« E Letizia s'innamorò della tv » di Carlo Rossella

« E Letizia s'innamorò della tv » 11 LA SIGNORA DEL SATELLITE « E Letizia s'innamorò della tv » La «Lady di Ferro» dalla Rai a Murdoch E RA una sera di settembre del 1994 quando Letizia Moratti volle incontrarmi a Roma in casa di un comune amico. Desiderava, mi disse, parlare di televisione e di telegiornali. Era stata nominata presidente della Rai da pochi mesi. Intendeva cambiare direttori di rete e di testata, migliorare l'azienda, modernizzarla, indirizzarla verso il 2000 del digitale e dei satelliti. Bella casa. Ottima cena. La Moratti vestiva un tailleur blu notte scolpito dalla sarta Curiel di Milano. Mi sentivo esaminato, squadrato, scandagliato da quella donna dagli occhi azzurri. Era da così poco tempo in Rai e già sapeva tutto. Dicevano che era stata messa lì da Silvio Berlusconi per fare gli interessi deUa.Fininvest, e già parlava di concorrenza spietata alle reti del biscióne. Come un liceale alla maturità dissi tutto quello che sapevo. Il marito della signora, Gian Marco Moratti, sembrava incoraggiarmi, mi guardava e sorrideva. Ogni tanto sudavo freddo e bevevo un goccio di champagne. La seduta durò sin oltre la mezzanotte. Poi donna Letizia di colpo se ne andò. Non dormii, rividi ogni attimo del mio esame, sino all'alba. Poi partii per l'isola di Lampedusa. Trascorsero due settimane. Una sera, mentre stavo sotto la doccia squillò il telefono. Era lei. «Le comunico che il Consiglio di amministrazione l'ha nominata direttore del Tgl. Venga subito a Roma, devo parlarle». L'ufficio del presidente della Rai, al settimo piano di viale Mazzini, era già diverso da quello lasciato dal professor Demattè. C'erano un supertelevisore nuovo di zecca e un gran mazzo di rose bianche, le preferite dalla «dottoressa» (così amava farsi chiamare). Non ci furono convenevoli, secondo la stile genovesemilanese di Lady Moratti. Venne subito al sodo. «Senta Rossella, lei ha la massima indipendenza, ha tutti i mezzi che vuole, ma si sbrighi ad alzare l'audience e la qualità dell'informazione. E mi raccomando: non sprechi una lira. Questa è una azienda pubblica e un servizio pubblico, abbiamo addosso gli occhi di tutti». Mi ero proprio imbarcato in una bella avventura. Cominciavo ad aver paura di quella manager così decisa. Nell'anticamera c'era un via vai di tazzine di caffè e di dirigenti in «entrata» ed in «uscita» come si suol dire nel cinico gergo Rai. Chiesi a un fattorino: «Com'è?». «Dottò è un terremoto» fu la risposta. La Moratti, in breve tempo cambiò tutto, uomini e metodi. In ufficio andava prestissimo, secondo la tradizione milanese. Le colazioni di lavoro, molto parche, si svolgevano in una piccola sala attigua al suo ufficio. Aveva la tv sempre accesa e faceva uno zapping molto selezionato, arrivando a cogliere in fallo gli sfortunati conduttori e presentatori. Nulla le sfuggiva, come «una grande sorella», fredda e instancabile. Era davvero «Nostra Signora della Tv». Se ne accorsero subito i suoi nemici. La sinistra aveva scatenato contro la Moratti e i morattiani una campagna feroce. Le sedute alla Commissione di vigilanza Rai sembravano la plaza de toros di Siviglia. Nell'arena la «dama di ferro», attorno, con le loro banderillas i deputati dell'opposizione. Ma sempre, dopo aver prepa¬ rato con lunghe meticolose riunioni gli incontri in commissione, la Moratti riusciva a vincere e sfoderare quel sorriso trionfante («da ricca» lo definì una volta Massimo D'Alemà) che tanto indispettiva le Melandri