Scalfaro: carceri più umane

Scalfaro: carceri più umane Presidente e Guardasigilli alla Festa della Polizia Penitenziaria Scalfaro: carceri più umane «Un settore chiave della giustizia» ROMA. «Una importante e delicata responsabilità» quella di effettuare «una sintesi tra l'applicazione della legge e l'umanizzazione» nel trattamento dei detenuti in carcere. Il richiamo è del presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, ieri all'annuale Festa a Roma della Polizia Penitenziaria. Più in particolare, il capo dello Stato ha evidenziato come a volte esistano «ostacoli indefiniti» a un carcere più umano, aggiungendo come questo problema sia amplificato quando si parla di carcerazioni! preventiva, «a volte lunga e faticosa». Scalfaro inoltre, dopo aver riscontrato i progressi compiuti dal Corpo di Polizia Penitenziaria, ha elogiato il ruolo delle donne nei vari Corpi: «Ripeto che la presenza cosi viva e attiva della donna può dare veramente risultati particolarmente positivi». Dopo aver rivolto «un saluto particolarmente sentito ai magistrati ed agli avvocatili che hanno quotidiani rapporti sia con i detenuti che con gli operatori penitenziari, il presidente Seal- faro ha dato atto, alla Polizia Penitenziaria, degli «enormi progressi compiuti nella professionalità» del loro agire. Il capo dello Stato aveva esordito riservando «un saluto speciale» al ministro della Giustizia Oliviero Diliberto, anch'egli presente alla cerimonia odierna. Scalfaro, in particolare, aveva evidenziato come la presenza di Diliberto fosse la sua prima pubblica uscita come ministro. Diliberto da parte sua ha sottolineato che «i problemi del carcere, la tossicodipendenza, la forte immigrazione, le malattie infettive più gravi, devono essere affrontati perché la vita nel carcere deve essere l'aspetto centrale del modo di fare giustizia». 11 capo dello Stato ha quindi ringraziato gli agenti che «hanno pagato con la vita e dato se stessi per i detenuti, per aiutarli a risorgere, a volte per riconciliare famiglie. Non posso dimenticare quest'opera umana che non aveva aiuto culturale o corsi di preparazione di alcun genere, ma che era affidata alla generosità e alla capacità di applicazione dei singoli». Scalfaro ha incoraggiato tutti coloro che operano «con sofferenza e fatica in un settore così delicato. Un settore dove ci vuole fermezza di applicazione ma anche un enorme contenuto umano». Per queste ragioni il presiden¬ te ha chiesto «una sintesi tra applicazione della legge e umanizzazione». Dopo aver ricordato che su questo tema da sempre si sono divisi «giuristi di tutti i tempi», Scalfaro ha ricordato che «la forza redentiva» del carcere «nella sua traduzione pratica trova ostacoli indefiniti; ostacoli sia nella detenzione durante il processo, una detenzione - ha ribadito - a volte lunga e faticosa nei vari gradi, sia nella detenzione definitiva». In sdstanza, l'opera di redenzione, per il presidente, «dovrebbe essere sempre possibile nei confronti della persona che varca la soglia del carcere. Una cosa praticamente e psicologicamente non facile». Il Capo dello Stato ha rivolto poi un pensiero particolare al magistrato che fu anche a capo della procura di Roma, Michele Coirò. «Mando un ricordo ai precedenti direttori del sistema carcerario e, in particolare, alla bella figura del magistrato Coirò, che rimase poco ma - ha sottolineato Scalfaro - lasciò una traccia di grande sensibilità umana». [r. i.] Il Capo dello Stato ha ricordato Coirò «Grande sensibilità» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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