Chi deve andare a Istanbul? La fede fra il Papa e Russell

Chi deve andare a Istanbul? La fede fra il Papa e Russell AL GIORNALE Chi deve andare a Istanbul? La fede fra il Papa e Russell Niente estradizioni per le squadre di calcio Cara Stampa, certamente la nostra Costituzione non prevede l'estradizione delle squadre di calcio nei Paesi dove è in vigore la pena di morte. E' un principio democratico basico, benché con numerose eccezioni a seconda degli umori e delle tendenze. E laggiù devono piuttosto recarsi - ovviamente e innanzitutto - non già i calciatori 0 le ballerine o le vergini, bensì 1 capi più responsabili: i governanti, i ministri, i leader politici, i magistrati, i cardinali, i monsignori, gli «esponenti» di qualcosa. Ed è auspicabile che proseguano solleciti le loro missioni di ideologia e di opinionismo anche verso l'Indonesia, dove appaiono già più avanzate le fasi di queste lotte e ribellioni religiose e politiche. E per una conoscenza non dilettantesca né frivola dell'ambiente curdo e turco, sarà indispensabile un sopralluogo attivo degli ambientalisti e verdi non irresponsabili pure laggiù, e non soltanto quassù? Alberto Arbasino Lasciate gli adolescenti liberi di scegliere Ormai da molti mesi La Stampa sta meritoriamente ospitando numerose opinioni in tema di questioni religiose, tra cui, finalmente, quelle di molti laici. La questione della scuola privata confessionale e del suo finanziamento, ma - non meno di quella - dell'insegnamento della religioni; nella scuola pubblica, sembrano interessare molti cittadini. Vorrei aggiungere una piccola considerazione al dibattito: se nell'enciclica «Fides et ratio», al par. 25, lo stesso Papa dice «giustamente si ritiene che una persona abbia raggiunto l'età adulta quando può discernere, con i propri mezzi, tra ciò che è vero e ciò che è falso...», perché i cattolici si ostinano a volere scuole confessionali o insegnamenti religiosi per indottrinare gli adolescenti prima che «possano discernere con i propri mezzi»? Diano retta al loro Papa e rinuncino alle imposizioni ideologiche precoci. Diano il tempo di leggere e confrontare con mezzi propri, che so, l'enciclica con i Saggi scettici di Bertrand Russell. Carlo Bernardini, Roma Sfratti nei negozi blocco a senso unico Si parla di bloccare gli sfratti per i negozi. Cioè, in concreto, di lasciare immutati i canoni di affitto per gli esercizi commerciali ancora per anni e anni (perché in questo si traducono i blocchi degli sfratti). Come proprietario di un negozio dato in affitto, dovrei subire questo blocco, se la proposta diventasse legge. 11 mio inquilino, però, non provvede, a sua volta, a bloccare i prezzi dei generi alimentari che mette in vendita. Perché mai, dunque, un blocco a senso unico? Nestore Giovannini, Ferrara Le false luci di una festa pagana Come ogni anno, il prossimo Santo Natale ci riporta, attraverso i misteri della fede e la bontà di tante persone (non esistono solo i delinquenti), Gesù Cristo «la luce vera, che illumina ogni uomo», come l'ha definito San Giovanni Evangelista. E lo stesso Salvatore del genere umano si è proclamato, senza ingannare nessuno, «Luce del Mondo». Quanto bisogno abbiamo di questa luce, anche specialmente nei nostri tempi, per vincere e diradare le fitte tenebre dell'errore, della men zogna e della violenza, che av volgono questa povera umanità e che tentano, ancora una volta, di presentarci un Natale commerciale e pagano. Le false luci, che in questi giorni invadono le vie, le vetrine, la pubblicità, gli slogans delle nostre città, con i relativi regali, pandori, panettoni, spumanti, veglioni, settimane bianche ecc.. sono un'indegna profanazione delle meravigliose e sante festività cristiane, che ci attendono per confortarci e per farci capi¬ re, con Gesù Luce vera, il