E' nero il cielo sopra Pechino

E' nero il cielo sopra Pechino IL CASO. Il tumultuoso sviluppo economico della nuova Cina devasta l'ambiente E' nero il cielo sopra Pechino Smog e disastri figli di una incuria decennale DPECHINO /inverno dieci anni fa il cielo a Pechino era sempre blu cobalto. Oggi è co Iperto da una cappa di smog spessa come la schiuma che galleggia sui suoi fiumi, e pericolosa come la immensa diga sulle Tre Gole del Fiume Azzurro che dovrebbe portare elettricità a mezza Cina e anche cambiarne il microclima. Qui tutti tossiscono, strabuzzano gli occhi per l'inquinamento e per questa rapida crescita economica. Ma c'è una persona che forse più di ogni altro vorrebbe una crescita a misura d'uomo nel Paese. Lian Congjie e il presidente di Amici della Terra, la più grande organizzazione di Verdi in Cina. E' senatore della Repubblica, onorato discendente di una famiglia più di ogni altra protagonista di un secolo cinese. Ma proprio come i suoi avi la sua lotta per una Cina più rispettosa dell'ambiente sembra destinata alla sconfitta, e alle gloriose ma polverose pagine dei libri di storia. Suo nonno, Liang Qichao, alla fine del secolo organizzò un eroico tentativo di cambiare il sistema imperiale, ma non riuscì. Fu condannato a morte, fuggì in esilio e da allora ogni studente qui impara la sua storia a ricordo di una riforma che forse, se applicata, avrebbe evitato un secolo di umiliazioni. Suo padre, Liang Sicheng, era anche il padre della locale architettura moderna. Sognava di creare città a misura d'uomo e proteggere gli antichi monumenti. Non scappò a Taiwan perché convinto che i comunisti avrebbero conservato le vecchie strade e rivoluzionato il modo di abitare. Oggi le città sono caotiche e i monumenti sono abbattuti l'uno dopo l'altro come una montagna di birilli. Il senatore Liang parla un in- glese impeccabile come i suoi doppi petti con il papillon, icona di una Cina riuscita a superare quasi indenne 50 anni di cambiamenti repentini. Nel 1992 era stato in Italia e qui Verdi e comunisti lo avevano messo sotto accusa per i rischi ambientali dovuti al tumultuoso sviluppo economico cinese. «Allora non mi rendevo conto ma poi con il passare del tempo certi guasti sono diventati sempre più evidenti», spiega oggi. I guasti a cui pensa e di cui aveva avvertito il governo sono quelli che hanno portato al disastro delle alluvioni dell'estate scorsa. Distruzioni per miliardi di yuan, migliaia di morti sotto montagne d'acqua. E' stata l'alluvione che ha causato maggiori danni in questo secolo. Ma la massa d'acqua portata giù dal Fiume Azzurro non era da record. Il disastro era dovuto a decenni di incuria ambientale; disboscamento selvaggio a monte, mancanza di pulizia del bacino a valle, scarichi non controllati, dighe e sbarramenti che ignorano i flussi naturali delle acque e vogliono solo stringere il corso del fiume per avere più teerra da coltivare. Un paio di anni fa un poliziotto dello Shaanxi voleva denuncire l'inquinamento di un altro grande fiume cinese quello Giallo, lo Huanghe, ma non sapeva a chi rivolgersi e andò da Liang Congjie. Gli portò piangendo le tante videocassette che aveva raccolto per documentare la morte imminente di questa madre della civiltà cinese. 11 mese scorso il presidente del Senato Li Ruihuan ha spiegato sulle prima pagine dei giornali che lo Huanghe si sta prosciugando. Nel 1972, ha detto, il fiu¬ me aveva avuto la sua prima stagione secca, dal 1995 è andato in secca una volta all'anno, dal 1997 ad oggi è stato in secca per 226 giorni. Il materiale e l'allarme derivavano, non c'è dubbio, dal lavoro di Liang Congjie. Ma Liang avrà successo? Riuscirà a fermare la devastazione ambientale che marcia con passi di fumo e cementi su tutta la Cina? Suo nonno passò la vita a inseguire quelle riforme che se avessero avuto successo avrebbero evitato quasi 50 anni di guerre civili. Suo padre scelse di stare con i comunisti perché prima della decisiva battaglia di Pechino lo andarono a visitare c gli chiesero quali erano i monumenti che assolutamente bisognava conservare. Lui segnò con una penna rossa e rimase ammaliato da quei rivoluzionari disposti a mo¬ rire pur di salvare dei ruderi. Qualche anno dopo Liang Sicheng proposte che la nuova Pechino si sarebbe dovuta sviluppare ad Est e la vecchia Pechino doveva essere conservata intatta. Il governo avrebbe dovuto trasferirsi nella nuova Pechino. Mao, che già risiedeva nella vecchia residenza imperiale Zhongnanhai, gli rispose senza guardarlo «i nazionalisti non sono riuscititi a cacciarci da Pechino, ora ci provano gli intellettuali». Fu l'inizio della distruzione della vecchia città. Sventrarono l'antica sede del governo imperiale per creare piazza Tienanmen, il museo di storia e le sale del Parlamento. Quando decisero di distruggere le antiche mura monumentali della città, Liang Sicheng restò per una notte in cima agli spalti a piangere. E non era ancora finita. Negli Anni 90 anche le sue teo¬ rie sull'architettura cinese gli si rivoltarono contro: il capo del partito di Pechino, Chen Xitong, organizzò il sacco urbanistico della città, ma pretese che in cima ai nuovi palazzoni, costruiti sulle fondamenta della città tartara, ci fossero dei motivi a pagodina, come voleva Liang Sicheng. Sarà lo stesso per il figlio Liang Congjie? Lui sorride al paragone e allarga le braccia. Pechino è oggi una delle citàt più inquinate del mondo, lo Huanghe sta diventando una distesa di sabbia... Forse la Cina di oggi ha già smesso di essere quella di Liang Qichao, Liang Sicheng e Liang Con- aiie. Ma poi guardate Pochino e leggete i suoi libri. Liang Qichao è oggi il faro per la Cina che 100 anni dopo ha le stesse paure: non osa fare riforme radicali per timore di sconvolgimenti sociali, ma ora .riconosce che se non cambierà potrà scoppiare. E poi andate in giro per la città: le strade hanno sventrato il centro, i vicoli sono quasi del tutto spariti, ma i parchi i templi che ancora rimangono sono quelli che una notte del 1949 Liang Sicheng segnò con la penna rossa. Forse Liang Congjie può ancora sperare. Luoyan Shen Contro il degrado si batte ^an C°n&ie> Prùdente della più grande organizzazione «verde» del Paese ed erede di una dinastia di architetti e urbanisti HfR^55^*51HI ™——TfìffWM^w BlÈ II Qui accanto Pechino: la capitale cinese è soffocata dallo smog. A destra un'immagine delle alluvioni che hanno provocato l'estate scorsa migliaia di morti lungo il corso del Fiume Azzurro

Persone citate: Chen Xitong, Lian, Liang Congjie, Liang Qichao, Liang Sicheng, Mao, Verdi