e i Veltroni i Paissan e la Bindi. I commissari buttavano tutto in politica, contestando i contenuti di TG e trasmissioni. Ma lei si difendeva parlando di multimedialità, Europa, digitale, joint ventures con le grandi major, satelliti, metodi di gestione, analisi di bilancio.Insomma li tramortiva. Anche con Berlusconi la signora fu capace di mostrare i muscoli. Spesso si negava al telefono e il Cavaliere si arrabbiava. Il cupo inverno del 1994 fu durissimo per donna Letizia. Le sinistre e i giornalisti dell'Usigrai avevano organizzato una campagna intitolata «abbonato alza la voce». L'intento era quello di mobilitare l'opinione pubblica contro la tv della Moratti. Carmen Lasorella, in pelliccia, guidò la sommossa. Ma il successo fu scarso. La Moratti, piano piano, era riuscita a costruirsi una immagine forte, a conquistare una indubbia popolarità, a diventare il volto stesso della Rai. Fu nel gennaio del 1995 che cominciò il grande balzo in avanti del¬ l'audience. Il Presidente si occupava personalmente del prodotto ma con minor cipiglio. Diceva sorridendo Brando Giordani, protagonista con Pippo Baudo del grande rilancio di Rail: «E' più dolce, credete a me, perchè si è innamorata della televisione». Corniciò allora ad uscire dal palazzo, a viaggiare all'estero, a tessere una fitta trama di rapporti internazionali. Guardava tutte le tv via satellite, si appassionava alla Cnn e diceva: «Presto queste cose si faranno anche in Italia». Il successo negli ascolti, il suo attivismo, i risultati di bilancio, i dati dell'osservatorio di Pavia, convinsero anche i suoi avversari a sinistra e dentro la Rai. Cominciò ad avere una vita più facile: anche gli opinionisti più critici iniziarono ad apprezzarla. Fu allora che la Moratti puntò alla seconda fase del suo mandato. Obiettivi: la qualità dell'informazione, l'internazionalizzazione, la riorganizzazione e la decisa rivoluzione tecnologica dell'azienda. Fui una delle prime vittime di questa offensiva. Sul TG1 una sera andò in onda un servizio davvero osé. Ci fu la protesta del Vaticano. La Moratti, per la prima volta in quasi due anni, non mi telefonò personal¬ mente per dirmi di andare da lei. Fu la materna Luciana, la sua segretaria, a convocarmi. Nella stanza c'erano sempre le rose bianche ma la Moratti era nera. Mi sentivo piccolo piccolo dinnanzi a una professoressa di matematica spietata. «Rossella, la tv è una cosa seria e lo è soprattutto il TG1. Per questa volta la perdono. Ma si ricordi che quel servizio era veramente di pessimo gusto. Glielo dissi quando la nominai, ci vuole audience ma ci vuole qualità». Fu questo l'unico intervento di donna Letizia sul direttore del TG1. Non chiamò mai per altro, nemmeno per patrocinare ìa sua amatissima San Patrignano: lì, ancora oggi si reca ogni weekend, insieme col marito e i figli. Quando mi parlava di San Patrignano la sua espressione cambiava, si faceva più dolce. I suoi occhi azzurri sembravano guardare lontano, alle coLline di Romagna dove lavorava Muccioli, ai ragazzi di quella comunità. Anche a Murdoch, probabilmente Letizia Moratti parlerà di San Patrignano: lo farà in un intervallo, in quei coffee break che alla Rai hanno sempre considerato come i più brevi nella storia di Viale Mazzini. Carlo Rossella «In breve ha cambiato tutto a Viale Mazzini, gli uomini e i metodi Arrivava prestissimo e nulla le sfuggiva Fu rapida a costruirsi una immagine forte» Letizia Moratti. A sinistra, Rupert Murdoch

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