì a pensare, e per non buttar via il tempo con il pennino in bocca ad aspettare l'idea, disegno queste cose piantate nel terreno: salami, pettini, dadi. Li l'accio per riempile il tempo e gli spazi. Ma siccome li disegno dritti, ben piantati per terra, Umberto Eco e altri come lui hanno detto che erano cose (notiche...». «Da noi la satira oltre che oscena è anche blasfema»

Persone citate: Benito Jacovitti, Jacovitti, Umberto Eco

Luoghi citati: Italia, Milano