vero senso della vita. Lo stesso pandoro ha senso se mangiato insieme con i poveri e gli emargi; nati, dopo una bella confessione, una bella Santa Messa, una bella Comunione e una sincera conversione alla vera fraternità e condivisione con chi soffre nel corpo e nello spirito. Questo è il Natale che tutti sospiriamo e che proponiamo prima a noi stessi e poi a tutte le persone di buona volontà, credenti e non credenti. Tutto il resto è una commedia e una vergognosa offesa a chi è senza casa, senza lavoro, senza fede, senza amore, senza speranza. Gesù ci scuota e ci converta per cele¬ brare in verità e giustizia il «Suo Natale», che certamente sarà anche «il nostro vero Natale». don Mario Gatti, Verona Basta un acquazzone per diradare la folla Durante l'Angelus del Papa di mercoledì 11 novembre è bastato un acquazzone di dieci minuti per far sì che, come abbiamo visto in tv, le migliaia di persone accorse in piazza San Pietro per ascoltare il Pontefice, pur quasi tutte munite di ombrello, si dimenticassero immediatamente delle sue parole e, abbandonandolo, fuggissero dalla piazza. Visto con qualche tristezza quanto modesto sia lo spirito di sacrificio di tante persone, per le quali il nobile termine «pellegrino» che viene sempre loro dato pare un po' eccessivo se è sufficiente un po' d'acqua per piegarli, viene in mente ciò a cui forse nessuno ha ancora pensato: tutti i gravi problemi logistici e di traffico che Roma dovrà affrontare per ricevere milioni di fedeli, e che tante polemiche stanno suscitando, potrebbero essere risolti da un anno duemila - effetto serra pennettendo - molto piovoso. Se ci si comporterà come è avvenuto, ci saranno soltanto code di fuga, e per le strade si circolerà benissimo. Giulio Benci Villalvernia (Al) Disastri finanziari da leggere su Internet La disponibilità di alcuni importanti dati via Internet/Ancitel consente finalmente di fare un po' di luce sulla gestione finanziaria dei Comuni da anni strapazzata dalla Corte dei conti e ultimamente definita dal governatore Fazio «un disastro». Fin qui si accennava soltanto a certe allegrie gestionali, del Sud in particolare, cui l'erario deve far fronte per scongiurarne i dissesti. Ma per via statistica si può dimostrare che le responsabilità van meglio distribuite e mi pare francamente che la parte peggiore non spetti ai Comuni, del Nord o del Sud che siano. Basta ad esempio scorrere i dati di bilancio prò capite del centinaio di comuni capoluogo di provincia (un buon campione di valore nazionale) che ci vengono mostrati a partire dal più grande, Roma, al più piccolo, Isernia, per accorgerci di una grande disparità di indici e di valori senza apparente giustificazione che meritano quindi di esser guardati un po' più da vicino. Dispari, e non di poco, è il contributo governativo che, com'è noto, insieme con le risorse proprie dei Comuni, concorre a stabilire l'entrata ordinaria e quindi la spesa ordinaria annua. Possiamo compilare un elenco della metà dei Comuni più favoriti che prendono dallo Stato, in media, 787 mila lire per ogni loro cittadino e un altro elenco di rimanenti che si accontentano di 523 mila. Unanime invece, nelle due serie, la risposta della fiscalità comunale ferma sulla media di 819 mila prò capite ond'ò che lo sbilancio della spesa finale è tutto a carico del regalo che lo Stato concede alla metà dei Comuni e nega all'altra metà. Un'ultima pennellata dà ancora Ancitel al quadro dei Comuni capoluogo: il regalo di Stato viene speso quasi tutto per un maggior personale e maggiori mutui, ed è sorprendente che questo accada più al Nord che al Sud. Renato Foresto, Trana Le lettere % vanno invia' v - /la stampaX /Via Ma ranco 32, 10126 TORINoV fax 011 -6568924 e-mail UHere@lattampa.lt

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